di Bologna
«Il Fascismo si sconfigge viaggiando!»
Una “massima” trita e ritrita che va decisamente di moda negli ambienti di sinistra un po’ Hippie e un po’ radical chic che, vorrebbe significare che attraverso la conoscenza di culture diverse dalla nostra si finisca inevitabilmente ad opporsi ad una presunta chiusura mentale che il Fascismo comporterebbe.
Ovviamente coloro che nella teoria vorrebbero opporsi ai luoghi comuni sono i primi a caderci quando si parla proprio del Fascismo, ecco quindi che questa frase agli occhi di chi invece lo conosce e lo vive ogni giorno non può che strappare un sorriso di compatimento.
Su una cosa tuttavia gli antifascisti dimostrano pragmatismo ed hanno assoluta ragione: viaggiare comporta la creazione di reti e legami internazionali, stimola una fratellanza tra chi condivide lo stesso ideale e permette di stabilire appoggi sicuri e durature amicizie per chi le sa coltivare con rispetto e dedizione.
Ecco perché, ad esempio, alle manifestazioni violente contro la TAV abbiamo potuto vedere schieramenti di anarchici e antagonisti provenienti da ogni parte d’Europa (in alcuni casi del mondo) e non solo da Francia ed Italia come ci si potrebbe aspettare.
Al di là di quella che può essere la visione antifascista della cosa, di cui del resto deve interessarci fino ad un certo punto, il concetto di viaggio ha sempre fatto parte delle nostre radici Europee,fin da tempi ancestrali. Basti pensare all’Odissea e all’Eneide, testi fondativi della nostra identità comune e che ben esprimono come la potenza intrinseca nel viaggio, nella scoperta e nell’approdo ad altri lidi, sia in grado di creare legami e storie da raccontare al proprio ritorno in Patria (che sia quella in cui si è nati come avviene per Ulisse, o quella in cui è nato il proprio progenitore come ben dimostra Enea).
Ecco cosa deve differenziare il nostro viaggio da quello che la visione mondialista vorrebbe imporci: il legame con la terra degli avi non viene minimizzato o dimenticato nella fascinazione che l’estero esercita sulla mente del viaggiatore ma anzi, viene esaltato e arricchito dall’esperienza che il viaggio ci dona.
Spesso tendiamo infatti a chiuderci a uovo nei confortevoli confini patrii,convintiche la nostra battaglia sia limitata alla difesa degli stessi, dimenticando che in Europa e nel mondo intero sono presenti popoli o camerati che combattono la nostra stessa guerra e che spesso hanno gli occhi puntati su di noi.
Queste comunità a noi più o meno estranee hanno però molto da insegnarci e altrettanto da ricevere da noi, basti pensare ai diversi modi di vivere una militanza identitaria che possono variare di paese in paese a seconda degli avversari che vi si contrappongono, delle battaglie più pressanti o delle restrizioni imposte dal sistema.
Oltre all’esperienza sul campo che visitare una comunità estera può portarci, non dobbiamo tralasciare poi il legame fraterno che si viene ad instaurare tra persone diverse che combattono però sullo stesso fronte, ossia in questo caso quello della difesa della tradizione e del proprio sangue. Del resto chi siamo noi per liquidare altri fratelli come una faccenda di secondo piano nella nostra esperienza quando sul fronte del Don in Russia (ad esempio) combatterono fianco a fianco Baltici, Italiani, Tedeschi, Ungheresi e molti altri? Diversa era la lingua ma non l’idea che li spingeva a resistere contro il fuoco nemico nel gelido Inverno sovietico.
Il viaggio è un’esperienza fondamentale del guerriero e del militante: crea alleanze durature che si consolidano grazie al reciproco aiuto e allo scambio di informazioni. La sua importanza è esaltata in quest’epoca denaturante che ci vuole rendere atomi identici nel grande organismo del mondo capitalista.
Il Fascista, come il suo sangue impone, non può sottrarsi a questa logica se vuole sopravvivere alla guerra che combatte.
Quindi viaggiate, non rinchiudetevi in Patria e combattete la vostra battaglia ovunque siate, dalle foreste del Karen State in Birmania fino alle strade della metropoli Parigina. Quando tornerete a casa racconterete le vostre storie ad altri che saranno spinti a seguire il vostro esempio. Solo così facendo la gioventù europea combatterà con maggior vigore.
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