Di Jen

Troppo spesso sentiamo dell’Italia come un paese fossilizzato, dove la ricerca non può andare avanti a causa della mancanza di fondi, abitato da persone che hanno perduto l’antico genio proprio del popolo che ha dato un apporto non indifferente alle innovazioni messe in campo sin dai tempi più antichi. Troppo spesso, quindi, la pedante associazione tra Italia, pizza e mandolino, scontornata della faziosa ironia che sottende, diventa il simbolo del nostro paese.

Sotto le rovine di un paese dilaniato dalle istituzioni ribolle però ancora “l’italico genio” come è stato dimostrato in occasione dell’Oceanology International. Questo evento, tenutosi a Londra, è dedicato alla salvaguardia dei mari e degli oceani e ha visto la partecipazione attiva di dieci ambasciatori italiani che hanno presentato i propri progetti nell’ambito dell’innovazione marina non invasiva ma fortemente legata al concetto di sostenibilità. Tra gli stand presenti all’ evento a destare particolare interesse per gli 8000 spettatori presenti sono stati due spin-off dell’università della Calabria che hanno presentato un progetto chiamato 3D Research. Questo ha come obiettivo principale quello di rendere accessibili le rovine archeologiche sottomarine, oggi riservate a sommozzatori specialisti che possiedono un brevetto di immersione.

Nello spiegare cosa ha spinto gli ideatori di questo progetto, Maurizio Muzzupappa, Fabio Bruno e Marco Pina, si evince che l’esplorazione marina ha sempre suscitato molto fascino nell’ immaginario collettivo anche alla luce della grandissima varietà di reperti che costudiscono i fondali del nostro paese localizzati soprattutto nei pressi della regione Calabria. Un patrimonio di certo troppo vasto e prezioso per essere lasciato inesplorato, per questo si è ritenuto necessario sviluppare delle tecnologie che favorissero la diffusione del sapere. È così che, quello che può sembrare tanto oscuro e lontano, può essere esplorato in realtà come una sorta di acquario dove a spiccare sono i reperti archeologici invece che le varietà dei pesci.

Gli ideatori di tale progetto nel loro comunicato non hanno lasciato nulla al caso ed hanno fornito una sommaria spiegazione del funzionamento del sito

«Il sistema – come si può leggere nell’intervento riportato dal sito della società – è costituito da un semplice tablet, corredato di scafandro impermeabile, e di un sistema di geo-localizzazione acustica, un vero e proprio GPS subacqueo, grazie al quale i visitatori sono in grado di conoscere in tempo reale la propria posizione. Questa viene indicata su una mappa 3D dell’intera area, grazie alla quale è possibile tracciare il proprio percorso di visita e soffermarsi a leggere i vari “punti di interesse” recanti informazioni storico-archeologiche sui resti presenti».

Il progetto presentato a Londra pone l’attenzione sul grande patrimonio archeologico sottomarino del nostro paese e ne promuove l’accessibilità, che è un fattore importante e imprescindibile per la diffusione della cultura, soprattutto in questo caso visto che rimarrebbe di nicchia date le svantaggiose condizioni fisiche che non permettono di vedere da vicino i reperti. Ma oltre ciò sottolinea che il genio italico non è del tutto assopito ma anzi, attivo nella ricerca di un file rouge che colleghi il nuovo all’antico per andare avanti senza dimenticare le grandi opere del passato.