Di Cippa
Talvolta è incredibile come il destino ci faccia scoprire piccole opere d’arte nascoste, dimenticate, sconosciute. Capita visitando una chiesa sperduta in mezzo alla campagna di vedere un affresco che ci trasmette emozioni che avevamo provato solo di fronte a opere dei più grandi pittori del Rinascimento. Capita trovando un cimelio di famiglia di restare colpiti come se guardassimo i dettagli dell’oreficeria longobarda. Capita trovando in biblioteca un libro di un autore “perduto” della propria terra che narra racconti di prosa poetica degni di Poe, ed è di questo di cui oggi voglio raccontare.
Carlo Hakim De Medici, autore di fine Ottocento figlio del Rabbino della Sinagoga di Alessandria d’Egitto, trasferitosi a Parigi dapprima e infine a Gradisca d’Isonzo in Friuli Venezia Giulia. Uomo di interessi occulti, alchimista ed esoterista. Viveva in una villa in origine costruita attorno a una scala a chiocciola ricca di simbolismi alchemici, in un paese dalla lunga storia occulta. La fortezza di Gradisca, ad esempio, è da sempre carica, nelle leggende del luogo, di una misteriosa energia.
Questo interessante e misterioso uomo si dedicò al giornalismo, all’illustrazione e alla scrittura facendo dono di opere che purtroppo, in quanto a diffusione, sono rimaste decisamente contingentate a una realtà prettamente locale.
Tuttavia leggendo il suo libro “I Topi del Cimitero“, edito nel 2012 per la prima volta dopo cent’anni, ci troviamo di fronte a righe di forza e tensione che non lasciano spazio all’indifferenza. Tensione psicologica, introspezione forzata e cruda, domande sull’Essere, l’Amore e la Morte di notevole spessore, esoterismo folcloristico abbinato a pensieri filosofici. Un testo ricco e potente, breve ma intenso che concede a chi lo legge di fermarsi ogni racconto per metabolizzare ciò che a letto.
Dal mio punto di vista, per riuscire ad apprezzare questo testo la chiave di lettura dev’essere sicuramente una grande apertura mentale. Se si riesce a non porsi nei confronti del libro con l’idea di leggere banali racconti horror di un pazzoide del 1800 ma di cercare tra le sue frasi la poesia, la filosofia e un viaggio nel misterioso mondo dell’inconscio tenebroso si potrà sicuramente trovare soddisfazione di altissimo livello letterario.
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