di Alessia
Gli Anni 80 furono segnati da un’enorme tragedia generazionale: il consumo di droghe, in particolare di eroina. Le grandi città, colonizzate dalla tossicodipendenza e tappezzate di siringhe, portavano alla luce le prime morti da overdose, condizione a cui in quegli anni, gravò ulteriormente la minaccia dell’infezione da HIV. Essa determinò un incremento della morbilità e mortalità dei tossicodipendenti, e in Italia, negli Anni 90, divenne la prima causa di morte ancor prima dell’overdose.
Sempre in Italia, l’approccio rivolto alla riabilitazione e al trattamento di persone dipendenti da sostanze di abuso non fu un vero e proprio successo. Chi seguiva un percorso di riabilitazione doveva anzitutto farlo in maniera volontaria, e non sempre l’approccio educativo e il sostegno psicologico bastavano per il trattamento di questo nuovo disagio a cui non si sapeva come approcciare.
Con l’istituzione dei dipartimenti per il servizio delle tossicodipendenze, il metodo farmacologico con l’impiego di metadone sembrava aver dato una speranza, rivelandosi però solo un palliativo e funzionale esclusivamente per alcuni tipi tossicodipendenza.
Negli stessi anni, uno scenario diverso si rendeva noto in Svizzera, che fronteggiava la stessa catastrofe sociale che affliggeva l’Italia, impiegando però una politica diversa sulle droghe, distribuendo in maniera controllata una forma farmaceutica dell’eroina, esclusivamente da prescrizione medica, per i pazienti resistenti ad altri tipi di trattamento.
Questo modello, strano ma vero, nato come esperimento per contrastare la drammatica situazione del consumo di droga in Svizzera, nel tempo riscosse enorme successo oltre che efficacia.
Detta politica dei 4 pilastri, essa si basa da ormai oltre 25 anni sulla prevenzione, trattamento, regolazione e riduzione del danno. Elementi, che, già negli anni 90, stroncarono le scene aperte della droga nelle strade di Zurigo.
A condurre il programma è un team di terapisti, psicologi, medici e infermieri che garantisce prestazioni mediche oltre che supporto psicologico a queste persone.
Chi decide di partecipare al programma acconsente di diventare a tutti gli effetti un paziente con malattia cronica.
È importante considerare che può accedere al trattamento esclusivamente chi ha già tentato altri metodi alternativi come l’uso di metadone, senza ottenere risultati.
Nella pratica, i tossicodipendenti si recano nelle strutture abilitate e, esclusivamente sotto sorveglianza, e dopo aver accettato di intraprendere un percorso psicologico, possono fare uso della sostanza in sicurezza.
Altrettanto importante è considerare che qui, la sostanza in uso è molto diversa dall’eroina da strada, è infatti prodotta per essere somministrata come terapia esclusivamente a soggetti 100% tossicodipendenti, e certificata come formula farmaceutica con il nome di acetilmorfina.
Tra critiche ed elogi in merito, ciò che parla chiaro sono i numeri e i fatti.
Si registra infatti una diminuzione dei decessi legati all’uso di droghe insieme al rischio di contrarre malattie a trasmissione parenterale come Epatiti e HIV, oltre che della criminalità legata allo spaccio. La salute dei pazienti migliora, aumentando con essa anche la probabilità di acconsentire a condurre volontariamente un percorso riabilitativo, migliorando le condizioni sanitarie e sociali penalizzando il degrado nelle strade.
Se non volontariamente, i tossicodipendenti non possono essere costretti all’astinenza, le droghe, di qualsiasi tipo esse siano, sono un problema possibile da prevenire, talvolta, ma impossibile da estirpare guardando alla realtà dei fatti.
Ciò che accade da anni in Svizzera è ridurre i danni esistenti, i rischi e pericoli che la tossicodipendenza provoca al singolo e alla collettività, garantendo una stabilità non indifferente.
Di fronte a questo scenario alcune domande sorgono spontanee.
La proibizione è davvero l’unica alternativa possibile? Quante e quali alternative abbiamo realmente per eliminare il problema? È pronta la società odierna ad accettare un simile approccio? E soprattutto, chi è disposto a mettere in discussione la propria morale a favore del benessere sociale?
Secondo gli ultimi dati della relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, si stima un aumento di overdosi e ricoveri correlati all’uso di sostanze, oltre alle diagnosi tardive di AIDS. In aumento anche i decessi per overdose nel 2019 registrati 373 casi.
Il 70-80% delle persone dipendenti da oppiacei in Svizzera segue una terapia sostitutiva, 3/4 di tossicodipendenti che fanno uso di droghe per via endovenosa impiegano siringhe sterili per l’iniezione.
Il numero di decessi per droga in Svizzera dal 1995 al 2016 è diminuito del 64%, nel 2019 si registrano 141 decessi.
In Europa è la Svizzera a conquistare il podio per quanto riguarda l’impiego di misure di riduzione dei danni dall’uso di droghe.
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