Di Elena
Anche quest’anno abbiamo finalmente accantonato gli Eurovision. E per fortuna aggiungerei.
La passerella allestita a Torino dopo la vittoria dei Maneskin dello scorso anno, è servita agli europei per fingere un po’ di solidarietà verso gli ucraini.
Più che trionfo di colori, il festival sarebbe definibile come un trionfo degli stereotipi più in voga del momento. Al via il bando dell’eterosessualità, soprattutto se maschile, pratica degradante e vergognosa. Infatti l’ultimissima sul mercato stabilisce che è considerabile come molestia sessuale dare del ‘’pelato’’ nel Regno Unito, quindi state attenti quando varcate il confine della perfida Albione.
In ogni caso la vittoria era scontata, un film già visto come la sicurezza della preventiva squalifica della Russia. I pericolosissimi cantanti russi avrebbero potuto indubbiamente destabilizzare quell’idilliaca atmosfera di pace costruita nella bella Torino dai più “virtuosi” tra gli europei.
Zelensky: il fotogenico presidente ucraino, tra un photoshoot e una lacrima in tv ha avuto il tempo di incitare gli europei a votare per l’Ucraina agli Eurovision, sperando di poter organizzare l’edizione dell’anno prossimo nella fin troppo sofferente Mariupol. Insomma signori, con la musica si vincono le guerre, basta che sia sponsorizzata bene.
Quando il corno squilla, il gregge si raduna. Dopo le numerose moine, le lacrime nel salotto di Bruno Vespa, Zelensky può sciabolare alla vittoria della sua ‘’amata’’ ucraina. Dubito seriamente che gli ucraini che sono rimasti a lottare per la loro nazione sacrificando tutto, abbiano avuto tempo e voglia di guardarsi la sfilata dell’ovvio. Riceve solidarietà tramite un televoto tra l’altro è anche abbastanza svilente per quel popolo in lotta.
Dopo l’appello, mancherà sicuramente poco alla fine della guerra. Cosa può sperare ora Putin se ha la consapevolezza che tutta Europa tifa per l’Ucraina? Sicuramente si starà crucciando tutto soletto a Mosca per questo risultato sorprendente e irragionevolmente inaspettato.
Stucchevole. La propaganda martellante intorno a questa guerra è stucchevole. Il risultato a cui si rischia di andare incontro è un odio generale e generico per gli ucraini che in questa guerra stanno subendo da troppe parti.
Santificare e demonizzare è da stupidi. Il bene e il male, come tutti gli opposti più estremi si sfumano nell’ottica contestuale in cui si trovano. Anche la prospettiva più oggettiva del mondo conserva una parte di soggettività. Il voler imbeccare la gente, insegnandogli “questo è bene e questo è male”, sottolinea una vena di saccenza non indifferente e si potrebbe dire di malcelata insicurezza. Esistono i promotori di idee ed esistono gli stupidi che seguono.
È vero, la leadership non appartiene a tutti, ma a differenza dell’ignoranza cieca e della superficialità, non deve nemmeno spettare a tutti.
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