Di Luca

Nel primo articolo abbiamo parlato di Hopper tenendo da parte altri due personaggi, i più iconici forse per quanto riguarda la rottura della serie con la narrazione tipica di Netflix e, guarda caso, sono anche fra i più apprezzati dal pubblico.

Mi riferisco a Steve Harrington e Eddie Munson. Ciò che accomuna le due figure, incredibilmente diverse fra loro, è il profondo cambiamento in positivo che affrontano con il succedersi degli avvenimenti nella serie. Chi ha creato i personaggi non ha voluto che si limitassero ad un cambiamento banalmente caratteriale, ciò che vediamo è una crescita etica e morale in senso virtuoso e talvolta eroico, frutto delle esperienze e delle sfide che fronteggiano.

Steve Harrington già dalla prima stagione è un personaggio di per sé coraggioso e spavaldo. Di famiglia benestante, popolare e ricercato dalle ragazze, all’apparenza impersona la figura del classico bulletto della scuola, ma lungo le stagioni mostra il suo coraggio schierandosi e battendosi per la donna che ama e per gli altri ragazzi, che si preoccupa sempre di proteggere dagli innumerevoli pericoli che affrontano rischiando lui per primo, tanto da diventare un vero e proprio punto di riferimento per alcuni di loro. Nell’ultima stagione si confida con Nancy, la ragazza della quale è innamorato, raccontandole del suo sogno, quello di avere con lei una famiglia numerosa e girare gli States a bordo di un camper con i loro figli. Dimostrando così di essere maturato e ponendo oltretutto in buona luce l’idea di famiglia tradizionale e numerosa, cosa che non ci si aspetterebbe mai da una serie targata Netflix.

Nancy aveva lasciato Steve fidanzandosi con un altro personaggio della serie, Jonathan Byers, il quale al termine della terza stagione si trasferisce in California e diventa amico di Argyle, un fattorino delle pizze con il quale condivide una grossa passione per l’erba. Visti i cambiamenti, le cose nella loro relazione non vanno più come dovrebbero. Così la ragazza sembra volersi allontanare dal suo attuale fidanzato che, senza girarci troppo intorno, si è ridotto ad essere un fattone sfigato per tornare con Steve, maturato e cambiato in positivo. Un’altra prospettiva per vedere la serie, che forse non vuole necessariamente sdoganare le droghe con l’introduzione di certi personaggi.

Eddie Munson compare nell’ultima stagione ed è senza dubbio uno dei personaggi più fighi mai partoriti dai creatori.

Nerd capo di un club di Dungeons and Dragons, metallaro e chitarrista di una piccola band, vive in una roulotte con lo zio, spaccia e sembra non riuscire diplomarsi, tipica figura di un ragazzo strambo ed emarginato di quegli anni. A causa di alcune coincidenze e per via delle sue caratteristiche Eddie viene accusato ingiustamente di essere colpevole dell’omicidio di una ragazza della scuola ed è costretto alla latitanza. I protagonisti sanno che è innocente, lo trovano e si unisce a loro per combattere contro il reale cattivo. Si confida ed ammette di aver passato tutta la vita a fuggire dai suoi problemi e scappare per lui è spesso la cosa più intelligente da fare. Incontrato Steve però sembra prenderlo da esempio e nell’ultima puntata si schiera e combatte al fianco dei ragazzi nel sottosopra in una delle più belle scene della serie. Con la sua chitarra elettrica, suona l’assolo di Master of Puppets dei Metallica per attirare a sé uno stormo creature alate, una volta braccato sceglie la via del sacrificio al posto che la fuga continuando ad attirare su di sé l’orda demoniaca pur di non fargli attraversare il portale che conduce al suo mondo. Eddie era un vigliacco ma cambia, sceglie di smettere di scappare e muore da eroe.

Questi personaggi non sono l’unica ragione per la quale ci piace questa serie e forse per la quale ha avuto molto successo.

Stranger things è ambientata poche decine di anni addietro e ci mostra un mondo che per quanto non fosse ideale, possedeva molte libertà che oggi sono solo un ricordo.

Basti pensare: come si sarebbero potute svolgere le vicende dei ragazzi nella odierna società del controllo? Fra tecnologia, telecamere, GPS e cellulari non sarebbero andati molto lontani nelle loro avventure i giovani protagonisti…

Le amicizie senza social network, i diversi passatempi, la realtà più semplice e senza connessioni virtuali, forse è proprio l’epoca in cui la serie è ambientata a renderla così avvincente e piacevole da guardare. Se la serie fosse stata ambientata ai giorni nostri dubito che avrebbe nutrito lo stesso successo.

L’ultimo motivo per cui ci piace? Un gruppo di ragazzi che combatte con pochi mezzi e scarse probabilità di successo contro un mondo malvagio di cui solo loro sanno l’esistenza dominato da un perfido manipolatore… Vi ricorda qualcosa?