di Alessia
Il 2022 sembra essere un anno pieno di riconoscimenti e vittorie per l’ex presidente Mario Draghi. Dopo il premio di politico dell’anno all’Atlantic Council a Washington lo scorso maggio, poco più di un mese fa ha ricevuto a New York il World Statesman Award, il premio per il miglior statista dell’anno.
Descritto dai media come assoluto paladino dei diritti umani nel mondo, l’ex premier vanta una lunga carriera istituzionale non soltanto come Direttore Generale del Tesoro e Governatore della BCE. Mario Draghi è l’uomo delle riforme mancate, delle privatizzazioni folli e del fallimento della BCE.
Le politiche decisionali di Draghi, nel corso del suo mandato, rispecchiano una visione economica neoliberista ampiamente dimostrata, visti gli stretti legami con le lobby finanziarie e il mercato finanziario dominante.
Nel 1992, a bordo del Royal Yacht, Draghi discuteva le sorti della Nazione, decretando l’inizio dei crimini inflitti dalle privatizzazioni, vendendo i patrimoni italiani per ridurre il debito pubblico, rendere competitivi i settori in via di privatizzazione e aumentare l’occupazione, obiettivi che generarono un bilancio fallimentare.
Nel 1993 i criminali con le mani in pasta portavano il nome di Ciampi e D’Alema, ma a reggere il cantiere era il Direttore Generale del Tesoro, Mario Draghi, pronto a condurre un’intera Nazione verso la disfatta con un volo di sola andata per l’ingresso nell’Unione Europa. Sarà il 1992 l’anno di inizio della svendita dell’Italia e delle sue aziende di Stato.
A partire dalla SME, Telecom, IRI, ENI, Enel; liquidarono Motta, Surgela, Alemagna alla Nestlè, regalarono Autostrade a Benetton, unica responsabile della morte delle 43 persone nel drammatico 14 agosto 2018 dopo il crollo del ponte Morandi.
Nel 1992 privatizzarono la Banca d’Italia e quelle di diritto pubblico, iniziavano così a cedere con esse anche la nostra Sovranità Nazionale.
Nel 1978 viene fondato il G30, i trenta che ricattarono il mondo, uno dei quali, il Signor Draghi. Elite economica che rappresenta la grande finanza, la Fondazione Rockefeller mise lo zampino per la sua creazione fornendo il capitale iniziale, e da allora puntano i riflettori sulle politiche finanziarie globali piegandole alle proprie imposizioni.
Nel report del G30 è messo nero su bianco, lasciar morire le piccole e medie imprese, quelle imprese zombie come descritte da Draghi, soffocate dalla concorrenza.
Vice Presidente di Goldman Sachs, la più grande società speculativa, che truccando i conti della Grecia la trascinò nel baratro dell’Euro, Mario Draghi ricoprì la carica dal 2002 al 2005. La banca ebbe ruolo determinante nella vendita dei Titoli di Stato italiani nel 2011. Secondo la legge di acquisto e vendita dei beni e servizi, i prezzi dei titoli crollarono e gli interessi aumentarono provocando un accrescimento dello spread e il tracollo dei mercati finanziari.
In quell’occasione Mario Draghi divenne protagonista del Golpe bianco contro Berlusconi con l’insediamento del governo tecnico di Mario Monti, allora consulente internazionale della Goldman Sachs.
Il 5 agosto 2011 Draghi premeva contro il Governo italiano con una serie di richieste, stilate nella lettera della BCE all’Italia, per contrastare il collasso del paese, vediamo quali:
[…] aumentare la concorrenza nei servizi, ridisegnare i sistemi regolatori fiscali affinché fossero più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l’efficienza del mercato del lavoro.
Piena liberazione dei servizi locali e professionali attraverso privatizzazioni su larga scala […]
[…] Ulteriori misure di correzione del bilancio che anticipassero di un anno la prevista riduzione di deficit, aumentando i tagli di spesa, intervenendo per ridurre la spesa pensionistica e riducendo gli stipendi del pubblico impiego.
Misure per abolire o fondere organi amministrativi intermedi, azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Il 16 novembre dello stesso anno, nacque ufficialmente il governo Monti e con lui l’era della tecnocrazia, a cui venne consegnato un paese in Default. L’economia non ripartì mai, anzi, fu destinata a rimanere in una stretta fiscale, aggravando la crisi con un costo di circa 300 miliardi di euro sul Pil.
Paghiamo ancora oggi per quelle riforme neoliberiste, tagli alle pensioni, alla spesa pubblica, peggioramento delle condizioni salariali e di lavoro, e il trionfo del loro mercato.
Stando ai dati recenti, nel 2021 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie e circa 5,6 milioni di individui, la fortuna dei 500 più ricchi del mondo è aumentata del 31%.
Mentre oggi l’Italia intontita è in fibrillazione e pronta a scontrarsi contro la presunta minaccia del nuovo governo, l’ex premier, il preferito del centrosinistra, viene premiato per la lunga leadership nella finanza e nel pubblico sevizio di cui ha beneficiato l’Italia e l’Unione Europea.
D’altronde, in un mondo di coerenza e giustizia, Mario Draghi come statista dell’anno 2022 è un po’ come il premio nobel per la pace a Barack Obama del 2009…
Svegliatevi italiani, questo è un mostro reale, è l’uomo vitreo di Maastricht a dovervi fare davvero paura.
Commenti recenti