Di Bologna
Se andiamo ad analizzare le varie divinità del mondo Olimpico possiamo riscontrare in loro comportamenti estremamente umani. Al contrario del Dio biblico infatti, la mitologia Greca e Romana ci regala aneddoti ed avvenimenti che oltre che essere didattici e cioè di insegnamento, sono anche in grado di divertirci e di farci sorridere. Questo perché gli Dei che incontriamo in questo cammino di riscoperta del mondo antico sono tutt’altro che dei severi Demiurghi, ma piuttosto degli individui guasconi e passionali.
Se parliamo di divinità divertenti e guasconi non possiamo esimerci dall’approfondire la figura del furbo Hermes, o Mercurio per i Romani, il giovane messaggero degli Dei.
Hermes nasce dall’unione clandestina del grande Zeus con Maia, ninfa delle grotte che proprio in una caverna lo partorisce all’insaputa di Era, la gelosissima moglie del suo focoso amante.
Nella grotta natale Hermes dimostra fin da subito di essere un pargolo divino decisamente precoce e di grande inventiva. La prima notte in fasce il piccolo approfitta del sonno della madre per uscire dalla grotta e cresce passo dopo passo, diventando una volta all’uscio un giovane prestante dagli occhi svegli e dorati. Notando nella sua esplorazione una tartaruga estrae il povero animale dal suo carapace, creando con questo unendovi sette corde la prima Lira. Il tema dell’amore di Hermes per gli strumenti musicali ricompare in diversi avvenimenti che vedono coinvolto il furbetto dell’Olimpo tanto che, creando anche il flauto e la prima armonica a bocca, il giovane rampollo di Zeus diviene in pratica il patrono dei musicisti e dei pastorelli della Grecia arcaica.
All’insaputa della madre il giovane Hermes fin dalla più tenera età non esita a compiere presto azioni ben più gravi. Durante una buia notte sottrae cinquanta vacche dalla mandria incustodita di Apollo, del resto chi avrebbe osato rubare ad una divinità tanto rispettata? Per non farsi scoprire Hermes conduce via le bestie facendole camminare all’indietro e rovesciando i propri calzari, in modo da sviare le ricerche che presto sarebbero seguite da parte dell’inferocito fratellastro.
Con un rispetto che non ci aspetterebbe da un novello “Dio dei ladri”, Hermes sacrifica due di quelle vacche dividendole in parti uguali. Dodici parti eque, una per ognuno degli Dei Olimpici, di cui lui tra l’altro è destinato a far parte.
Mentre il fuoco consuma la carne del suo sacrificio, Hermes torna alla grotta di Maia ed è proprio lì che lo raggiunge il grande Apollo che lo trova intento a suonare la Lira nonostante gli stratagemmi intentati dal giovane ladro per non farsi scoprire.
Apollo capisce bene che quell’adolescente dagli occhi dorati deve essere un altro figlio di Zeus e lo conduce sulla vetta dell’Olimpo per fare in modo che sia il padre di entrambi a stabilire i torti e le ragioni di ognuno. Nei fatti così facendo Apollo consacra il suo rivale alla regale dignità degli Dei Olimpici.
Come detto all’inizio di questo articolo però, gli Dei Greci sanno prendere gli avvenimenti con ironia e goliardia. Il divertito padre degli Dei infatti, dopo il dibattimento tra i suoi due figli, stabilisce la restituzione delle vacche al forte Apollo. Ammirando tuttavia la loquacità e la furbizia di Hermes così intento a mentire e ad ammansirlo per difendersi da una presunta punizione, lo prende al suo servizio come messaggero personale.
È così che il giovane furbetto diventa un vero e proprio protagonista delle vicende Olimpiche. Per farsi perdonare Hermes dona la propria lira ad Apollo, estasiato dalla musica di quello strumento sconosciuto. Ne ottiene in cambio il bastone con cui lo vediamo rappresentato in quasi tutte le sculture e le pitture che hanno immortalato alla memoria la figura del figlio di Zeus e Maia.
Hermes, come molti dei suoi fratelli e sorelle divini, diventerà nel corso delle sue avventure anche un affezionato protettore degli eroi mortali che lo hanno colpito particolarmente. Mentre Perseo si accinge infatti ad affrontare Medusa Hermes gli dona i suoi calzari e ad uno sconcertato Ulisse che si appresta ad incontrare la strega Circe, il rampollo divino indica una pianta che lo avrebbe salvaguardato dagli incantesimi della maga.
Per la sua arguzia e abilità nell’arte delle parole, Zeus rende il figlioletto anche patrono dei commercianti e dei viaggiatori, donandogli i suoi famosi calzari alati ed un cappello a falda larga: il miglior compagno per un viandante sulle strade di ciottoli delle campagne Greche.
In breve tempo Hermes si guadagna il rispetto e la simpatia delle divinità Olimpiche tutte.
Si dice che abbia aiutato nella composizione dell’alfabeto e nell’invenzione delle scienze astrologiche, che sia stato il primo pugile e che abbia inventato la ginnastica. Insomma un vero e proprio giovane prodigioso.
Dio astuto e lascivo quanto il padre, Hermes rivaleggia con Zeus nella seduzione di Ninfe e divinità concependo molti figli che si distingueranno come mitici ladri, araldi ed avventurieri, poeti e pastori.
Talmente è attraente ed acuto che riesce a sedurre anche la splendida Afrodite.
Hermes è l’eterno fanciullo, il giovanissimo valoroso ed intraprendente. È forse la divinità più vicina al genere umano perché tantissimi sono gli aspetti che è incaricato di ricoprire nel mondo reale. A tutti gli effetti egli è l’esempio di quella gioventù dirompente e irriverente che i ragazzi di tutta Europa oggi più che mai dovrebbero rifare propria.
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