Di Cerotto

Molteplici sono state le figure che hanno rivestito una importante posizione nell’epopea fascista.

Tra i nomi più conosciuti e quelli meno, sarebbe però un errore non citare e presentare brevemente lo spagnolo Manuel Hedilla.

Nato nella Cantabria il 18 Luglio 1902 rappresentò una delle correnti più rivoluzionarie e fedeli ai principi fondanti del fascismo all’interno della Falange Spagnola soprattutto dopo l’avvento di Francisco Franco.

Studente in una scuola Salesiana per poi diventare operaio meccanico, iniziò la sua attività politica tra le fila della Falange nel 1934 e grazie alla sua intelligenza e personalità, senza molte difficoltà, diventò leader e rappresentante per la sua zona.

Nel 1935 José Antonio Primo de Rivera visitò la sua regione e, nominò Hedilla capo provinciale e pochi mesi più tardi addirittura Consigliere Nazionale della Falange riconoscendo in lui tutte le carte in regola per rivestire, seppur così presto, un ruolo centrale nella lotta del movimento.

Anche Durante la Guerra Civile Spagnola si distinse per le sue ammirevoli capacità di leader, partecipando anche ai preparativi per la rivolta del 18 Luglio 1936.

Infatti per tutta questa serie di motivi, quando Primo De Rivera venne imprigionato, la leadership della Falange passò nelle sue mani.

Fu poi verso la fine del 1936, che la sua idea fascista rivoluzionaria si scontrò con i primi veri intoppi.

Molteplici furono le correnti nate all’interno della Falange, mai stata così numericamente forte prima. Nonostante però questo genere di vicissitudini, Hedilla riuscì a mantenere strette le redini e si confermò come “capo” anche in mancanza di notizie sicure sulla salute di Primo De Rivera.

Entusiasta per la conferma, in un incontro con il generale Francisco Franco riferì la decisione della sua riconferma a guida della Falange, decisione che Franco avvallò senza però menzionare del suo progetto di unificazione di tutta l’area politica sotto un unico nome ovvero il Movimento Nazionale.

Quando Hedilla venne infine informato di questo tentativo di unificazione, insieme alle frange più reazionarie e monarchiche, esternò tutta la sua disapprovazione, rifiutando il giorno stesso la fusione con le molteplici parti.

Posto agli arresti domiciliari, fu condannato per presunto colpo di Stato ai danni della giunta di Francisco Franco e condannato di seguito a morte.

Grazie però all’intervento di  Ramón Serrano Súñer e dell’ambasciatore tedesco la pena capitale venne tramutata in ergastolo, prima imprigionato delle Isole Canarie fu posto poi in libertà vigilata fino al 1947 data della sua liberazione.

Il suo spirito autentico e rivoluzionario fece emergere, dopo la sua morte nel 1970, una corrente chiamata Falange Autentica che fu incarnazione dell’animo più socialista e nazionale del movimento.