di Saturno

Recentemente l’Iran è sulla bocca di tutti per via dell’attenzione che sta ricevendo dai media occidentali. In Iran stanno avvenendo proteste di massa con carattere femminista ed anti-governative. In Occidente sono grossomodo tutti schierati dalla parte dei manifestanti, dalla gente comune, ai media, ai politici (sia di destra che sinistra), questo perché la situazione in Iran è vista come una battaglia per la libertà delle donne contro un regime oppressivo e maschilista. Questa narrazione dei fatti è però strettamente occidentale e non tiene conto di molti aspetti.

L’Occidente, fin dai tempi della rivoluzione francese, ha iniziato a mettersi in testa la presunzione che esistano valori universali e che il progresso sociale sia a senso unico, e guarda caso è proprio l’Occidente ad essere il più avanzato secondo gli standard da esso stesso inventati. Il concetto di diritti umani affermatosi dopo la fine della seconda guerra mondiale è una roba partorita da individui occidentali con valori occidentali e punti di vista occidentali, chiunque non sia affine a questi diritti “universali” è automaticamente bollato – dagli occidentali – come mostro disumano.

Chi crede che il governo iraniano faccia una cosa immonda costringendo le donne a mettere il velo per coprire i capelli, non tiene conto del fatto che i popoli non hanno tutti origini comuni e se noi occidentali vediamo quella cosa come oppressiva è perché i processi storici che NOI abbiamo attraversato hanno dato vita a una cultura che fa vedere A NOI quella cosa come sbagliata. L’Iran di oggi non ha origini cristiane ma islamiche, non ha mai avuto l’illuminismo, non ha mai avuto grandi movimenti egualitari, non hanno avuto gli stessi filosofi che abbiamo avuto noi, e come conseguenza di ciò gli iraniani (come ogni altro popolo non occidentale) hanno sviluppato un modo di pensare diverso dal nostro, non superiore o inferiore, ma semplicemente diverso. Ed è proprio per questo che è folle pensare di imporre gli stessi diritti e le stesse leggi al mondo intero. Gli individui realizzano la propria personalità attraverso la propria cultura, l’essere umano è quindi libero quando vive nel modo che la sua società definisce libero.

Oltretutto la narrazione del “regime iraniano oppressore” non tiene conto della storia iraniana. La storia dell’Iran nel Novecento è una storia di continui attacchi occidentali alla sua indipendenza ed ai suoi valori. Nelle due guerre mondiali il Paese è stato attaccato per motivi strategici dalle potenze belligeranti (ottomani, russi e inglesi prima, sovietici e inglese poi) le cui distruzioni hanno causato (durante gli anni bellici e immediatamente postbellici) situazioni che hanno favorito epidemie e carestie costate la vita a milioni di iraniani, la distruzione e il disordine delle guerre hanno fortemente favorito ribellioni separatiste (talvolta supportate dall’Urss) che hanno messo a rischio l’integrità dello stato, gli inglesi tentarono di trasformare l’Iran in un loro protettorato nel primo dopoguerra ed hanno sostenuto con successo un colpo di stato nel 1921 e nel secondo dopoguerra invece fu il turno degli americani a mettere le mani sul Paese e sulle sue riserve di petrolio, cosa che gli fu permessa dal loro re fantoccio filo-occidentale Mohammad Reza Pahlavi e dal colpo di stato da loro orchestrato nel 1953.

Il re Mohammad R. P. effettuò un’occidentalizzazione forzata del Paese tramite le leggi, il sistema scolastico, l’abbigliamento, ecc. così come fece il suo predecessore Reza Shah Pahlavi, e così come sotto suo padre ci furono grandi proteste nel 1935 per le politiche di occidentalizzazione, anche sotto il suo regno ci fu contro quello stesso tipo di politiche un crescente malcontento popolare che sfociò in aperta rivolta con la rivoluzione del 1979 con cui fu mandato in esilio e dichiarata la repubblica. Le politiche occidentali in Iran non funzionano, la maggioranza degli iraniani non le vuole, è la storia a dirlo.

Quando si parla delle proteste in corso nessuno nei media main stream solleva il dubbio che potrebbero non essere totalmente spontanee ma spinte e supportate dall’Occidente che ha tutto l’interesse nel destabilizzare uno stato con un governo a lui ostile, oppure si parla tanto delle proteste anti-governative, senza però far vedere anche le manifestazioni popolari pro-governative.

Infine va citata la grossa ipocrisia occidentale del ricordarsi dei diritti umani solo quando fa comodo. Se c’è, come in questo caso, uno stato con un governo non allineato agli interessi occidentali, ecco che subito si va a fargli le pulci in fatto di diritti umani su temi l’uguaglianza di genere, la democrazia, la libertà di parola, ecc. Quando invece quegli stessi diritti sono ignorati anche in modo più grave da paesi filo-occidentali, a nessuno importa dello stato delle donne di quel Paese o della libertà dei suoi cittadini di dimostrare dissenso politico. Si guardi a stati come Israele ed Arabia Saudita, pessimi in fatto di rispetto dei cosiddetti diritti umani, eppure USA ed UE fanno con loro affari senza che i telegiornali aizzino contro di loro l’opinione pubblica del popolino.

Insomma, chi fa i video su Tik Tok tagliandosi i capelli per dimostrare solidarietà agli agenti provocatori dell’Occidente e va alle manifestazione in favore di una cancellazione della cultura iraniana in favore di una allogena ed occidentalizzante, forse non ha capito esattamente come funziona il mondo. La colpa dell’Iran non è quella di costringere le donne a portare il velo ma quella del voler essere un Paese indipendente non asservito agli interessi degli Stati Uniti d’America. Viva l’Iran indipendente, viva la rivoluzione, viva Khomeyni.