Di Bianca
Ognuno di noi in qualche modo ha avuto a che fare con le conseguenze dovute all’impennata dei contagi delle ultime settimane, e, cosa decisamente peggiore, alla gestione burocratica di questi numeri. I media ora hanno momentaneamente abbandonato la lode al green pass come unico strumento in grado di salvare l’Italia per riparare, ancora una volta, nella narrazione catastrofista del numero dei positivi.
Sono passati quasi due anni dall’inizio nel nostro paese della pandemia di Covid-19, la cui gestione ha ormai totalmente distrutto quel poco che restava della nostra economia nazionale; confermando il fallimento di una burocrazia a dir poco incapace, e nascondendosi dietro alla “verità scientifica” per giustificare disposizioni folli e spesso contradditorie fra loro.
La situazione, in sostanza, è cambiata di poco o nulla rispetto al 2020. L’allarmismo mediatico è lo stesso che è esploso improvvisamente all’inizio di marzo di due anni fa, e che da allora non è mai venuto meno, diventando anzi sempre più pressante mese dopo mese, arricchendosi progressivamente di capri espiatori da ricercare fra i cittadini. L’unica differenza che si può notare, oggi, è che tale catastrofismo è ora di natura assai diversa.
L’elevato numero di contagi con la mancata disponibilità di tamponi, di personale sanitario e di una risposta burocratica e amministrativa adeguata ai positivi hanno decretato il collasso definitivo della gestione della pandemia (non che prima si sia rivelata efficiente, vista l’enormità dei tagli alla sanità effettuati negli ultimi anni). La conseguenza è la mancanza di dipendenti praticamente in tutti gli ambiti lavorativi, con il rischioso avvicinamento di un arresto generale dell’attività produttiva nazionale, al quale il governo è (e sarà) chiaramente incapace di far fronte.
Una situazione paradossale: per settimane e settimane non abbiamo sentito altro che dati su dati, morti su morti, percentuali su percentuali promettenti l’apocalisse, e proprio per far fronte all’apocalisse che il sistema prevede, esso stesso fallisce. Un sistema che, gridando alla catastrofe per preservare e legittimare sé stesso, non riesce più a reggere la sua stessa retorica e finisce per crollare sotto alla pressione da lui creata.
Una credibilità già di per sé misera, almeno per chi guardando allo stato di emergenza non ha accettato come dogma assoluto tutto quello che è stato propinato dagli esecutori del “governo dei migliori”. Chi è in grado di leggere e interpretare i dati, infatti, può dedurre senza difficoltà che non possono i non vaccinati (che ammontano più o meno al 10% della popolazione) essere responsabili di un tale numero di contagi; chi sostiene il contrario è semplicemente in malafede.
Quindi anche il capro espiatorio dei non immunizzati, il cavallo di battaglia del governo negli ultimi mesi, sta diventando sempre più difficile da sostenere. E gli stessi che fino a poche settimane fa erano riuniti sotto il coro mediatico del “vacciniamoci” (letteralmente), facendo fronte comune contro i non immunizzati, ora si attaccano a vicenda mettendo in dubbio l’uno la preparazione dell’altro, riducendo la famosa e decantata fiducia nella scienza e nei professionisti a un qualsiasi dibattito sui social con tanto di hashtag.
Una realtà che sta iniziando a palesarsi sempre più chiaramente e che sempre più italiani stanno iniziando a notare; che sia per lo stress dovuto alla quarantena, in cui buona parte della popolazione si è ritrovata negli ultimi giorni, o che sia per un effettivo informarsi sulla situazione, le crepe di una narrazione fasulla e imbevuta d’interessi stanno diventando sempre più evidenti, lentamente ma progressivamente.
L’inizio della fine (forse?) più di una retorica che di una linea politica, crollata a causa delle sue stesse contraddizioni. E per noi, che vediamo la pandemia come la prova definitiva del fallimento di questo sistema e non come la sua causa, forse il momento è arrivato per far aprire gli occhi a chi ancora si ostina a credere che tutto finirà fra due mesi, che andrà tutto bene, che il vaccino ci salverà.
Gli ultimi tempi ci hanno senz’altro dimostrato quanto gli italiani (non) siano in grado di contestualizzare le scelte politiche del governo, accogliendone passivamente i diktat come se fossero verità assolute. Ma se per consapevolizzare gli italiani è necessario togliere loro lo spritz dalle mani, che sia: i rimandi alla spiritualità, alla Patria e all’amore necessario per difenderla incondizionatamente non attirano più. O almeno, non subito.
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