di Alberto

Sebbene sia sparita quasi completamente da giornali e notiziari, la guerra in Siria è ancora ben lontana dall’essere terminata e le recrudescenze delle ultime settimane ne sono la conferma.

Tra i vari episodi, due in particolare sono emblematici del ravvivarsi del conflitto: l’attentato a Damasco e quello ad al-Tanf.

Il primo attacco ha avuto luogo il 20 ottobre nel quartiere centrale della città siriana chiamato Jisr al Rais, da tempo ormai liberato dalla presenza di forze ostili e sotto il controllo del legittimo governo siriano. Qui un ordigno ha fatto saltare in aria un bus pieno di giovani soldati governativi in licenza, in attesa di essere destinati ad un altro fronte operativo. Le vittime accertate sono almeno quattordici ma, vista l’ora di punta in cui è avvenuta l’esplosione, avrebbero potuto essere ben di più.

Dal momento che l’azione non è stata compiuta da un “kamikaze”, ma da un ordigno posizionato in un punto di passaggio è stata esclusa la pista dello Stato Islamico. Che sia quindi il segno che anche i “ribelli moderati”, tanto cari all’occidente, siano ancora determinati a portare avanti le ostilità?

Il secondo attacco è avvenuto invece nel distretto di al-Tanf: un’area desertica a Sud, al confine con la Giordania, la quale, sebbene siano ancora presenti delle forze militari Statunitensi, è ormai saldamente sotto il diretto controllo dell’esercito governativo di Assad.

L’azione è avvenuta tramite droni che hanno condotto un attacco contro le truppe americane in una base operativa. Un attacco la cui responsabilità sarebbe da imputare ad alcune milizie sciite affiliate alla potenza Iraniana, come monito e rappresaglia per le varie aggressioni americane all’Iran, non ultima l’uccisione di Soleimani. L’attacco, secondo le fonti ufficiali USA, sarebbe stato respinto senza alcuna vittima.

Questi eventi sembrano essere gli ultimi colpi di coda di un conflitto che ormai ha visto Assad prevalere ma possono celare il preludio di una più ampia ripresa delle ostilità, che comunque non sono mai cessate. Certa è la volontà del governo Siriano di ristabilire definitivamente l’ordine nei propri confini riacquisendo il controllo definitivo di zone come Idlib, ancora sotto il controllo dell’opposizione e sotto le mire della Turchia di Erdogan, o della stessa al-Tanf che vede ancora la presenza americana.

Solo il tempo ci darà modo di trarre le dovute conclusioni. Quel che è certo è che la Siria non conosce ancora pace.