di Saturno
Noi siamo abituati a vedere la Lega come il partito italiano che più di altri cerca oggi di attirare il voto cattolico. E’ impossibile pensare a Salvini senza che vengano in mente tutte le scene viste in televisione e sui video di internet in cui Matteo bacia il crocifisso e sventola rosario e vangelo nei suoi comizi (e in altre occasioni pubbliche). Tuttavia sebbene sia molto conosciuta l’evoluzione politica che ha fatto la Lega da partito localista padano dai tempi di Bossi a partito nazionale con Salvini da qualche anno ad oggi, è molto meno conosciuta la sua evoluzione in relazione alla religione e la spiritualità, una pagina di storia politica italiana abbastanza bizzarra peculiare ma che in pochi ricordano.
Con la fine della DC negli anni ‘90 per via di vicende giudiziarie riguardanti la corruzione, la Lega Nord (nata tra l’89 e il ‘91) emerge elettoralmente in quei territori che precedentemente erano roccaforti democristiane inglobando proprio l’ex elettorato DC. La Lega, un partito autonomista e localista, emerge con tale forza proprio nelle suddette zone in cui era (ed è) presente un legame particolarmente forte tra politica e società locale, a cui si è anche aggiunto il sentimento politico di alcuni che reclamavano maggiore rappresentatività per i propri territori proporzionalmente al loro peso economico raggiunto col grande sviluppo avuto luogo a nord. È interessante vedere come nei territori in cui si è inizialmente radicata la Lega, il voto cattolico fosse forte già ai tempi della DC, ma la frequenza di partecipazione alle messe era bassa, interessante indicatore di come politicamente gli elettori cattolici fossero “secolarizzati”, votando DC più per una questione di identità e tradizione che per ideologia politica o credo religioso.
La Lega comunque non è nato come “partito cattolico”, ed anzi ai suoi albori ha manifestato pratiche parareligiose pagane che si rifacevano ai celti, popolo a cui i leghisti si richiamavano in funzione etnica-identitaria anti-romana/italiana. Il Dio di cui parlava Umberto Bossi (fondatore e presidente del partito) era un qualcosa di astratto e presente nella natura. Alcuni dei rituali neo-pagani più famosi erano quello dell’ampolla con l’acqua del Po’ (presa alla sorgente e versata nella laguna veneziana elevando il fiume a una sorta di Dio della Padania) e quello dei matrimoni dei dirigenti di partito celebrati col rito celtico con braciere, bracciali, idromele e fuoco purificatore.
Ma nonostante gli ottimi risultati elettorali nel ‘96, i leghisti si rendono conto della scarsa popolarità di una religiosità neo-pagana in territori dove è radicato il cattolicesimo, ed il partito inizia quindi una fase in cui i suoi membri iniziano a rifarsi a credenze teoricamente antitetiche tra loro: neo-paganesimo, religiosità popolare, tradizionalismo cristiano e credenze eretiche per Chiesa Cattolica (come i dolciniani e i giurisdavidici).
Fin dagli albori del partito era presente il gruppo dei “Cattolici padani” guidati da Giuseppe Leoni, tuttavia non vi erano ancora appoggi nel clero con cui dialogare. Un’importante vittoria per loro fu quando Irene Pivetti, appartenente al gruppo cattolico, è diventata presidente della Camera. Tuttavia dopo un rilancio da parte di Bossi della linea secessionista, membri della Chiesa cattolica hanno criticato queste posizioni causando come reazione l’accusa dei leghisti verso la Chiesa di essere “romanocentrica”. Tra le correnti cattoliche della Lega ve n’era anche una tradizionalista e preconciliare facente capo a Mario Borghezio, vicina al gruppo scismatico di Lefebvre che rifiutò il Concilio Vaticano II. Tra i motivi per cui si preferivano i tradizionalisti scismatici alla Chiesa di Roma era anche per la percezione di debolezza che essa aveva nei confronti dell’Islam (la religione degli immigrati). La vicinanza tra leghisti e lefebvriani si ebbe almeno fino al 2010, ma quando la Lega divenne partito di governo tali rapporti divennero insostenibili.
Seppure la Lega ha smesso da quel momento di essere un partito opposto alla Chiesa cattolica romana in blocco, esso ha continuato a sostenere (sia con prese di posizione di responsabili che tramite i giornalisti del proprio partito “La Padania”) alcune aspre polemiche con singoli ecclesiastici (sia in cima che in fondo alla gerarchia ecclesiastica) su alcune questioni, quali la difesa del crocifisso nei luoghi pubblici da chi lo vorrebbe rimosso in nome della laicità (alcuni ecclesiastici accusarono la Lega di strumentalizzare la questione in funzione nazionalista-identitaria), la battaglia contro l’apertura di moschee, contro l’immigrazione e più in generale del rispetto delle minoranze non cristiane. Queste posizioni leghiste hanno attirato da alcuni membri della Chiesa critiche ed accuse di razzismo, xenofobia, e più in generale di sostenere un cristianesimo folkloristico. Ma c’è stata anche una parte della Chiesa che allo stesso tempo guardava con favore alla Lega, specie i parroci locali del nord che vedevano leghisti a capo di amministrazioni comunali e pro loco dare un forte supporto ad eventi e festività religiose nei loro territori.
Il rapporto tra il partito di Umberto Bossi e la Chiesa cattolica è stato altalenante sia per via delle varie anime interne che per le direzioni intraprese dalla dirigenza, inizialmente neo-pagana, poi in parte “eretica” ma per lo più tradizionalista lefebvriana, e infine cattolico-romano ma senza risparmiare polemiche a singoli ecclesiastici (tendenza che talvolta persiste ancora). Salvini nella sua opera di trasformazione della Lega a partito nazionale ha accantonato la retorica della Padania (pur non avendo smesso di sostenere posizioni autonomiste) utilizzando invece molto più di chi lo ha preceduto la retorica del cattolicesimo e dei valori cristiani (o “giudaico-cristiani”, qualunque cosa voglia dire) sia in modo generico che a sostegno di precise questioni (come l’opposizione all’aborto e alla cultura LGBT) talvolta analoghe a quelle di altre parti del centro-destra, come Fratelli d’Italia, ma appunto giustificandole con una retorica che si rifà alla religione.
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