Di Alberto
All’1:30 del mattino del 13 marzo, ora irachena, il capoluogo del Kurdistan iracheno, Erbil, è stato scosso dai boati che hanno squarciato il silenzio della notte.
L’obiettivo dei 12 missili era il consolato statunitense in città. Gli ordigni erano dei “ Fatih-110 “ iraniani e non sono stati intercettati dalla contraerea e hanno creato diversi danni sia all’interno del consolato che nei dintorni.
I missili, secondo la ricostruzione, sono partiti direttamente dal territorio iraniano e sarebbero la risposta ad un attacco israeliano avvenuto in Siria nei giorni precedenti, essendo il consolato israeliano molto vicino a quello statunitense a Erbil.
Sebbene non ci siano stati feriti fra il personale diplomatico viene da chiedersi come mai i sistemi di sicurezza e contraerea che proteggono l’area non si siano attivati.
È comunque interessante notare come l’orario dell’attacco coincida con quello che ha portato all’uccisione del generale Qasem Soleimani, a riprova di come il paese sciita non abbia mai messo da parte il desiderio di vendetta nei confronti di Washington. Le tempistiche di questo attacco possono essere ricondotte alla situazione Ucraina che mantiene l’attenzione statunitense in Europa.
L’episodio dimostra come la tensione nell’area non sia mai cessata e nonostante la crisi europea gli attori regionali continuano a confrontarsi nei conflitti che vanno avanti da anni.
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