di Jean
Canzoni che parlano di gesta eroiche, di miti millenari ancora attuali oggi, di ragazzi di vent’anni sacrificatisi in nome di un ideale eterno, come quel “Jean venuto dalla Francia”, caduto la “notte del 30 di aprile a Berlino con l’aquila e i gigli della Charlemagne”. Musica che celebra l’appartenenza ad una Patria, la fede in un’idea, che esprime ribellione e insofferenza verso il marcio del mondo moderno. Brani che parlano anche di temi più leggeri come l’amore.
È la cosiddetta “musica alternativa di destra”, volgarmente chiamata “musica non conforme” o “musica d’area”, dove per “area” si intendono i vari movimenti nazionalisti che si sono susseguiti negli anni, dal Fronte della Gioventù a CasaPound Italia.
Tra i precursori di questo genere in Italia troviamo gli “Amici del Vento”, gruppo milanese già attivo negli anni ‘70 o Massimo Morsello, cantautore romano membro di Terza Posizione e, in seguito, co-fondatore di Forza Nuova. Soprannominato “il De Gregori nero”, quest’ultimo nelle canzoni raccontava tra le varid cose della sua travagliata militanza e della conseguente galera ed esilio come canta nella celeberrima “figli di una frontiera”. L’appellativo dato a Morsello non è casuale: lo stile della musica alternativa di quell’epoca era molto simile a quello della canzone d’autore, rappresentata da cantautori quale Guccini o il sopracitato De Gregori apertamente schierati a sinistra. Se il cantautorato mainstream strizzava l’occhio al partito comunista, v’era chi dalla parte opposta anziché inneggiare ad una falsa ribellione contro un presunto padrone parlava di miti senza tempo, celebrando la nostra Patria Europa come fece la Compagnia dell’Anello del famosissimo brano “sulla strada”, un inno all’Europa dei popoli.
Negli anni novanta con l’ascesa della subcultura skinhead la musica d’area cambia sonorità. Sono gli anni del punk oi!, i cui esponenti principali italiani sono gruppi come gli ADL122, i Dente di Lupo o i Gesta Bellica. Negli anni duemila in poi sarà il punk rock il genere prediletto tra i gruppi d’area e in questi anni nascono e si consolidano i principali gruppi tutt’ora attivi come gli Zetazeroalfa, gli Hobbit e gli Ultima Frontiera. Nel decennio successivo voi vi sarà spazio anche per un genere musicale da sempre considerato appannaggio esclusivo della sinistra antagonista: il rap. Se negli anni ‘90 la maggior parte dei rapper cantava di antirazzismo e strizzando l’occhio alla sinistra postmarxista, nei primi anni dieci nascono i primi gruppi rap dichiaratamente fascisti. Complessi come i Gang Calavera e i Drittarcore hanno dimostrato a Caparezza e agli Assalti Frontali che anche i fascisti possono fare rap e anche di ottima qualità, con buona pace di chi strillava che “il rap è antifascista”.
La peculiarità della musica d’area non è tanto il genere musicale quanto le tematiche affrontate. In un’epoca di appiattimento culturale, di estremo conformismo in cui la musica è riflesso di tutto ciò con tanto di hit che inneggiano alla vita mondana, agli eccessi sfrenati e al libertinismo, per un giovane che si approccia alla vita militante diventa più che mai paideutico ascoltare una musica che incarna una diversa visione del mondo che porta in alto valori come la Patria, il sacrificio, l’onore. Non è un caso che, quando un ragazzo inizia a frequentare una sezione, oltre ad una lista di letture, gli vengono consigliati brani da ascoltare.
Questo tipo di musica incarna la visione del mondo di tutti quei militanti identitari che ancora lottano nonostante tutto per un ideale eterno. È la voce di quell’area politica che non ha spazio ( e ad oggi nemmeno lo brama) nei palazzi del potere. Per gli appartenenti alla cosiddetta “destra neofascista” questa musica diventa un collante, un punto di incontro che riunisce movimenti che, seppur diversi tra loro, si rifanno ad una serie di miti e visioni comuni. Essere militanti significa far parte di una realtà underground che parla un proprio linguaggio: un mondo sconosciuto ai più la cui colonna sonora sono le canzoni dei gruppi citati in precedenza. Pertanto, finché esisterà anche solo un’unica sezione di un unico movimento, questo tipo di musica continuerà ad esistere.
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