Milano, 29 marzo – È andato in scena all’Istituto Europa Unita di Lissone l’ennesimo capitolo della cancel culture antifascista: una conferenza per parlare di Giuseppe Mazzini si trasforma in una caccia all’uomo (fantasma) tra i banchi delle classi.
Ancora una volta ci troviamo costretti a commentare l’ennesimo atto di censura che una certa casta di docenti ideologizzati perpetra impunemente dentro le scuole italiane. A Lissone una conferenza per parlare di Giuseppe Mazzini, con il giornalista e vice-direttore de “La Verità” Francesco Borgonovo, viene ostacolata e boicottata dai docenti perché “inattuale” e troppo tendente a concetti vietati come patria e nazione, giudicati “non consoni” all’ambiente scolastico. Cos’è quindi consono ad un ambiente scolastico? Tutto ciò, ovviamente, che piace alla scuola rossa, progressista e di sinistra. Il nazionalismo tanto vituperato da certi professori va bene solo se declinato in salsa partigiana, o più recentemente ucraina.
“Oggi – dichiara Andrea Grieco, responsabile per la Lombardia del Blocco Studentesco – abbiamo visto un sistema di potere muovere i suoi tentacoli sulla libera espressione degli studenti. Come può un personaggio chiave del Risorgimento essere ‘inattuale’ per studenti di quarto e quinto che affronteranno proprio in questo periodo quella stagione storica sui banchi di classe? Sono tutte scuse, atte a mascherare il controllo che i docenti di sinistra vogliono mantenere sulle menti degli studenti e sulla cultura. Rifiutando un confronto di alto profilo, quale era una conferenza con il vicedirettore di una testata nazionale, l’istituto ha rinunciato al principio stesso d’educazione fondato sul confronto, la crescita e la curiosità. Qual principio d’educazione è mai quello che si fonda sulla repressione? Si chiedeva Mazzini oltre un secolo fa. Inattuale, giusto?”.
“La scuola italiana – continua Grieco – è schiava di un sistema di potere incancrenito sulle sue posizioni e che non accetta confronto, nonostante la costante ostentazione di principi democratici. Non ci lamentiamo, sappiamo che il gioco democratico significa giocare alle regole di lobby, caste e sistemi nemici alle idee che noi vogliamo veicolare dentro le scuole: partecipazione, volontarismo, coraggio. Mazzini è simbolo di una gioventù che nel passato ha saputo costruire dal nulla la nazione italiana così come la conosciamo, inseguendo ideali tutt’oggi attuali sul lavoro, l’economia, l’educazione e la giustizia sociale, nonché simbolo riconosciuto in tutto il mondo della lotta contro la tirannia. È tragicomico che sia stato un istituto chiamato Europa Unita a boicottare una conferenza sul fondatore della Giovane Europa ed ispiratore delle primavere di rivolta contro i regimi dinastici di mezzo continente”.
“A 150 anni dalla sua morte – conclude la nota – il patriota genovese ancora riesce a spaventare i reazionari di ogni risma. Troppo rivoluzionario per le menti accademiche e nozionistiche di professori e giovani vecchi. Se oggi abbiamo un altro modo di pensare il lavoro e l’economia, lo stato e la partecipazione, la classe e la nazione, lo dobbiamo a lui e non a falsi miti e filosofi d’importazione come Marx. La repressione non ci spaventa, né quella istituzionale né quella culturale, ma ci sprona a dare il nostro contributo e spingere su quelle porte dove è scritto vietato!”.
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