di Saturno
Microsoft ha quasi monopolizzato il mercato dei sistemi operativi (OS) con le sue varie versioni di Windows, con l’87% degli utenti che utilizzano computer che lo hanno installato. Il suo più grande concorrente è macOS, sistema operativo di Apple, utilizzato da quasi il 9% di tutti gli utenti. Microsoft è riuscita a monopolizzare il mercato dei sistemi operativi anche grazie alla scelta di Apple di usare il proprio OS soltanto nei suoi hardware (quindi solo in computer Apple), lasciando campo libero a Windows.
Le discussioni che vogliono comparare i due OS più diffusi al mondo sono incentrate quasi sempre sulle loro funzionalità, ma mai sulla privacy che offrono, questo perché alla stragrande maggioranza delle persone non interessa più di tanto della propria privacy. È risaputo che veniamo continuamente spiati dai dispositivi elettronici che utilizziamo tutti i giorni come lo smartphone, che grandi multinazionali come google, facebook e amazon (così come molte aziende più piccole) raccolgono dati su di noi che poi utilizzano per renderizzarci pubblicità mirata e rivendere quegli stessi dati ad altre aziende che vogliono mostrarci la loro di pubblicità.
O per lo meno questi sono i fini teorici, perché anche i governi spiano i propri cittadini (così come cittadini di altre nazioni) e a fare ciò non sono solo governi palesemente autoritari come la Repubblica Popolare Cinese, ma anche democrazie liberali come gli Stati Uniti; basta informarsi ciò che ha rivelato a riguardo Edward Snowden. Tra l’altro gli Stati Uniti non sono un’eccezione, ad esempio anche altre nazioni come l’Australia hanno adottato sempre più strette misure di sorveglianza dei propri cittadini.
Il punto però non è il perché dovremmo preoccuparcene e difendere la propria privacy da multinazionali e governi poiché sarebbe un argomento complesso che merita un articolo a parte. Il punto è un altro: se si vuole preservare la propria privacy e prevenire di essere spiati, cosa andrebbe fatto in primis? C’è la comune credenza che non utilizzando alcuni software che raccolgono costantemente dati degli utenti, servizi online come i social network (Facebook, Instagram, ecc.) e le funzionalità di Google (Maps, Gmail, ecc.) si possa evitare di essere sorvegliati. Il problema però è ben più profondo in quanto sono i sistemi operativi stessi a raccogliere dati, quindi per quanto si possa stare attenti nello scegliere quali programmi installare, quali servizi usare, con che browser navigare in rete e che email provider utilizzare, la nostra privacy non è comunque protetta.
Su PC sia Windows che macOS raccolgono costantemente informazioni dai propri utenti (così come su smartphone Android e IOS). Talvolta la cosa può essere “mitigata” cambiando le impostazioni e facendo in modo che il sistema operativo raccolga meno informazioni possibili, ma mai fermata del tutto. Ad esempio su Windows 10 la raccolta di dati può essere limitata a informazioni inerenti: specifiche hardware del PC, crash report, problemi di compatibilità, qualità dell’internet e uso dei driver. Ma permettendo invece all’OS di raccogliere più dati, esso raccoglierà dati più sensibili che riguardano ad esempio: posizione, contatti, cronologia web e input vocali del microfono (per l’assistente vocale cortana).
Il problema tra l’altro è che sia Windows che macOS sono software a codice chiuso (closed source), in parole povere vuol dire che anche volendo non è possibile vedere il loro codice sorgente, quindi non è possibile vedere cosa effettivamente fa il software oltre a quanto dichiarato. Oltre a questo, va considerato che pure la maggior parte dei software più utilizzati al mondo (sistemi operativi, browser per internet, editor grafici, editor di testi, ecc.) sono a codice chiuso. Questo vuol dire che forse i sistemi operativi (così come altri tipi di software) potrebbero star raccogliendo più dati di quelli da loro effettivamente dichiarati, potrebbero avere backdoor nascoste, e noi non abbiamo alcun modo di verificarlo in quanto essi sono per l’appunto a codice chiuso.
