Di Santilli

Il 24 luglio il decreto “Salva casa” è diventato legge, cosa ci interessa di questo ennesimo esempio che il centrodestra non è nostro amico?

Ennesimo attacco alla casa

Due grandi novità fanno di questo testo l’ennesimo attacco alla casa e all’individualità dell’uomo in senso lato: la facilitazione dell’adibimento dei sottotetti ad appartamenti anche senza le dovute distanze tra edifici e la diminuzione delle metrature legali. Verranno dunque lasciati attestati di agibilità con nuovi criteri: basteranno ora 20mq (prima 28) per considerare a norma un appartamento da una persona e 28mq (prima 38) per un appartamento di due persone. Un pesante restringimento di metrature unito alla diminuzione dell’altezza minima dei soffitti (ora a 2.4 metri creano un perfetto humus in città per far pagare quelle che sono poco più che bare come dei “rifiniti e prestigiosi monolocali di pregio nel centro cittadino” se non fosse che probabilmente i vostri genitori non avrebbero utilizzato quello spazio neanche come lavanderia).

Impoverimento sociale

Questo attacco alla casa non è una novità giuridica e va visto sia nella sua natura materiale, per cui ovviamente una metratura del genere ci riporta indietro di ben più di una generazione se vediamo nell’ottica del diritto all’abitare (che poi per noi sarebbe diritto al possesso della casa), sia nell’ottica di un vero e proprio “impoverimento sociale”. Tale concezione del domicilio porta con sé una modificazione della metropoli in sé come formata non più da nuclei familiari ma nuclei singoli (più esposti ai rischi che anche secondo Becker sono impossibili da fronteggiare per il singolo). La nuclearizzazione della famiglia e questa legge vanno di pari passo: più “famiglie” composte da un solo individuo significa bisogno di più appartamenti; ed ecco quindi che il governo “amico degli italiani” agisce per favorire il mercato immobiliare a discapito della qualità della vita e della socializzazione che per forza di cose non può che essere mutata da una scelta abitativa in stile “gabbia per ratti”. Una frustrazione che rischia di diventare “cronica” per chi si troverà nella situazione di vivere in 20 metri quadrati e che avrà nel tempo un costo sociale che pagherà tutta la collettività, seppur in misura non omogenea.

Le riforme liberali della destra

La legge “salva casa” si posa inoltre sulla falsariga delle riforme liberali della destra che tendono a peggiorare normativamente la situazione con la scusa di “normalizzare” situazioni già in corso e farle rientrare nell’alveo della legalità, lavandosi le mani del peso delle loro scelte e volutamente chiudendo gli occhi rispetto alla giustizia: abbassando l’asticella legalmente riconosciuta si abbasserà anche quella illegalmente non riconosciuta. Diminuire gli standard di abitabilità risulta perfetto per legalizzare la precarietà di vita. Mentre l’ennesimo polverone su faccende puramente propagandistiche terrà la mente impegnata, nessuno si interrogherà su come ha fatto a ritrovarsi a vivere, mangiare, dormire e andare in bagno in uno spazio che non fa invidia al cinema distopico.

La casa ci forgia

La casa per il nostro mondo è sempre stata un cardine. Da Léon Degrelle che in “Militia” afferma: “È la casa che ci forgia. Come potremmo avere un’anima, se la nostra casa non avesse affatto un volto(…)” passando per il grande progetto che fu l’urbanistica e l’edilizia popolare Fascista per arrivare al Manifesto di Verona e ovviamente alla nascita stessa di CasaPound: nata sulle barricate della crisi abitativa e sulla proposta di legge del “Mutuo Sociale”, mai presa seriamente in considerazione da chi per due voti si professa “camerata. Bisogna dunque ritrovare noi stessi e la battaglia non solo per la proprietà della stessa ma per la dignità di chi la abita con delle normative che, come abbiamo visto, non possono coincidere con quelle del centrodestra ma nemmeno con quelle dei “compagni” per cui la casa è un bene puramente materiale che viene assegnato ma non è di proprietà tenendo i soggetti nella stessa precarietà dovuta dalla mancanza, che seppur in forma diversa attraversa la vita anche nell’idea capitalista. Insomma nessun modello “Newyorkese” ma nemmeno nessun alveare asiatico. La nostra anima passa dalla casa, noi siamo la terra “dei tetti spioventi e delle vigne” come ci ricorda Venner. Vogliamo veramente lasciare che si sviluppi in una tomba?