di Patrizio
In questi giorni sta facendo molto discutere la morte di Alexsej Navalny, uomo descritto dai media occidentali come il “leader dell’opposizione russa”. Un uomo di tendenze liberali, atlantiste ed europeiste vero?
No, ed oggi cerchiamo di spiegare il perché.
Sicuramente Navalny é stato un oppositore del governo di Putin, sin dal 2000 con la sua entrata nel partito liberale “Yabloko”. Pochi però qui in Occidente amano ricordare un importante periodo del suo passato: infatti Navalny nel 2007 esce da Yabloko e fonda un partito ultranazionalista, facendo spot contro gli immigrati irregolari e (vestito da dentista) paragonandoli a “carie da estirpare”. Chiaramente posizioni inaccettabili per tutto quello spettro politico liberale, atlantista e anti-putinista, che critica la Russia non per il suo imperialismo o per la volontà di distruggere altri popoli liberi come quello ucraino, ma per i supposti “diritti civili” violati.
L’ipocrisia dei media italiani in questo senso é palpabile, in quanto ci risulta che qui i movimenti contro l’immigrazione vengano (alla peggio) definiti razzisti (se non processati per odio razziale), mentre i ministri che provano (per quanto in modo fallimentare) a bloccare l’immigrazione illegale finiscano sotto processo per sequestro di persona. Perché allora esaltare un nazionalista anti immigrazione come Navalny?
La realtà, nonostante non piaccia, ci pone di fronte alla risposta. Putin nonostante la sua guerra imperiale contro un altro popolo europeo (in teoria fratello dei russi), che ha portato centinaia di migliaia di morti fra le fila dei russi stessi, nonostante la repressione interna del dissenso al suo paese stesso, ha consensi molto alti. Fra un mese in Russia si rivoterà, e Putin verrà sicuramente rieletto. Essendo che l’Occidente, invece, deve portare avanti la narrativa del “Putin internamente debole”, serviva un volto pulito, un uomo da porre artificialmente come capo delle supposte opposizioni libere.
E allora ci chiediamo: perché prendere un uomo, Navalny, che a livello elettorale non ha mai nulla? Semplice, perché all’interno del mondo russo, le opposizioni vere a Putin sono tutto tranne che liberali. Alle elezioni russe, il primo partito dopo Russia Unita é sempre un Partito comunista molto patriottico che parla di ritorno all’era sovietica, mentre il secondo sono gli ultranazionalisti panslavi del defunto Zhirinovsky. Due offerte politiche assolutamente inconcepibili per l’Occidente atlantista, che si é dunque dovuto costruire un “leader” di cartapesta.
Una cosa, però, a Navalny va riconosciuta: nonostante i plurimi tentativi di avvelenamento, nonostante avesse potuto in vita continuare a fare opposizione coperto al di fuori dalla Russia, ha scelto di tornare nel proprio paese sapendo che di prigione non ne sarebbe uscito mai più.
E come ha scritto anche Gabriele Adinolfi, qualunque cosa si pensasse di Navalny, nonostante la sua irrilevanza politica, “onore al suo coraggio, alla sua coerenza e alla sua morte”.
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