Di Andrea
Alla vigilia dell’annuale commemorazione di Sergio Ramelli, il ricordo torna alla mente come uno squarcio al cuore a quella notte del 29 aprile 1975, il ricordo nitido di quel ragazzo, simbolo di coraggio e sacrificio, virtù osteggiate e bandite nel nostro tempo, il quale rimase in piedi in un clima di odio culturale e politico e che venne spezzato soltanto da un nugolo di chiavi inglesi.
Il 13 marzo 1975, mentre parcheggiava il motorino sotto casa in via Paladini, Sergio venne aggredito da un commando di Avanguardia Operaia, organizzazione della sinistra extraparlamentare, i cui militanti gli spappolarono il cranio e lo lasciarono a terra esanime: neanche in assoluta superiorità numerica riuscirono a piegare subito quell’ardimento e strappargli quella gioventù, la quale però, dopo quarantasette giorni, lo lasciò, elevandolo così all’olimpo dei martiri. L’infame aggressione fu soltanto il punto culminante di mesi di intimidazioni e atti violenti nei confronti di Sergio, la cui volontà non venne mai neanche scalfita da chi lo considerava un nemico. Sergio era da poco iscritto al Fronte della Gioventù e per questo era un fascista, un simbolo da eliminare, una vita da spezzare.
Come ogni anno le comunità della città di Milano, e di tutta Italia, renderanno omaggio al sacrificio di Sergio Ramelli e al ricordo che da quasi cinquant’anni alimenta il fuoco della lotta quotidiana di molti giovani, e così facendo lo rinnoveranno. Perché oggi è più che mai importante commemorare il sacrificio di un ragazzo di appena diciotto anni, il quale ha scelto di restare in piedi e di non barattare le proprie idee, trasformandole in eterne? Sergio incarna quelle virtù che appartengono solamente agli eroi, di chi ha scelto di lottare a costo della vita, della tranquillità e che il mondo di oggi, fondato sulla mediocrità e rassegnazione, aberra in modo naturale. Andate nelle scuole, andate tra i giovani e raccontate di quel giovane, caro agli dei, che solamente l’infamia di alcuni vigliacchi senza onore riuscì a piegare, e che ora è il faro più potente delle nostre lotte.
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