Che fare quindi per difendere la propria privacy dalle grandi multinazionali e da governi che spiano i cittadini? Il primo passaggio da fare è quello di utilizzare alternative a codice aperto (open source) dei software di cui abbiamo bisogno, partendo in primis dal sistema operativo. Il terzo sistema operativo più diffuso al mondo è Linux, con circa il 3,5% degli utenti totali di PC che lo utilizzano. Linux è un software open source, ovvero con il codice sorgente visualizzabile da chiunque. Di Linux esistono innumerevoli versioni, in quanto il codice sorgente essendo visibile può anche essere copiato, modificato e ripubblicato da chiunque, senza avere ripercussioni legali che riguardano copyright.
Le sue varie versioni sono chiamate distribuzioni, o più comunemente (per abbreviare) distro. Solo per citare alcune delle distro più famose ed utilizzate: Ubuntu, Mint, Manjaro, Red Hat, Debian, Arch, Kali, ecc. Tutte simili tra di loro ma con alcune differenze fatte per soddisfare esigenze diverse, ad esempio ci sono versioni più leggere per essere utilizzate in PC vecchi (come LXLE), altre con interfaccia simile a Windows (come Mint), altre per garantire all’utente un livello di privacy assoluto (come Tails), ecc.
Anche se ci sono distro che garantiscono un livello di privacy maniacale, come Tails per l’appunto (che è basata su Tor), in genere tutte le principali distro sono adatte a garantire all’utente che non vengono raccolti dati su di lui, in quanto essendo il codice sorgente visibile, è possibile anche vedere quello che il programma effettivamente fa e se è stato programmato per spiare in qualche modo l’utilizzatore. Quindi anche se non si hanno competenze per verificarlo in prima persona, si può tenere conto del fatto che le grosse comunità online di utilizzatori e programmatori di linux scoprirebbero subito eventuali backdoor e raccolte di dati dell’utente nell’OS.
I sistemi operativi basati su Linux sono migliori rispetto ai classici Windows e macOS anche per altre caratteristiche oltre quello del non esserne spiati, solo per citarne alcune: Linux è gratuito, non ha praticamente virus, è più sicuro (per il modo in cui gestisce i permessi degli utenti), è più performante (è generalmente più leggero ed efficiente nell’uso di tutte le risorse rispetto a Windows), lascia più libertà all’utente (ad esempio si può decidere quando e quali aggiornamenti fare, ed eventualmente fare un downgrade del software, mentre Windows forza gli aggiornamenti; lo si può anche modificare a piacimento, se si hanno le conoscenze per farlo), è ottimo per imparare a programmare, ecc.
Chi per una vita ha usato solo Windows e macOS si troverà sicuramente disorientato cominciando ad usare Linux, ma si impara in fretta ed alcune distro sono programmate appositamente con un’interfaccia che assomiglia a quella di Windows in modo da facilitare la transizione verso Linux ai nuovi utenti, la più famosa è sicuramente Linux Mint. Per quanto riguarda i videogiochi, quelli nativi per Linux sono pochissimi, ma ce ne sono comunque molti resi compatibili per Linux da Steam, per tutti gli altri si può usare un emulatore di Windows come Wine. Gli unici che potrebbero avere grossi problemi con Linux sono chi lavora con software che non hanno alternative open source di altrettanta qualità, come photoshop, ma si può ovviare al problema con una partizione della memoria di massa del PC ed installando sia Linux che Windows, così da utilizzare Windows solo per il minimo indispensabile e Linux per tutto il resto.
Come già accennato, essendo abituati da una vita a usare Windows (o MacOS), passare a Linux potrebbe sembrare complicato, ma è più facile di quanto si possa credere, e comunque che piaccia o meno è il primo passo necessario da fare per chiunque voglia difendere la propria privacy digitale da multinazionali e governi.
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