Di Geox
Che cosa si intende, esattamente, per inflazione? Se chiedessimo ai non esperti del settore, questi risponderebbero: «L’inflazione è l’aumento continuo e generalizzato del livello dei prezzi».
Questa è la definizione più accettata e diffusa al giorno d’oggi ma, come vedremo, è ingannevole ed imprecisa. La cosa è evidente non appena ci si domanda quali siano le cause che provocano l’impennata di questo parametro. Secondo quanto riportato dai giornali infatti, il rischio inflazione è dettato dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime. L’inflazione sarebbe quindi l’aumento dei prezzi ed i prezzi in aumento provocherebbero a loro volta l’inflazione! Ma in un mondo in cui progressivamente le parole si sono svuotate del loro significato (si pensi ad esempio al termine “missione di pace” per indicare gli interventi militari in Iraq ed Afghanistan), anche questo termine economico è andato incontro ad un analogo destino. Se vogliamo quindi comprendere che cosa sia realmente l’inflazione ed in quale modo questa causi l’aumento continuativo e generalizzato dei prezzi, dobbiamo tornare alla sua definizione originaria, ovvero quella utilizzata dalla scuola austriaca di economia: “L’inflazione sta ad indicare l’incremento della quantità di moneta e di banconote in circolazione e nei conti correnti”.
Notiamo però che i media cosiddetti mainstream usano il termine inflazione per indicare un fenomeno che non è nient’altro che una conseguenza dell’inflazione stessa, ovvero la tendenza di tutti i prezzi e dei salari ad aumentare. Insomma, come diceva l’attore Ugo Tognazzi: «Inflazione significa essere povero con tanti soldi in tasca».
Vediamo ora per quale motivo, in caso di aumento della quantità di moneta in circolazione, i prezzi tendono a salire. Facciamo un esempio pratico: Franco, che di professione fa il coltivatore, si reca al mercato rionale per vendere le sue patate. Dall’esperienza delle settimane passate sa che fissando il prezzo a 2 euro il Kg riuscirà a vendere tutti e 15 i Kg di patate che ha portato con sé. In piazza ci sono Arianna, Beatrice e Gaia che sono scese per fare la spesa: ognuna ha deciso di destinare 10 euro all’acquisto di patate dall’ortolano. Passa prima Arianna e ne compra 5 kg, poi Beatrice fa lo stesso ed infine, nella tarda mattinata è il turno di Gaia, che acquista gli ultimi 5 kg.
La settimana seguente il prezzo delle patate è sempre di 2 euro ma nel frattempo è successo qualcosa. Arianna ha infatti sposato un bravissimo falsario ed ora può destinare all’acquisto di patate non più 10 ma 20 euro, di cui 10 falsi. All’apertura del mercato Arianna acquista subito 10 Kg di patate e se ne va. Quando poco dopo giunge Beatrice e compra gli ultimi 5 Kg Franco si ritrova senza più mercanzia. Siamo solo a metà mattinata e le patate sono già state tutte vendute: non c’è più nulla per Gaia, che torna quindi a casa a mani vuote.
Nei giorni seguenti Franco ragiona tra sé e sé: “Poiché non posso portare al mercato più di 15 Kg di patate e dal momento che a 2 euro le ho vendute tutte subito, potrei provare ad aumentare il prezzo!”. E così la settimana successiva il prezzo delle patate è di 2,50 euro al chilo. Come al solito passa Anna con i suoi 20 euro, con i quali ora può acquistare solo 8 kg di patate, seguita da Beatrice e Gaia, le quali si dividono a metà gli ultimi 7 chili, pagando 8,75 euro a testa. Franco l’ortolano se ne torna a casa con 37,5 euro, sette e mezzo in più della settimana precedente.
Che cosa ci insegna questo breve aneddoto esemplificativo? Le prime persone a ricevere la moneta nuova incrementano il loro reddito a spese di chi la moneta non la riceve: Anna riesce in un primo tempo ad acquistare i prodotti al “prezzo vecchio” ed anche dopo l’adeguamento dei prezzi può comprare più patate di quanto riuscisse a fare in partenza (+3 Kg), il tutto a spese di Gaia e Beatrice (-1,5 Kg a testa). Il prezzo aumenta in seguito ad un incremento della domanda. Franco non aumenta il prezzo delle patate perché è un negoziante “cattivo” e/o “speculatore”, ma lo fa in seguito ad un aumento della domanda di patate innescata
dai 10 euro falsi di Anna. Un eventuale intervento governativo volto a calmierare il prezzo non farebbe altro che peggiorare la situazione (per i lettori più curiosi, nel cap. XII dei Promessi Sposi di Manzoni se ne dà una splendida descrizione).
