di Enrico
Lo sappiamo, di questi tempi prendere di mira la sinistra in Italia è come sparare sulla Croce Rossa (non che con la destra vada molto meglio, bene inteso). Ma di fronte a certe uscite e “cantonate” è impossibile non fermarsi a riflettere su un fenomeno che perdura almeno da quarant’anni.
A partire dal secondo dopoguerra, la sinistra ha sempre rimproverato alla “destra” (termine in realtà improprio, che qui usiamo per comodità) la mancanza di veri e propri riferimenti intellettuali viventi. Indipendentemente dalla fondatezza o meno di tale critica, essa veniva mossa da chi poteva vantare, almeno in Italia, figure intellettuali di un certo calibro, da Antonio Gramsci a Pier Paolo Pasolini. Figure che, indipendentemente da ciò che uno può pensare della loro produzione intellettuale, meritano di essere prese sul serio per la profondità di critica e di pensiero.
Ma è ancora così? Davvero la sinistra può continuare a vantare una presunta superiorità intellettuale? A ben vedere, no. Principalmente per un motivo
Prendiamo questo esempio; la stravagante uscita di Michela Murgia, poi ripresa da Roberto Saviano, circa il presunto saluto romano e il grido “Decima!” eseguito dal GOI del Comsubin durante la parata del 2 giugno, secondo la Murgia e Saviano, un omaggio alla X Flottiglia MAS della Repubblica Sociale Italiana.
In questo caso, non ci interessa tanto smontare la notizia falsa (cosa tra l’altro già stata fatta da numerose testate giornalistiche), quanto piuttosto il perché di questa uscita. Saviano e la Murgia hanno forse scoperto solo ora che il GOI grida “Decima”? Ma figuriamoci! Figuriamoci se non hanno mai visto, prima di quest’anno, la parata del 2 giugno.
Forse hanno voluto tirar fuori la polemica proprio ora, solo in virtù del fatto che quest’anno c’è una maggioranza di “destra” (termine da prendere con le pinze, ribadiamo)? E quindi portare di nuovo la polemica sul Fascismo o, in questo caso, presunto tale?
In altre parole, hanno creato una notizia (falsa) fondata sul niente, al solo scopo di fare propaganda. Ma è questo che fanno gli “intellettuali”? Ebbene, la risposta è no!
Gli intellettuali, indipendentemente dal proprio pensiero politico, dovrebbero avere orrore della propaganda (a maggior ragione se quest’ultima è fondata sulla menzogna) e ricercare solo la verità, anche quando essa stride con alcuni punti ideologici. Era così per Antonio Gramsci, che è uno dei primi esempi di marxismo italiano non ortodosso, era così per Pier Paolo Pasolini che negli anni della contestazione disse che “si sentiva più vicino ai poliziotti che agli studenti”, in quanto i primi sarebbero stati i veri proletari, che per uno stipendio da fame si facevano spaccare la testa dai secondi (ritenuti figli di papà).
Ora, il punto non è condividere o meno le riflessioni di Gramsci o di Pasolini. Il punto è notare un evidente declino intellettuale di chi, sostanzialmente fino all’altro ieri, si riteneva (e in realtà si ritiene ancora oggi) portatore di una superiorità morale ed intellettuale.
Forse, quando se ne renderanno conto, crollerà anche la loro boria.
Commenti recenti