di Patrizio
Negli anni si è visto un radicale cambiamento nelle modalità, nel linguaggio e nella militanza politica. Spesso non ci si riesce ad intendere bene nemmeno sul significato della parola stessa, che varia a seconda di chi viene interrogato. Sicuramente, però, con la nascita delle piattaforme di discussione, dei forum, di Facebook e dei social in generale, è diminuita corposamente la presenza fisica di persone che si mettevano in gioco entrando in una sezione di partito, in un circolo culturale, in una sala conferenze.
Le ragioni possono essere molteplici, ma la principale è una questione di pigrizia, alimentata dalla comodità di stare a casa sul divano a commentare sotto i contenuti riguardanti la politica. Nel periodo tra il 2011 ed il 2018, infatti, soprattutto su piattaforme come Twitter e Facebook, vi fu il picco di scontri “all’ultimo sangue” tra gente che passava i pomeriggi a litigare sotto un articolo di giornale, dicendo pressappoco tutto ciò che gli passava in mente, senza pericolo di shadow ban, segnalazioni e blocchi vari. Questo ha gradualmente fatto allontanare tantissime persone dalle sedi e dai circoli politici: soprattutto chi non ce l’aveva sotto casa, adesso si sentiva a posto a pubblicare su Facebook un articolo di giornale in cui si parla di una notizia scandalistica, allegando un commento sgrammaticato. Se prima dovevo andare al Circolo Arci se si era di sinistra, mentre per la destra (intesa come AN, Forza Italia e compagnia) non c’erano sedi o circoli culturali, ora era molto più comodo discutere sui social dal divano.
Ecco la seconda grande piaga: dopo la pigrizia, subentra l’indignazione.
Vi ricordate, ad esempio, di quella rubrica TV di Canale 5 dal titolo “L’indignato speciale”? è proprio quello lo spirito commentatore dei nostri tempi, lo sfogo pigro delle proprie frustrazioni su Internet, uno sfogo fine a sé stesso, senza alcuna volontà di seguirlo da qualcosa di costruttivo. Ed ecco che, nel 2018, arriva il picco massimo di questo sentimento, la vittoria dei 5 Stelle: un partito nato su Internet dall’indignazione, dal vaffanculo e dai complotti, dai commenti indignati sui social e le “sedi virtuali”, la non-voglia di ritrovarsi in una sede per non uscire dalla comodità del proprio divano di casa, seguendo la più falsa idea di democrazia, l’e-democracy.
I 5 stelle provano a dare una falsa idea di partecipazione tramite una forma di “democrazia diretta” online, un obbrobrio che ha portato alle più recenti porcate viste negli ultimi anni di politica nazionale.
L’assenza di una volontà partecipativa, di una disillusione crescente, hanno portato alla peggior piaga: l’antipolitica.
Non esiste infatti nulla di più antifascista dell’antipolitica: una mentalità populista, che vive di complotti e stereotipi, (soprav)vivente in funzione di andare contro a qualcosa, identificato come “la casta” o come genericamente “i corrotti”, che sfocia nel rigettare la politica come metodo confondendola coi giochi di palazzo.
Come ci insegnano invece i nazionalisti tedeschi tutto è politica, la politica è parte integrante delle nostre vite, un metodo da applicare. E nonostante i social siano (o meglio, siano stati) un ottimo mezzo di dibattito politico, e Internet un ottimo mezzo di divulgazione di idee non conformi, la politica non si può fermare a quell’universo: deve uscire, stare per strada, nelle scuole, deve seguire il principio del “tu non sarai mai stanco”, perché in questa Nazione, ma soprattutto noi giovani, non possiamo permetterci di essere pigri e condividere al massimo un post scandalistico in cui pagine progressiste ci raccontano che i problemi del nostro Paese sono le adozioni gay, il DDL Zan o l’introduzione di tematiche gender spacciate per educazione sessuale.
La politica militante, nel senso della militanza costante, quotidiana, sociale e culturale rimane dunque, l’unica strada percorribile da un movimento che voglia distinguersi dalla marmaglia che bazzica in parlamento, lobotomizzando gli italiani con i propri organi di propaganda. Siamo noi, con le nostre azioni quotidiane, con la colla e i manifesti, le palestre comunitarie, le conferenze, il volontariato, la nostra passione, la creazione di spazi di libertà, cultura, dove si parli di politica e si crei una comunità, stringendosi intorno a un ideale, che costruiamo l’Italia. Partendo dalle nostre origini, da chi eravamo, quelli che hanno costruito la civiltà in Europa, proiettati verso il futuro.
Vivi, scanzonati, ribelli, “scagliando, una volta ancora, la nostra sfida alle stelle”.
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