Di Elena

Il 16 giugno 1654 la Regina Cristina di Svezia abdica in favore di suo cugino. Un evento raro per un monarca, ancor più raro per una donna. 

Eccentrica e ribelle è una donna che ha scritto la storia. Controcorrente sin da bambina, sale al trono molto presto e infischiandosene dei diktat e dei cerimoniali, si converte dal luteranesimo al cattolicesimo, attirando a sé e critiche e rimostranze della corte svedese. Il seicento non è un secolo semplice per regnare e lei si ritrova a dover mantenere un equilibrio in mezzo alle guerre, benché la politica non sia per lei una vocazione. L’Europa è devastata dai conflitti, la tranquillità è lunga a venire, per questo forse i suoi genitori speravano in un erede maschio e per qualche ora ci hanno creduto veramente essendo la futura regina affetta da una forma di ipertrofia iperclitoridea. 

Dalle sue memorie scopriamo che il ruolo preconfezionato di regina, ma ancor prima di dama, non le si confà. Odia gli abiti, le parrucche, i cappelli. Odia il sentirsi imbalsamata in un ampio merlettato abito francese. Odia non avere l’ultima parola, chinare il capo agli uomini che si sentono padroni della cultura. È assecondata dai genitori che le concedono la stessa istruzione che spetta agli uomini. Sebbene l’incoronazione ufficiale avvenga nel 1633, quando Cristina ha solo sei anni, aspetterà fino ai diciotto per prendersi le piene responsabilità che le spettano.

Dopo avere raggiunto la tanto agognata pace, grazie a un accordo con la Danimarca , si dedica a ciò che veramente le fa battere il cuore: la cultura. La sua diviene la corte più raffinata d’Europa, tanto da essere paragonata all’Atene classica. Riesce a far sbarcare anche Cartesio a Stoccolma, per renderlo suo maestro. Purtroppo però, il filosofo muore poco dopo in seguito a una polmonite contratta a causa del rigido clima scandinavo. 

Come Elisabetta I d’Inghilterra, anche Cristina non è moglie di nessuno, non vuol essere ricordata o conosciuta per meriti non suoi. Sulla sua vita privata si sa ben poco di certo, anche se molte voci di corridoio la vogliono innamorata di una donna, la sua dama di compagnia Ebba, e di un cardinale, Decio Azzolino, nonché suo erede. Le danno della lesbica, della ninfomane, della prostituta e tanto altro. Lei non si abbassa mai a rispondere o a dar credito ai pettegolezzi, anche se pare che sia intervenuto anche il papa per moderare la relazione con il cardinale Azzolino.

Alla vigilia di Natale del 1654, in un’Europa sempre più protestante, la regina svedese si converte al cattolicesimo, in barba agli obblighi. Abdica in favore del cugino e se ne scappa in giro per il vecchio continente in incognito e vestita da uomo, come farà più tardi un altro sovrano che ha segnato la storia moderna: Pietro il Grande di Russia. 

Sarà proprio il papa Alessandro VII a darle la prima comunione e la cresima a Roma, dove si stabilisce. Finalmente libera dagli obblighi di corte, viaggia scioccando le corti europee con i suoi abiti maschili. Attorno a sé è riunito un gruppo di artisti e letterati che daranno vita nel 1690, un anno dopo la sua morte, all’Accademia dell’Arcadia: una corrente alternativa al cattivo gusto del barocco, dopo vari tentativi effettuati dalla regina stessa sin dai primi anni 60. Parte della sua libreria passa poi negli archivi vaticani e il suo corpo viene sepolto nelle grotte vaticane, ma all’interno della Basilica di San Pietro c’è un monumento a lei dedicato. 

Cristina ha vissuto mille vite in una. È stata un sovrano e un mecenate, una ribelle coraggiosa, un’anticonformista intelligente. Dominava l’arte della spada e del combattimento. Ha fatto tanto parlare di sé, o meglio sparlare, ma come confermerà Kierkegaard qualche anno più tardi “specialmente nelle grandi città, spadroneggia un vizio che si chiama la maldicenza”.