Di Jean

 È sufficiente aprire un qualunque social network per imbattersi in decine di profili di ragazzi solitamente di età compresa tra i venti e i trent’anni che affermano di essersi arricchiti in pochissimo tempo e senza particolari sforzi. Nei video registrati lussureggianti attici emiratini raccontano la loro rapidissima ascesa sociale avvenuta ora grazie ad alcuni investimenti in criptovalute ora per mezzo di una nuova forma di commercio digitale. A dimostrazione del loro arricchimento ostentano uno stile di vita sfarzosissimo riprendendosi alla guida di macchine sportive indossando vestiti firmati e gioielli a 24 carati. Orgogliosamente rivendicano di non aver ricevuto un centesimo dalla famiglia né tantomeno di aver mai guadagnato denaro illecitamente e con fare borioso mettono a tacere coloro che osano dubitare della veridicità o della legittimità delle loro ricchezze. Nonostante le numerose critiche e le accuse di raggiro, la popolarità di questi ragazzi è in crescita e diversi di loro contano centinaia di migliaia di seguaci sui solo profili Instagram. Si definiscono dei “self-made men”, uomini arricchitisi da soli senza aiuto alcuno e pertanto vendono a prezzi tutt’altro che modici video corsi nei quali illustrano strategie per arrivare al successo. Non serve un esperto di economia per comprendere che per un ragazzo di venticinque anni, che lavora tuttalpiù da sei anni, è impossibile essersi arricchito a tal punto da permettersi una vita così agiata, fosse anche il più lungimirante degli imprenditori. Qualunque impresario arricchito potrà confermare che il tanto agognato “successo” (ammesso che questo termine sia sinonimo di ricchezza) si raggiunge solo dopo un cammino tortuoso che dura anni, lastricato di innumerevoli fatiche, rinunce e investimenti. Si eviti di scadere nel bieco moralismo tipico di coloro che da dietro una tastiera inveiscono contro i sopracitati guru della finanza accusandoli di essere dei truffatori e invitandoli a trovarsi un lavoro onesto. Se però si analizzano le condizioni socio-economiche della gioventù italiana tra disoccupazione giovanile (pari al 22,4%) e precariato non stupisce come le nuove generazioni trovino sempre meno sensato lavorare e preferiscano pertanto cercare di arricchirsi nei modi più facili e veloci possibili. Non a caso la stragrande maggioranza sia dei guru della finanza online sia dei loro clienti rientra nella fascia d’età under 30, quindi cresciuti nell’era della crisi economica permanente, iniziata nel 2008, pertanto abituati fin dalla giovane età al precariato. Cos’ è però che spinge molti ragazzi dalla precaria situazione economica a cercare vie semplici (la cui efficacia è dubbia) per arricchirsi? Non sarebbe più logico adoperarsi dal punto di vista politico per tentare di cambiare lo status quo? La generazione nata dopo il 1989, nativa del mondo post-ideologico, è la meno politicizzata e interessata a questioni sociali se non sporadicamente e senza mai mettere in discussione la visione dominante. Una gioventù che perde qualsivoglia riferimento ideologico, visione del mondo o ideale si affiderà unicamente al dio denaro. D’altronde, non è forse questa l’epoca caratterizzata dalla logica del profitto, in cui tutto è divenuto merce quindi acquistabile tramite denaro? Tipico della weltanschauung borghese desiderare quanto più denaro possibile e senza fatica. Non c’è quindi di stupirsi se i ragazzi di oggi ricorrono a strategie di guadagno facile se si considera che sono stato cresciuti coi miti del “sogno americano” e della “bella vita” fatta di lussi sfrenati, rigorosamente priva di valori, di ideali da portare avanti e per i quali sacrificarsi.