Di Cippa

In questa recensione, parto con la premessa di non aver letto il libro, pertanto, riconoscendo il mio limite, parlerò esclusivamente della Serie TV tenendo però in considerazione la partecipazione dell’autrice del libro come Showrunner. 

La serie in prima battuta si presenta con un’atmosfera interessante e intrigante, cupa e tesa, degna di un buon thriller. Tuttavia, già a partire dagli episodi immediatamente successivi, questo effetto va lentamente scemando concludendosi in modo deludente senza particolare suspense e con un finale aperto e vago, un po’ inconcludente. 

Eppure se il problema fosse solo una storia non troppo riuscita, non ne scriverei. Il problema sorge nell’ennesimo accumulo di poltiglia LGBTUVZ inutile.

Infatti, si può subito notare la presenza di personaggi dell’identità confusa che inondano le scene con storie parallele totalmente inutili alla trama, palesemente inserite per stare al passo con il 2022 dei pony arcobaleno. 

Relazioni normalissime, stravolte da un riscoperto lesbismo, figure di spicco nelle scuole rappresentate da omosessuali imbellettati con trucco e fiorellini: costante presenza insomma di tematiche piacevoli per il nuovo sistema di pensiero.

Tutto senza alcun interesse nella trama, senza nessun tipo di filo logico nel collegare queste relazioni con la storia. Le scene potrebbero tranquillamente venir saltate senza che la comprensione generale ne possa risentire. 

Non si vede una sana relazione tradizionale, se non quella che alla fine della Serie TV viene dissolta, quasi a dire che le uniche che valgano la pena di essere vissute, siano quelle omosessuali.

Si tratta di un perfetto esempio di come il mondo moderno si stia radicando anche nelle più banali forme di espressione, rovinando non solo le grandi opere classiche e i loro adattamenti, ma anche le banali storie di tutti i giorni. 

Ad occhio attento, risulta inevitabile notare come sia totalmente inutile e rovinosa questa serie di inserzioni pubblicitarie fucsia e pride. 

Il totale e costante rifiuto di rappresentare una situazione familiare e sentimentale tradizionale sta sfociando in un radicale cambio di equilibrio nella visione del mondo. In particolare per le nuove generazioni, di cui facciamo parte e da cui non possiamo prescindere, lo squilibrio si avverte in quasi ogni situazione della vita. 

La precarietà e la colpevolizzazione stanno sostituendo la solidità e l’orgoglio, quello di un popolo, di una cultura, di una tradizione. Non possiamo restare indifferenti alle continue e sobillanti proposte di un mondo inesistente e disequilibrato, dobbiamo vivere con spirito critico e far notare queste incongruenze e ingiustizie anche al mondo che ci circonda.