Di Rocco

L’attuale conflitto tra Russia e Ucraina provoca sicuramente in molti sgomento e rabbia. Popoli fratelli si stanno combattendo, i civili inermi cadono sotto i feroci colpi dell’artiglieria nemica, e donne e bambini sono costretti ad abbandonare la propria terra da un giorno all’altro, privati di una vita serena. Le domande che rimbalzano alla mente sono innumerevoli, ma in questo contesto cercherò di rispondere solo a due: si poteva evitare questa guerra? Quali sono le responsabilità politiche che hanno portato a tutto ciò?

Dal punto di vista politico le responsabilità della NATO e dell’Unione Europea sono innegabili.

Le mire espansionistiche della NATO, dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi, hanno di fatto portato ad un isolamento territoriale della Russia. La risposta russa era certamente prevedibile e la guerra evitabile. Nelle scorse settimane, durante la trasmissione “Piazzapulita” di Corrado Formigli, è intervenuto il professor Alessandro Orsini, rivelando che durante l’ultima estate la NATO ha condotto tre gigantesche esercitazioni militari che riproponevano scenari di guerra in Ucraina: “Brezza marina” nel giugno 2021, “Tre spade” nel luglio 2021, “Tridente rapido” nel settembre 2021. Proprio durante quest’ultima esercitazione la situazione era sul punto di sfiorare il collasso per via della tensione tra flotta russa e navi della NATO.

Tutto ciò avveniva su suolo europeo, e «dov’era l’UE mentre accadeva tutto questo?», si domanda il professore. Perché non si è imposta contro il blocco NATO per fermare una pericolosa azione che avrebbe potuto portare a un terribile conflitto in Europa. Ed infatti, è proprio ciò che è accaduto, e ora tutti ne paghiamo le conseguenze, gli ucraini con la vita, noi altri europei, per ora, dal punto di vista economico. Ora, però, prova ad autoassolversi consegnando armi all’Ucraina, il che non rappresenta di certo una soluzione per porre fine ai combattimenti, ma, anzi, è la via principale per prolungarli e, dunque, mettere ancor di più a repentaglio le vite dei civili. Ma L’UE nasce come organo a tutela della pace in Europa. Anche ora, a guerra inoltrata, il ruolo di Bruxelles è quanto più marginale. Putin, infatti, interloquisce solamente con Francia, USA e Israele. Poste queste considerazioni, è proprio lo stesso Orsini a suggerire un quesito più che doveroso: si può affermare che l’Unione Europea sia un organismo politicamente fallito?

Per ultimo, anche il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, ha delle responsabilità. Illuso da un Occidente che lo ha usato e poi abbandonato alla mercé di un nemico ben più potente.

Le risposte del blocco occidentale, al momento, sono le dure sanzioni ai danni della Russia, che però rischiano di avere uno spaventoso effetto boomerang. Se da un lato appaiono ridicole e ipocrite quelle sul campo sportivo, come la decisione di escludere tutti gli atleti russi, persino quelli paraolimpici, dalle competizioni sportive, dall’altro ben più serie sono e saranno quelle economiche.

L’economia russa sta subendo dei durissimi colpi, dall’inizio della guerra il rublo è crollato del 37% ed avrebbe già polverizzato 30 miliardi di dollari di PIL, con il rischio sensibile di portare il paese al default. Tra i provvedimenti principali l’esclusione dal sistema Swift, il blocco sulle riserve in valuta estera, ai mercati internazionali e al commercio estero. Inoltre, sono stati sequestrati moltissimi beni degli oligarchi Putiniani in Occidente, il tutto a favore di Emirati Arabi e dei Sauditi, prontissimi ad accogliere patrimoni di nuovi ricconi. Insomma, la strategia dell’occidente, USA in testa, è chiara, distruggere economicamente la Russia, per destabilizzarla socialmente e portarla sull’orlo di un Regime change. Biden e la Casa Bianca sanno che possono vincere questa guerra senza sparare un colpo, e che tanto a piangere i morti sarà solo l’Europa. Per di più, ora che i combattimenti sono iniziati, non è strano supporre che ci sia anche un certo interesse affinché essi si prolunghino, per due ragioni principali: indebolire il più possibile la Russia, e studiarne fino in fondo le capacità belliche.

Mosca, intanto, si prepara a rispondere con delle controsanzioni, che, come detto, possono avere effetti devastanti. I Paesi europei dipendono in larga parte dalla Russia per l’importazione di gas, petrolio, alluminio e nickel, e dall’Ucraina per il grano, e pagano l’inadeguatezza di non aver trovato fonti di sostentamento alternative. Gli effetti economici li stiamo vedendo già nell’immediato, con i prezzi alle stelle e il razionamento dei viveri che in alcuni supermercati è già iniziato. Il prezzo del gas è arrivato a superare i 100 dollari per MWh e quello del petrolio è passato dai 70 dollari al barile di poche settimane fa ai 100 attuali.

Inutile dire che, se dovessero prolungarsi ed aumentare, si rischierebbe di arrivare a una situazione di forti conflitti sociali.

La sopracitata uscita dallo Swift, in particolare all’Italia, potrebbe costare 33 miliardi di euro.

Le risposte del governo, forse troppo impegnato a mantenere e prolungare le restrizioni covid, stentano ad arrivare, intervallate dagli interventi inadeguati e comici, se non fossimo in tempi di guerra, del Ministro degli esteri Di Maio, a quelli contraddittori del Ministro della Transizione energetica Cingolani, che prima escludeva ripercussioni sui prezzi del gas e ora ammette che potrebbero arrivare a prezzi altissimi.

Una cosa però dobbiamo tenere in conto: abbiamo la possibilità di ricevere l’esempio di migliaia di giovani che in barba ai giochi dei burocrati sono corsi ad arruolarsi per l’Idea in cui credono, per la propria identità. Ragazzi come noi, che da un giorno all’altro si sono trovati catapultati dal divano di casa a un fronte di battaglia. Perché l’unica cosa che importa è non arrendersi e difendere anche l’ultimo pezzo di terra, a costo di pagare questa scelta con la vita. Da questo spirito, dovremmo far riaffiorare le radici per l’Europa che verrà.