di Tommaso
I titoli di coda, a dirla tutta, sono iniziati da parecchio. Le ultime due stagioni sono state un lungo addio, una dolente separazione tra Valentino Rossi e le corse in moto. Si avvicina l’ora di riporre il casco 46 sulla bacheca, accanto ai trofei e ai ricordi di una carriera incredibile.
Non è ancora finita del tutto perché mancano due GP, ma un bel punto e a capo su questa fantastica storia è arrivato. Una dolce nostalgia tinta di giallo ha colorato per l’ultima volta il circuito di Misano. Valentino non correrà più, almeno in Italia, quantomeno su due ruote e visto che il destino quando ci si mette sa essere crudele e cinico, nel giorno della festa per il Dottore chi avrebbe mai potuto vincere la gara se non il suo ultimo e detestato rivale Marquez. Piccola macchia di una giornata che resterà comunque scritta negli annali di questo sport.
Il gran finale, comunque, lo vedremo solo a metà novembre a Valencia e prima ci sarà la tappa di Portimao. Due Gran Premi che saranno anche una passerella per Fabio Quartararo, nuovo campione del mondo – ironia della sorte – proprio sulla Yamaha che fu di Rossi.
Un personaggio che ha diviso il mondo intero, o lo ami o lo odi, ma che è stato l’orgoglio di una nazione intera, facendo risuonare l’inno italiano sui circuiti di tutto il mondo per centoquindici volte. Valentino ha sempre diviso soprattutto gli italiani, una metà schierata con lui, provando amore incondizionato, e l’altra metà pronta a screditarlo e gioire alle prime difficoltà, ma nel 2015 tutta l’Italia si è stretta attorno al suo campione, quando Marc Marquez e Jorge Lorenzo hanno fatto un’alleanza tutta spagnola per togliergli il decimo titolo.
Vale a Misano è arrivato alla posizione dieci, il numero di fuoriclasse del pallone ma anche il numero solo sfiorato dei titoli mondiali, che si sono fermati a nove. Ancora una manciata di chilometri e a fermarsi sarà anche la moto numero 46. Poi, per dirla come farebbe il suo amico Cesare Cremonini – venuto appositamente a rendergli omaggio – «chissà se sarà più domenica». Perché dare l’addio a Rossi è per l’intero movimento di appassionati un gesto davvero epocale.
Nessuno ha fatto per il motomodiale quello che il Dottore ha fatto nei suoi 26 anni da protagonista. E pazienza se negli ultimi due anni la sua presenza in pista non è stata da attore principale. Perché come tale è sempre stato percepito nel paddock e agli occhi dei suoi tifosi. Non z caso, anche quando Marquez vinceva tutto, ad essere preso d’assalto dai fan era sempre soprattutto il suo box. Non c’era pista in cui la macchia gialla non venisse a dargli il benvenuto.
Magliette, cappellini, felpe, bandiere e financo fumogeni. Nella tribuna di Misano il giallo era ovunque tra i 35mila spettatori accorsi per dichiarargli un’ultima volta tutto il loro amore. A tifarlo c’erano anche il fratello Luca Marini, il primo ad abbracciarlo a fine gara e il nuovo asso italiano Pecco Bagnaia da Chivasso.
Di nuovi “Valentino”, in giro non se ne vedono ancora, ma la scuola italiana è viva e ci darà sicuramente delle belle soddisfazioni nei prossimi anni. Lo ha detto Guido Meda, questa è la sua eredità: uno sport credibile che gli saprà sopravvivere, il suo Sky VR46 Racing Team e un manipolo di giovani italiani capaci e promettenti.
Purché a nessuno venga in mente di fare paragoni scomodi: perché di Vale Rossi ce n’è solo uno. La sua storia è la nostra storia, perché 26 anni, sono un gran pezzo di vita.
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