Di Centro Studi Kulturaeuropa

Eurotecnica” è il nuovo volume frutto del lavoro corale del Centro Studi Kulturaeuropa, edito da Passaggio al Bosco. Questi atti di convegno, tenutosi a Roma il 16 marzo 2024, seguono al lavoro svolto lo scorso anno sul volume “Europa, Accelerazione, Potenza” e si propongono sempre la medesima sfida: aprire uno spiraglio di luce su temi ed argomenti che sembrano troppo distanti da noi. Il volume, strutturato su più interventi, non vuole dare risposte definitive: chi si aspettasse di trovarci degli oracoli sbaglia di grosso. Intento di questo lavoro è più che altro dare chiavi di lettura e lenti d’ingrandimento su fenomeno che in questi decenni cambieranno la nostra realtà, da quella più macroscopica a quella più quotidiana.

Eurotecnica ovvero grande politica

Ma tranquilli, tutto sommato possiamo dire che Eurotecnica parla di Politica: lo fa parlando di energia, ambiente, diritto, biologia, tecnologia, strategia; lo fa parlando d’impresa e politiche industriali; lo fa parlando di scuola e ricerca. Tutte sfere e campi d’azione che compongono la Politica ma che siamo stati abituati a pensare separatamente. Come se da un lato ci fosse la poltrona e dall’altro la “tecnica”, ente misterioso e astratto che ciclicamente prende il volto di un banchiere coi capelli grigi. Eurotecnica parla quindi di “Grande Politica”, perché mette in relazione tutti questi campi d’azione con un progetto storico differente a quello tracciato dalle internazionali globaliste ma soprattutto con un mito e un destino. Quello dell’Europa, ovviamente. Analisi quindi. Perché dovrebbe interessarci? Se non per la sana curiosità che ci ha sempre contraddistinto come movimento e che ci ha portato ad ampliare i nostri orizzonti ideali e geografici, almeno per la necessità di avere un occhio sulla realtà, in maniera brutalmente realista. L’Europa – lo sappiamo bene – affronta oggi delle crisi storiche senza precedenti: immigrazione, crollo demografico, classi dirigenti rapaci, burocratizzazione e perdita di centralità nei processi decisionali. In altre parole l’Europa subisce un attacco continuo, nella carne come nello spirito: caos etnico, scomparsa delle tradizioni, devirilizzazione della società, fluidità sessuale, precariato, colpevolizzazione dell’uomo bianco.

Obiettivo: Europa nazione

Come dobbiamo relazionarci a tutto questo? Ovviamente in una dialettica ed una prassi di lotta: “Non conformi, non indifferenti, ma in pugna con i tempi”, scrisse Berto Ricci per descrivere quale attitudine dovessero tenere i Fascisti di fronte alla realtà. Una realtà che va conosciuta e capita perché volenti o nolenti ne facciamo parte; una realtà che non va subita come ineluttabile destino, ma va presa per quello che effettivamente è: una sostanza malleabile dalla volontà di una comunità di destino – da un Popolo – che si è prefissa uno scopo nello spazio e nel tempo. Il nostro, se non si fosse capito, è l’Europa Nazione: non sappiamo bene come e perché, sappiamo solo che è una possibilità storica altrettanto vera quanto lo è quella dell’Europa “ospizio”, l’Europa “colonizzata”, l’Europa “senza storia”. Sicuramente è una possibilità meno utopistica di quella del mondo piatto e grigio, senza differenze e senza storia.

Una visione d’insieme

Se c’è un po’ di scienza in questo volume non bisogna preoccuparsi: lo scontro tra politica e scienza è qualcosa che non ci appartiene. Se è vero che in questi anni la seconda si è nutrita della disfatta della prima, rimane vero che le decisioni vanno sempre prese dalla politica: la testa dovrà sempre comandare sul ventre. Ma la testa non può non avere una visione d’insieme sui fenomeni che oggi tentano di governarci, sulle agende che impongono cambiamenti sostanziali alla vita di milioni di uomini; non può non avere un approccio olistico ai problemi delle nostre società; non può escludere nessun dettaglio, perché tutti i filoni e i collegamenti – per chi ha una visione centrata e tradizionale del mondo – appaiono subito organici, uno collegato naturalmente all’altro. Una vera e propria ragnatela di energia da cui questo volume, ma soprattutto noi, dobbiamo cercare di caricarci.

“Distinguiamoci dai reazionari, come pure dai romantici, dagli utopisti e dai progressisti – nessuno di costoro vive nel nostro tempo. Possiamo agire, volere il necessario – ciò che vuole il destino – solo entro il nostro tempo destinale. Esso potrà essere duro, brutto o crudele – vi acconsentiremo, come il seminatore acconsente al suo acro. Dove altro potremmo aspirare di sentirci a casa, se non siamo di casa nel nostro tempo? Ogni dissidio con il tempo in cui si vive altro non è che un’ammissione della propria debolezza. Preoccupiamoci che il nostro tempo, e nessun altro, sia l’unico valido!”. E. Junger

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