Di Giovanni

Più di un anno è passato da quando per la prima volta sono suonate le sirene a Kiev. Da oltre quindici mesi l’Ucraina sta sperimentando gli orrori della guerra tra bombardamenti e massacri di innocenti, analogamente alla Serbia di ventiquattro anni fa.

Come ad ogni scoppio di una guerra un minimo rilevante in una qualunque parte del mondo, puntualmente vengono fuori loro: i pacifisti. La soluzione unanime proposta dei pacifisti nostrani all’attuale conflitto russo-ucraìno di ogni schieramento politico è di smettere di inviare armi all’Ucraina. I sostenitori del disarmo sono convinti che solo smettendo di fornire equipaggiamento bellico a Kiev si arriverà ad una soluzione pacifica poiché secondo loro l’Ucraina è una nazione al servizio della NATO impiegata per combattere contro la Russia, sovente considerata un’alternativa all’imperialismo americano. Se da un lato sappiamo benissimo come gli yankee siano avvezzi a  mettere i popoli gli uni contro gli altri, occorre ricordare che il popolo ucraìno, mai potrà vincere sul nemico senza armamenti. Al di là delle speculazioni geopolitiche da divano infatti, la gioventù ucraina è ora impegnata in una guerra sacrosanta a difesa della propria patria contro un invasore ben equipaggiato. Valido è sempre l’antico motto “si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara la guerra): insegna la storia che mai un popolo disarmato è riuscito a difendersi da un invasore.  Lo stesso accade tutt’oggi in paesi come Palestina o Siria. Che ne sarebbe stato per esempio del popolo palestinese, la cui causa è spesso sostenuta dai pacifisti nostrani, senza l’appoggio continuo di paesi non allineati come ad esempio l’Iran? 

Vi sono poi alcuni tra questi pacifisti che molto ipocritamente, tra uno slogan contro l’invio di armi e uno slogan pacifista molto qualunquista, dichiarano di sostenere la causa del popolo ucraìno, esaltando le gesta eroiche di quei giovani caduti per la Patria che però a detta loro stanno morendo per una causa sbagliata, in quanto il loro paese è alleato con la NATO. La storia ci insegna ancora una volta che mai una guerra a difesa della propria terra è sbagliata, indipendentemente dalla posizione geopolitica del governo al potere. Seguendo questa logica anche i ragazzi del novantanove, immolatisi a difesa di un confine sarebbero morti servendo un paese che, secondo alcuni, in quel preciso momento storico si trovava dalla parte sbagliata.

Lungi da me in questo conflitto prendere le difese dell’occidente democratico e tantomeno del governo Zelensky, non certamente privo di colpe. Rimane tuttavia necessario sottolineare come la guerra che ora sta combattendo il popolo ucraìno è per la difesa di un confine e non importa se la posizione del governo ucraino tende a ovest verso la NATO. Lo sforzo eroico di quei ragazzi va oltre ogni vicinanza geopolitica e sbeffeggia l’ipocrisia pacifista del “no armi all’Ucraina”. Nessun identitario europeo vorrebbe mai la guerra nel Vecchio Continente ma se quest’ultimo viene aggredito, allora è necessario difenderlo con le armi. Perché, repetita iuvant a tutti i pacifisti, mai una Patria è stata liberata senza spargimenti di sangue.