Di Bologna

Nel cuore del nostro paese, nei boschi che caratterizzano l’appennino tosco-emiliano, si può scorgere un tracciato lastricato di origine romana, che resiste al logorio del tempo da quasi duemila anni. 

È la via Flaminia militare, che prende il nome dal console Gaio Flaminio, il quale nel 187 a.C. dopo la vittoria ottenuta presso Bononia sui Liguri Apuani, per non tenere nell’ozio i soldati fece costruire una strada che collegasse quel centro ad Arretium. È Tito Livio (XXXIX, 2) che ci ha tramandato la storia di quell’antica strada che si assestava su vie di collegamento ben più antiche e già utilizzate fin dall’epoca della colonizzazione etrusca. Ad oggi la via Flaminia è ancora lì ed è tornata a nuova vita grazie all’intuizione di un gruppo di aderenti al CAI bolognese, che nei primi anni ’90 decisero di ripercorrere le antiche strade di collegamento tra Bologna e Firenze per creare un cammino in più tappe che collegasse i due capoluoghi regionali, esplorando proprio quei magici boschi dell’appennino e le loro antiche storie mai sopite.

La via degli Dei, che in alcuni tratti coincide proprio con la via Flaminia militare, è un cammino prefissato in cinque tappe (comunque modulabili in base alle esigenze dell’escursionista) di circa 130 km, che collega quindi l’antica Felsina, oggi Bologna, all’insediamento etrusco di Fiesole prima, e giunge infine a Firenze, ripercorrendo dei tracciati medievali che a loro volta si rifacevano ad ere precedenti. Il nome di questo cammino escursionistico non è affatto casuale: il percorso del CAI ci porta infatti a toccare diversi monti e colli di cui perdura ancora oggi la denominazione romana, basata ovviamente su una tradizione sacra. Ecco quindi che raggiungiamo il Monte Adone, dal mitico amante di Venere, per poi arrivare a Monzuno, che prende il suo nome dall’antico Mons Junonis (anche se alcuni affermano che derivi da Mons Jovis), e costeggiare poi le pendici del Monte Venere e del Monte Luario, che prende il nome dall’antichissima dea Lua, consorte di Saturno ed alla quale i romani in più occasioni hanno dedicato le armi dei nemici sconfitti.

La via degli Dei non si limita a riportarci su queste antichissime località, ma ce ne fa conoscere molte di molte altre epoche. Nella prima tappa infatti, dopo la partenza da Piazza Maggiore a Bologna, la via conduce sulla salita porticata che conduce all’eremo di San Luca, che sovrasta la città. Ad oggi la basilica di San Luca è un’opera monumentale ed imponente, ma la sua storia risale al ritiro spirituale di una giovane donna che un documento attesta fin dal 1192. 

Luoghi medievali dunque, ma anche legati ad un passato ben più recente, ripercorrendo ampie zone toccate dalle furiose battaglie della Linea Gotica che negli ultimi anni della seconda guerra mondiale si ergeva ad ultimo baluardo delle truppe tedesche ed italiane per impedire agli alleati l’accesso al piano padano. Il cammino porta la gente anche al passo della Futa, dove si erge maestoso uno dei cimiteri monumentali dell’esercito tedesco più grandi d’Italia. Li, in una cripta adiacente all’edificio principale, è possibile godersi il silenzio sacrale del luogo ammirando le targhe marmoree poste in memoria delle divisioni che hanno combattuto sulla Linea Gotica, tra le quali spiccano un reparto ucraino e uno addirittura turco.

La via degli Dei si configura quindi come un percorso escursionistico immerso nel verde dei nostri boschi ed allo stesso tempo carico di una storia millenaria, un vero e proprio modo per tornare a collegarci con la nostra terra ed il suo passato. Tra il profumo delle piante, della terra, e la fatica di percorrere decine di chilometri ogni giorno, potrete viaggiare con la mente ripercorrendo gli stessi passi di un legionario romano o di un camerata tedesco. Una fatica che ci permette di elevare noi stessi, oltre che le nostre gambe, sulle orme di chi eroicamente ci ha preceduto.