Di Elena
In un clima di latente sfiducia nei confronti della deriva presa dalla chiesa di Roma, si alzano voci di protesta, tra cui quella di Lutero: capofila del protestantesimo nel XV secolo. Lutero cavalca l’onda di malcontento della parte più abbandonata della popolazione. Se da un lato il commercio fa arricchire la già benestante borghesia, la fascia dei contadini soffre del peggiorare della propria condizione, per questo tende a sfociare in proteste anche nella stessa Germania, ormai tagliata fuori dalla principale via di commercio. La Germania meridionale infatti, acquistava da Venezia le amatissime spezie orientali, con l’ingresso in scena di Anversa e lo spostamento del baricentro verso i Paesi Bassi, le cose devono necessariamente cambiare. È così che famiglie di banchieri come i Fugger costruiscono le proprie fortune. Jacob Fugger (1459-1525) è considerato il principale imprenditore dell’età moderna.
Lutero si nutre di questi ridondanti movimenti di sfiducia. Il capitale sta rapidamente diventando il padrone incaricato di dettare le norme dell’organizzazione economica, e l’ondata di entusiasmo che segue l’avvio della stagione delle scoperte geografiche collabora nel peggioramento dei problemi sociali. Le compagnie che nascono ora nei principali stati europei, promuovono le proprie attività disincentivando le iniziative individuali, con il benestare della Dieta Imperiale.
La reazione anticapitalistica non tarda a farsi sentire, non solo da parte di Lutero, ma anche per parte di intellettuali laici. Si può citare Gelen Von Kaiserberg che, cavalcando il diffuso sentimento antisemita, paragona i monopolisti agli ebrei incitandone lo sbranamento.
Per Lutero, nello stesso modo in cui si commerciava in campo economico, anche la religione è vittima del commercio. Il teologo tedesco ha maturato la convinzione che in epoca moderna tutto ha un prezzo, anche la stessa salvezza. Roma è corrotta, il papato sfrutta la chiesa di Roma senza ritegno come il capitalista sfrutta il contadino e l’artigiano. Lutero viene definito “conservatorista rivoluzionario” perché spera nel ritorno della società dei credenti. Tuttavia, le conclusioni a cui giunge sono di stampo medievale, se non oltre il medioevo stesso, affermando che in passato sia esistita un’epoca in cui gli uomini non siano stati corrotti dalla ricchezza. Arriva a categorizzare tutto ciò che è venuto dopo il medioevo come una ricaduta nel paganesimo.
Gli schemi di ragionamento utilizzati da Lutero sono pieni di vecchia polvere. Egli rimane convinto che il lavoro dipenda dal solo sudore della fronte con l’aiuto della provvidenza che benedice giovani unioni. L’industria produce unicamente prodotti a uso casalingo e la ricchezza si consuma subito dopo essere stata prodotta. Il commercio è previsto solo se vengono scambiati beni di prima necessità da parte di un venditore che non approfitta dei clienti per guadagnare più di quanto gli serva. A questo è necessaria l’autorità imperiale: a fissare un prezzo che i commercianti devono rispettare. In assenza di questo va osservato il senso comune. Il suo profitto comunque, deve servire a garantirgli il necessario per vivere mantenendo la sua posizione sociale. È vero che nel regno dei cieli non esistono disuguaglianze, ma in terra si e vanno rispettate.
L’errore principale di Lutero è quello di concentrarsi sui sintomi, tanto da non cogliere il cambiamento dei tempi e la conseguente necessità di adattare le leggi all’emergere dei nuovi bisogni, dei nuovi stimoli e delle nuove classi sociali. Egli fa l’errore di fidarsi unicamente della Scrittura e della coscienza, che da sole non riescono a leggere correttamente il passare del tempo. Per il teologo infatti, per rimettere in ordine la società basterebbe rispettare i comandamenti, e tutto il marcio scomparirebbe di conseguenza, senza doversi approfittare dei fedeli, e senza esteriorizzare la religione che equivale a degradarla.
I cristiani non sono i padroni del mondo, non sono la maggioranza e non si può pretendere che tutti gli esseri umani rispettino i comandamenti, ma che altresì riconoscano l’esistenza di una economia naturale che rispetta un stratificazione rurale. Per questo lo stato deve rappresentare il regno dell’etica sociale facendo quindi in modo che il mondo non imbarbarisca, deve esistere un autorità civile rigida e dura, ruolo che non spetta alla chiesa di Roma, perché non è una questione religiosa.
In sostanza, Lutero non è figlio del tempo che passa, ma assiste allo scorrere del tempo criticando ciò che vede ma senza trovare soluzioni pratiche che difendano la naturale evoluzione e il rapido mutamento della società.
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