I prezzi non vengono adeguati in modo istantaneo ed uniforme. Trascorre infatti del tempo tra l’introduzione della moneta nuova e l’aumento effettivo dei prezzi e questi ultimi non aumentano in modo uniforme. Come mai?
Siamo sempre al mercato e stavolta ci occupiamo di Dario, che di professione fa il macellaio. Anna è vegetariana, Gaia e Beatrice spendono ogni settimana 10 euro per comprare del filetto ed a fine giornata Franco l’ortolano destina un terzo dei suoi ricavi (10 euro) all’acquisto di carne. Immaginiamo che la prima settimana il prezzo della carne sia di 10 euro al Kg e che Dario abbia in negozio 3 Kg di carne, che vengono tutti venduti. Per tre settimane non succede nulla fino alla sera della quarta settimana, quando Franco arriva in negozio con 13 euro (ne ha incassati 37,5) e vorrebbe acquistare della carne che però non c’è. Che cosa accadrà la settimana seguente al prezzo della carne? Dario lo aumenta ad 11 euro al chilogrammo!
La moglie di Dario, Laura, si era lamentata con lui per l’”immotivato” aumento del prezzo delle patate… Con il passare del tempo, man mano che la nuova moneta “circola” nell’economia, vi sono adeguamenti nei prezzi di tutti i beni (ed eventualmente anche nei salari), ma in tempi ed in modalità diverse: la settimana successiva all’introduzione dei 10 euro falsi il prezzo delle patate è aumentato del 25% mentre la settimana seguente è toccato alla carne rincarare del 10%. L’effetto globale è proprio quello di un aumento continuo e generalizzato dei prezzi e dei salari, accompagnato da un trasferimento di ricchezza reale dagli ultimi a “ricevere la moneta nuova” (i salariati il cui stipendio aumenta solo alla fine) verso i primi ad utilizzarla.
Ma nel mondo reale chi è il falsario e soprattutto chi è Anna?
La Banca Centrale, il falsario cosiddetto “a norma di legge”. Nessuno avrebbe dubbi nel definire furto l’attività di un falsario, anche quando i lestofanti sono interpretati da Totò e Peppino, come nel film “La banda degli onesti”. Quando invece il “falsario” è monopolista e svolge la sua attività per legge, ecco che la sua attività cessa di essere “furto” e diventa “politica monetaria”, mentre l’immissione in circolazione di nuove banconote create dal nulla viene salutata come “iniezione di liquidità per stimolare l’economia”. Il meccanismo con cui vengono messe in circolazione le nuove banconote non è semplice: la Banca Centrale Europea non va come Totò a far compere dal tabacchino. Quello che fa è invece regolare il sistema delle banche commerciali, stabilendone i requisiti di riserva obbligatoria, ovvero la percentuale dei titoli e soprattutto dei depositi che deve essere depositata presso la Banca Centrale, fissando il tasso di interesse per i propri prestiti ed intervenendo come “prestatore di ultima istanza” ogni volta che le banche si trovano in difficoltà. Scordatevi la figura dell’usuraio violento e senza cuore; se siete “Anna”, ovvero le banche commerciali, la BCE e la Fed saranno sempre pronte a prestare del denaro fresco di stampa! Non sono le “patate” però l’obiettivo privilegiato degli investimenti bancari. Gli istituti di credito, sicuri di avere le spalle coperte dalla Banca Centrale, si comportano piuttosto come un giocatore d’azzardo che punta su investimenti sempre più rischiosi (qualcuno ha parlato di derivati?) senza preoccuparsi delle conseguenze. A questo proposito nell’ultimo documento della Banca d’Italia possiamo notare come gli esborsi netti in derivati finanziari da parte delle amministrazioni pubbliche italiane siano cresciuti in modo significativo negli ultimi anni. Così nascono le bolle speculative e così si determinano le crisi che seguono. Come dite? Sono aumentati i prezzi di pane, gas e benzina? Chissà perché…
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