Di Chiara
Che gli antifascisti non siano dei galantuomini è un fatto noto, ma a volte dimostrano di esserlo meno del solito.
L’esempio più eclatante è ciò che è accaduto al liceo Michelangiolo di Firenze, dove lo scorso 18 febbraio ha avuto luogo uno scontro tra i ragazzi di Azione studentesca e i collettivi antifascisti. Purtroppo, oltre alle sei persone indagate per lesioni e percosse aggravate dai futili motivi, non sono mancate le minacce nei confronti di soggetti estranei alla militanza politica.
Una delle vittime ingiustificate dell’odio rosso, infatti, è la sorella di uno dei ragazzi indagati, che nonostante non militi in alcuna organizzazione politica, ha subito minacce di morte, insulti, scritte e frasi offensive ed intimidatorie.
Ha raccontato di come abbia trovato il suo cognome, e quello del fratello, su una porta dell’istituto scritto con un pennarello rosso, e con accanto la scritta “Occhio!” accompagnata da una stella e da una falce e martello.
Avendo in famiglia un “fascista”, non è degna della vicinanza social dei soliti noti, come la segretaria del PD Elly Schlein o il presidente del M5S Giuseppe Conte.
Per lei nessuna manifestazione, solo il silenzio.
La ragazza in questione è stata costretta a cambiare scuola, così come alcuni dei ragazzi coinvolti; la dirigente scolastica Rita Gaeta ci ha tenuto a sottolineare come lei abbia provato a persuadere la ragazza dal cambiare scuola, senza però mai condannare l’accaduto o provare perlomeno a cercare di identificare gli artefici delle intimidazioni.
Di certo lo scopo non è avere l’attenzione di tali soggetti, ma riconoscere come la violenza rossa c’è e non è da sottovalutare.
Dal momento in cui la scuola in questione non è nuova alle intimidazioni dei collettivi rossi verso alunni e professori, sarebbe il caso che chi grida alla violenza fascista e squadrista si facesse un esame di coscienza e iniziasse a cercare di capire chi siano i violenti che non ammettono idee politiche differenti dalle proprie.
Gli antifascisti non hanno perso occasione per dimostrarsi vili, attaccando persone innocenti, e abilissimi ad accusare le vittime di “aggressioni fasciste” quando questi reagiscono.
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