di Cippa
Può sembrare assurdo a molti leggere questo titolo, non basterebbe infatti un saggio intero per spiegare la grandezza di Manzoni e del suo Romanzo: tuttavia in molti questo libro lo considerano soltanto un enorme mattone da superare obbligatoriamente nella vita scolastica e poi lo accantonano definitivamente. Ho anche avuto insegnanti che hanno ammesso di detestarlo e di non riuscire proprio a leggerlo. Perciò in questo articolo voglio provare a dire cosa ci lascia effettivamente il Manzoni dopo la lettura del suo Libro senza considerarlo come semplice oggetto di studio letterario.
Partiamo dunque dalla più ovvia e classica ragione: la lingua italiana. L’Autore è il Maestro della nostra lingua: un poeta e un padre dell’italiano. La sua prosa è un manifesto di Bellezza con i suoi lunghi e complessi periodi, la sua poetica, il lessico, la capacità descrittiva: sono tutti esempi perfetti di come si dovrebbe parlare e scrivere. Leggere lo splendido paragrafo che racconta dei sentimenti di Lucia che lascia il suo villaggio, il ritratto della Monaca di Monza, la struggente storia della piccola Cecilia, la descrizione del paesaggio durante il cammino di Fra Galdino vuol dire entrare in una scenografia: attraverso la parola scritta Alessandro Manzoni ci fa vedere e vivere il mondo del ‘600, con un utilizzo magistrale della nostra incredibile lingua.
Dopo aver doverosamente elogiato la bellezza intrinseca di questo libro parliamo anche della sua valenza contenutistica: parliamo di Storia e di Filosofia. Nei Promessi Sposi infatti troviamo anche un importante lavoro di raccolta e selezione di personaggi ed eventi vengono descritti con precisione e attinenza storica: dunque non è da sottovalutarne l’importanza sotto questo punto di vista; mi piace ricordare anche il lavoro di Vassalli, che mi viene naturale collegare al Manzoni, per fare un paragone sulla ricerca storica unita, in un efficacissimo connubio, al piacere di una lettura romanzesca.
Soffermiamoci ora sul Pensiero del nostro Autore e sulla Filosofia che troviamo nei Promessi Sposi, pensando per esempio a un episodio come quello della conversione dell’Innominato: il Male che viene rappresentato da questo personaggio che diviene un protettore e una figura assolutamente positiva, grazie all’intervento del Cardinal Federigo, sommo rappresentante del Bene. Oltre a questo però ricordiamoci anche della sua analisi sulla “massa“, durante le rivolte cittadine, ricordiamoci della complessità morale di Gertrude, del gioco della Provvidenza con la Peste, della critica alla retorica fraudolenta con il Latinorum di Don Abbondio. Leggere Manzoni può fornire spunti importanti anche per riflettere su molte condizioni di attualità, ci può infatti dare una chiave di lettura non indifferente per l’epoca complicata in cui viviamo ricolma di masse isteriche, dubbi valori e fanfaroni imbellettati.
Non da sottovalutare infine c’è il semplice piacere della storia di Renzo e Lucia, forse in secondo piano rispetto agli altri aspetti è tuttavia una narrazione piacevole ed efficace. Una storia d’amore piena di intrighi e di colpi di scena, avventure e caratterizzazioni dei personaggi che ci fa immergere in un passato lontano. Leggerlo fuori dall’ambito scolastico, concedendoselo come un qualsiasi altro romanzo, ci faràapprezzare ancora di più i Promessi Sposi e ci consentirà di assimilare ancora meglio la ricchezza generale di questo grande classico intramontabile della nostra letteratura.
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