TUTTI PAZZI PER GRETA E IL CLIMA CHE SARÀ, MA NON PER IL DIBATTITO SCIENTIFICO
Di Geox
In questi giorni stanno proseguendo, tra un ammonimento di Obama sul “Fate Presto” (che tanto ricorda gli avvertimenti di qualche anno fa a proposito dello spauracchio dello Spread) e manifestazioni dei cosiddetti “giovani guardiani delle foreste”, i lavori della Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (COP26) presso Glasgow.
In dettaglio, tutte le azioni successive alla “storica” COP del 2015 tenutasi a Parigi, culminata appunto con la sottoscrizione dell’Accordo di Parigi, erano state considerate interlocutorie: servivano a tener vivi i contatti tra le parti in vista della verifica dello stato di attuazione di una parte fondamentale di tale accordo. Ogni Stato infatti, aveva assunto dei precisi impegni circa la riduzione delle emissioni di gas serra (Nationally Determined Contribution o NDC). Tali impegni, pur volontari e non vincolanti, nelle intenzioni dei sottoscrittori del Trattato dovevano essere rideterminati e resi più “ambiziosi” nel quinquennio successivo alla data di svolgimento della COP21. Ad oggi, solo una parte degli oltre 190 sottoscrittori dell’Accordo di Parigi ha reso pubblici i propri impegni e, tra gli “assenti”, figurano Paesi la cui impronta emissiva è enorme, Cina in testa (curiosamente poco attaccata da Greta e compagni). Come noto, tali impegni sono volti a mitigare e contrastare il surriscaldamento globale causato dall’uomo (anche detto antropogenico).
Nonostante oggi sia di moda affibbiare il termine “negazionista” verso chiunque risulti leggermente critico nei confronti della narrazione mainstream, in realtà quasi nessuno contesta l’esistenza dell’aumento delle temperature causato da fattori antropici (Chilingar et al., 2008). Quello che manca è semmai un ampio consenso a proposito della quantificazione della sua portata nel contesto più ampio delle interazioni tra uomo, clima ed ambiente. Le stime spaziano infatti da effetti infinitesimali (la cosiddetta goccia nell’oceano) ad addirittura impercettibili per la maggior parte degli esseri viventi, fino a scenari addirittura catastrofici (vedi servizi giornalistici dei cosiddetti “professionisti dell’informazione”).
A causa quindi del bombardamento politico-mediatico quotidiano, solamente gli addetti ai lavori (ricercatori, come chi scrive) conoscono lo stato attuale della ricerca e del dibattito in ambito accademico. A scanso di equivoci occorre pertanto sfatare subito tale mito: non esiste “consenso scientifico” relativamente ad un aumento anomalo della temperatura per cause antropogeniche.
Detto in altre parole, gli scienziati ed i ricercatori sparsi per il mondo sono possibilisti sul fatto che l’uomo sia fra le cause di un anomalo riscaldamento globale in atto, ma riconoscono che non ci sia alcuna evidenza scientifica in merito.
In pochi infatti sanno che, a fronte del movimento Fridays for Future, con le sue “discutibili” idee e lotte (vedi ad esempio https://www.ilprimatonazionale.it/primo-piano/sinistra-ha-cannibalizzato-gretini-fridays-for-future-video-131404/), circa 31000 scienziati americani hanno sottoscritto una petizione contro il catastrofismo climatico (Global Warming Petition Project, http://www.petitionproject.org/). Nel documento correlato alla petizione sono riportate tali affermazioni:
- “Non c’è un’evidenza scientifica convincente che le emissioni antropogeniche di CO2, metano o altri gas serra stia causando o causerà, nel futuro prevedibile, un riscaldamento catastrofico dell’atmosfera terrestre e la rottura degli equilibri climatici della Terra”
- “Non ci sono dati sperimentali a supporto dell’ipotesi che un aumento dell’uso di idrocarburi o di CO2 e altri gas serra stia causando o causerà cambiamenti sfavorevoli nelle temperature”
- “La temperatura della terra è controllata da fenomeni naturali”
Anche a livello europeo è stata recentemente lanciata una iniziativa simile (Clintel-There is no climate emergency, https://clintel.org/world-climate-declaration/), con oltre 500 scienziati firmatari.
La domanda chiave pertanto sembra essere una sola: perché si sente spesso parlare nei media di consenso scientifico acclarato in merito alla teoria del riscaldamento globale di origine antropogenica?
Il comune cittadino risponderebbe che, probabilmente, tale consenso deriva dal fatto che i maggiori esperti in climatologia, geologia, fisica, chimica ed altre discipline scientifiche si sono riuniti, hanno esaminato l’intera letteratura scientifica esistente, hanno “tirato le somme” e sono giunti, in comune accordo, a conclusioni che non lasciano dubbi in merito. Ecco, tutto questo ad oggi non è mai avvenuto!
Il consenso scientifico tanto dichiarato entusiasticamente dalla propaganda di regime deriva infatti da un articoletto di 8 pagine…si, avete letto bene, non un libro di centinaia di pagine, non una raccolta di pubblicazioni scientifiche, ma un articolo di 8 (otto!) pagine, disponibile qui (https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/8/2/024024) ed intitolato “Quantifying the consensus on anthropogenic global warming in the scientific literature” (Cook et al., 2013).
Nelle conclusioni di questo articolo si afferma che “il 97% dei paper analizzati (per un totale di circa 12000 paper) sposa la teoria del riscaldamento globale antropogenico”. Ma è proprio così? Che criterio “rigoroso” e “scientifico” hanno utilizzato i ricercatori per fare queste affermazioni?
Gli 11.944 papers presi in considerazione dagli autori sono stati selezionati utilizzando le parole-chiave ‘riscaldamento globale’ e ‘cambiamento climatico globale’ da un famoso sito indicizzatore di paper scientifici (clarivate.com/webofsciencegroup/).
Dodici persone si sono spartite i quasi 12 mila paper e ne hanno letto l’abstract, ovvero il riassunto di copertina, posto solitamente all’inizio di ciascuna pubblicazione. Successivamente, in base a quanto riportato nell’abstract, hanno classificato il paper come “favorevole”, “contrario” o “privo di posizione” in merito alla teoria del riscaldamento globale antropogenico.
Questi sono i risultati per così dire “schiaccianti” (niente ironia per favore): i paper privi di posizione sono circa 8000, quindi due terzi del totale. I rimanenti sono stati classificati dal gruppo come 3896 favorevoli alla teoria e 78 contrari. Tuttavia, come affermano gli stessi autori di “Quantifying the consensus”, i papers che “esplicitamente affermano che gli esseri umani sono la primaria causa del recente riscaldamento globale” sono soltanto 64 (su 12000!).
A fronte quindi di quanto detto finora emerge un quadro molto differente da quello presentato nell’introduzione e nelle conclusioni di tale ricerca e, pertanto, è ragionevole affermare che il “consenso scientifico” per il surriscaldamento globale antropogenico non esiste.
Ad ogni modo, anche se non c’è consenso su una certa materia, risulta naturale aspettarsi di trovare dei principi condivisi che siano chiari ed esposti in modo sistematico al pubblico. Tuttavia, se si approfondisce la questione del clima, è estremamente difficile trovare risposte chiare al problema del surriscaldamento causato dall’azione umana; risposte che si ottengono invece per esempio per teorie assodate nel campo della fisica, dell’informatica o di altre scienze. Come mai?
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