Mercoledì all’alba io e una ventina circa di miei compagni d’istituto abbiamo messo le catene ai cancelli del Giovanni XXIII. Ci avevamo già provato due giorni prima, ma il tentativo di occupazione non è andato a buon fine. In quel momento, noi studenti abbiamo deciso di rivolgerci al sindacato noto come Blocco Studentesco in cerca di sostegno. Tre dei loro erano con noi mercoledì mattina, e sono tutt’ora con noi nel corso dell’occupazione. Ci aiutano nel servizio d’ordine e nell’organizzazione delle attività, oltre a darci consigli che si sono rivelati fondamentali a livello burocratico.
Dopo tutto l’impegno e dopo averci messo la faccia in prima persona trovo offensive le dichiarazioni che provengono da alcuni dei nostri docenti e dai rappresentanti del nostro stesso istituto, che ci hanno descritti come incapaci di prendere posizioni, immaturi e privi di senso critico.
La triste verità è che chi non ci ha appoggiato e non ha creduto nel nostro senso di rivalsa è proprio chi dovrebbe darci gli strumenti per sviluppare una nostra identità. Ma l’identità, quella che vogliono loro, deve essere conforme agli ideali del pensiero unico: e noi non la vogliamo.
La nostra scuola è diventata un carcere, raramente ci viene concessa la ricreazione, non si può neanche respirare all’aperto. Quando abbiamo provato ad avanzare delle richieste, come è in nostro diritto, nessuno ci ha aiutato. Ed è per questo che abbiamo occupato.
Non ci interessa l’orientamento politico di chi sta lottando al nostro fianco: rivendichiamo quest’azione, sicuramente di fortissimo impatto, come nostra, senza aver paura di rendere noto chi si è schierato dalla nostra parte e condanniamo con sdegno chi tenta di creare una faida a sfondo politico sulle nostre spalle.
Nel nostro piccolo abbiamo ritrovato l’entusiasmo di essere realmente studenti e ci siamo ripresi lo spazio che ci appartiene di diritto. Siamo tornati a guardarci negli occhi, a socializzare, a conoscerci. Vi mentiremmo se dicessimo che non ci stiamo divertendo, ma questo non preclude la serietà delle nostre intenzioni.
Nella speranza che questo messaggio possa fare chiarezza sulle calunnie che stiamo leggendo sul nostro conto, mi sento di affermare con fierezza che siamo pronti, ancora una volta, a farci carico delle conseguenze di questa occupazione.
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