Di Elena

Girando per i vari social che popolano il mondo del web, è facile accorgersi di come nel nostro periodo storico sia importante avere un’opinione su tutto. Ogni persona che goda di un minimo di fama, deve dirigere un proprio mini telegiornale in cui annuncia fatti o eventi che accadono intorno a noi. Naturalmente questa narrazione degli eventi è parziale e faziosa e segue sempre un filone di pensiero ben stabilito, altrimenti è difficile fare strada nel mondo dello spettacolo.

I vari Giorgio Mastrota del 2021 alias “gli/le influencer” che vendono lacche per capelli invece che poltrone per anziani, si sentono investiti di un potere divulgativo non indifferente e non hanno torto nel pensarlo. La più famosa “imprenditrice digitale” al mondo infatti è la nostrana Chiara Ferragni che conta più di 24 milioni di follower sul social maggiormente usato da giovani e giovanissimi: instagram. Come tutti sappiamo, la Ferragni ha sempre dettato mode e linee di comportamento tramite le sue innumerevoli storie su IG credendo di far sbocciare una qualche coscienza nell’animo di tanti giovani adolescenti. Portare il peso di essere una “umanissima” tuttologa non è semplice, ma sicuramente per lei, come per tanti altri/e è una dote innata dovuta alla posizione che ricoprono nella scala sociale che, come una banalissima catena alimentare, prevede che i predatori più grossi si nutrano di ciò che vive sotto di loro. Il segreto sta nell’usare la giusta dialettica e i giusti filtri per pubblicizzare diversi comportamenti. Se poi, è un gruppo numeroso di persone che sostiene una certa linea, sarà più facile tartassare e penetrare nella mente delle persone.

Scorrendo i social di alcuni artisti e personaggi della televisione americana (e non solo), da Beyoncé a Hilary Duff, o da Orlando Bloom a Lady Gaga, noteremo come, sotto campagna elettorale per le Presidenziali, questi abbiano usato tutta la loro influenza per entrare convincere milioni di giovani americani a correre alle urne per sostenere la coppia Biden-Harris che poi, non si è rivelata così inclusiva e democratica come professava la propaganda martellante e ossessiva di queste celebrità.

Se un qualsiasi influencer si dovesse rifiutare di prendere parte a determinate campagne o dovesse ipoteticamente pensarla poco fuori dal coro, ecco pronto qualcuno a giudicare e a richiudere le pecore nel recinto. Il dissing tra il rapper Salmo e il “politico” Fedez (così definito da Salmo stesso e come dargli torto?) è un chiaro esempio di come funzioni il nuovo mondo dell’arte. Il rapper infatti si è macchiato di un crimine orrendo, ha osato difendere la propria professione oltre che aiutare la propria terra invece di invitare i suoi follower ad usare la mascherina o a vaccinarsi seduta stante. Ad agosto 2021 questa è una grave colpa per i benpensanti che non riescono proprio a reprimere la voglia di puntare il dito smaltato contro tutti.

Fedez però, o chi per lui, non ci sta insegnando nulla, difatti questa strategia comunicativa è ben più vecchia. Attraverso dei leader d’opinione che occupano una posizione trasversale nella stratificazione socio-economica, si possono influenzare le persone (follower). In sostanza un determinato messaggio non arriva al pubblico in maniera diretta ma, al contrario, viene filtrato più volte da persone diverse incaricate di diffonderlo per aumentare a proprio popolarità.

Il pubblico rappresenta una variante importante, perché ha la capacità di regolare o di togliere fama a queste determinate persone. Le nuove generazioni però sono state così tanto pedantemente martellate e massacrate, che è difficile abbiano una vera e propria personalità per rendersi conto del reale potere nelle loro mani rispetto a questi individui.

Viviamo un’epoca in cui tendere all’omologazione appare ai molti come una libera scelta. Insomma uno scenario molto da 1984, mascherato da un velo di finto libertarismo da quattro soldi.

Alla luce di quanto spiegato e del potere di espressione fornito da Internet, è bene ampliare l’affermazione posta ad inizio articolo: non è importante avere un’opinione, bensì, è fondamentale avere quell’opinione, unica e incontrovertibile. Per farlo molte volte c’è bisogno di creare un nemico, fosse anche fittizio per spingere le persone ad unirsi contro di esso, creando quindi una finta unità e un’apparente solidarietà.

L’aforisma di Bertrand Russell, filosofo inglese vissuto a cavallo tra XIX e XX secolo, rende la situazione più chiara e lascia meno spazio ai dubbi.

“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.”

In effetti, oggigiorno i pareri che si ascoltano tramite i grandi mezzi di comunicazione sono tutte simili e, chiunque esprima una perplessità o trovi una falla nel sistema, viene messo alla gogna.

In completa antitesi, si schiera la filosofia: la disciplina che più di tutte non ricerca dei titoli o delle etichette, i filosofi non definirebbero mai sé stessi saggi. Come sottolinea Jiddu Krishnamurti filosofo e teosofo indiano del secolo scorso.

“La più alta forma di intelligenza umana è la capacità di osservare senza giudicare.”

I social sono invece un grande mercato, dove tutto si vende e tutto si giudica, si punta il dito e si aspetta a capo chino il favore dell’opinione pubblica. Sono un mezzo potentissimo in questo secolo perché regolano i flussi di comunicazione e dirigono le coscienze.

La morale è che dovremmo imparare a saper distaccare il virtuale dal reale capendo quali sono le funzioni dei vari influencer che sparlano e criticano. In un secondo momento è utile capire come usare correttamente questi mezzi, stando però attenti a come si parla, il demone della censura si abbatte continuamente e non perdona.