Di Bologna

È proprio di ieri la notizia che altri due membri del branco di Milano sono stati arrestati dalle Forze dell’ordine per l’aggressione e il tentato stupro ai danni di due giovani tedesche nel pieno centro del capoluogo lombardo.

Ancora una volta una baby gang di giovani stranieri di seconda o terza generazione ha dimostrato di poter fare il bello e il cattivo tempo anche di fronte a decine di agenti in assetto anti-sommossa. Degli arresti non ne parliamo, tardivi e mossi dal caso mediatico. Se non fossero circolati i video delle violenze forse tutto sarebbe passato in sordina.

Le molestie ai danni di ragazzine indifese sono solo l’ultimo e il più grave atto di una serie di violenze che in realtà questi branchi di giovanissimi stanno introducendo nelle nostre città ormai da tempo. Pestaggi e spaccio, rapine a giovani coetanei, aggressioni a mano armata con lame o aste sono il pane quotidiano per dei ragazzi che hanno deciso di aderire ad una di queste gang, ed è proprio questo il punto.

Queste bande di ‘Bimbi soldato’ fanno gioco sul numero della propria gang e sulla propria spregiudicatezza nel fare uso di cruda e pura violenza per ottenere i propri scopi, cosa che li rende assolutamente inarrestabili agli occhi del giovane medio europeo: assuefatto dalla tecnologia, dal cibo spazzatura, devirilizzato e non avvezzo a reagire ai torti subiti. Ecco dunque che questi baby criminali possono atteggiarsi a gangsters senza timore di avere rivali nella gran parte dei centri in cui spadroneggiano.

La creazione di enclavi criminali di stranieri scevre di ogni controllo e legge è un processo ormai consolidato che sta avvenendo in tutta Europa, basti pensare alle Banlieue di Parigi, piuttosto che ad enormi porzioni della metropoli londinese dove nei fatti vige la Sharia. Tutto ciò perché il problema è stato sminuito da chi avrebbe dovuto ostacolarlo e portato invece come archetipo di progresso da chi aveva tutto l’interesse di incentivarlo.

Ma l’Italia ha un enorme vantaggio: conosce ciò che è successo negli altri paesi dove questo processo è in una fase più avanzata e può ancora reagire prima di soccombere alla perdita della propria identità. Come? Sicuramente non aspettiamoci che la risposta arrivi dalla nostra classe politica o da qualche “agitatore di popolo” pronto a soffocare l’opposizione a questo sistema in finte battaglie destinate a perdere in partenza.

No, l’unico argine alla criminalità ‘da ghetto’ giovanile deve essere la gioventù stessa. Siamo noi giovani che dobbiamo capire che reagire alle ingiustizie deve essere la norma e non una virtuosa eccezione. Siamo noi giovani che dobbiamo reagire, allenandoci allo scontro, al saperci difendere anche se questo non dovesse mai essere necessario.

Praticare degli sport, se possibile da combattimento, e curare il proprio corpo però non può essere l’unica soluzione in risposta al decadimento dei nostri coetanei. Ecco perché dobbiamo anche riscoprire e far conoscere degli esempi di cultura virtuosa, che ci appartiene da secoli, e contrapporli costantemente nel nostro stile di vita a questa moda del ‘Ghetto’ afroamericano, della società multietnica che sfocia in un’Anarchia totalmente nichilista e fuori controllo.

La soluzione è in mano nostra, siamo noi che abbiamo la chiave per reagire o possiamo rimanere inerti e soccombere: non abbiamo scuse per non fare ciò che è giusto.