Di Bianca

L’imposizione del green pass è il tema più caldo e dibattuto negli ultimi giorni, ma globalmente parlando solo uno dei tanti che ha diviso gli italiani nel contesto della pandemia. In generale, chi si schiera distingue o un rispetto assoluto e rigoroso delle disposizioni del governo, qualunque esse siano, oppure una totale noncuranza delle regole “per la sicurezza”, che sia per menefreghismo o ribellione contro il governo.

In questo momento il dibattito sul green pass si sta principalmente focalizzando sulla sua legittimità riguardo al rispetto delle libertà individuali, che è sicuramente fra i temi fondamentali ma non è l’unico di quelli da affrontare.

Il green pass ha innanzitutto intensificato ulteriormente lo scontro fra pro e no vax, come se essere sostenitori del vaccino significhi essere necessariamente a favore del green pass. Chi detiene un minimo di accortezza e spirito critico sa quanto si tratti di due questioni diverse, in quanto il primo appartiene a un contesto medico-sanitario (sull’affidabilità del quale ognuno può formarsi la propria idea come più desidera), mentre il secondo è un provvedimento meramente sociale e politico.

Prendendo ad esempio la sfera dell’istruzione, la ministra dell’Università e della Ricerca Messa, esprimendosi sull’obbligatorietà del green pass nelle università per le lezioni in presenza, ha già fatto appello a tutti gli studenti universitari affinché “diano l’esempio” (testuali parole) a tutti gli italiani, rincarando poi la dose affermando che anzi se lo aspetta.

Una linea assai distante da quella presa dal governo dell’anno scorso nei confronti dei giovani. Come non ricordare le accuse contro i famigerati ragazzini untori, colpevoli di diffondere il morbo a colpi di movida, di spritz e mancata mascherina allo scoccare delle sei? Ma magicamente, quest’anno, gli studenti da capro espiatorio dell’estate diventano futuri e promettenti cittadini, responsabili e attenti alla salute di tutti, dotati di un innato spirito di abnegazione e pronti ad accorrere per soddisfare le richieste del governo (non della Nazione).

Diverse anticipazioni poi riguardano quello che potrà entrare in vigore dal primo settembre riguardano l’esenzione dell’intera classe dall’obbligo della mascherina, solo a lezione e solo nel caso in cui tutti siano stati vaccinati. Nel caso in cui questa possibilità si realizzi, più che logico, più che previdente, non è scontato immaginarsi che chi sceglierà di non vaccinarsi, o chi non potrà farlo per motivi di salute, sarà messo alla gogna dai compagni di classe e dai professori perché di una sua scelta dovranno “pagare” tutti o in qualche modo si riuscirà a sviluppare un senso di solidarietà?  Paradossalmente infatti ciò che oggi castiga non è più il virus in sé (o meglio dire: le disposizioni del governo), ma un coetaneo, un vicino di banco o un “amico”.

Considerando come gli italiani tendano a farsi la guerra fra loro piuttosto che chiedersi chi ha davvero la responsabilità di tutta questa situazione, si può capire quanto la spaccatura fra no vax e pro vax sia meno superficiale di quanto possa sembrare oggi come oggi.

Quella che inizialmente era solo una critica a una libera scelta personale ha lasciato il posto a una vera e propria colpevolizzazione dell’individuo, fomentata dallo Stato.

A questo poi, come già anticipato si aggiunge il peso politico e sociale di un provvedimento come il green pass, in quanto quest’ultimo mina proprio le due categorie più colpite dalla pandemia: i giovani e i lavoratori, in particolare le partite IVA.

Come un anno fa sono state imposte metrature, plexiglas e distanza di sicurezza, quest’anno si richiede il green pass; con la differenza che chi si dichiara contro quest’ultima disposizione del governo attacca direttamente i gestori dei locali a causa della loro adesione alla richiesta del green pass per i propri clienti, come se la decisione fosse stata loro e non del governo.

Sappiamo benissimo che non tutti vogliono o possono scendere in piazza per manifestare contro il green pass, anche se dovrebbero in uno scenario ideale. Ma proviamo ad assistere a tutto questo dal punto di vista di un qualsiasi ristoratore che cerca di sopravvivere. Dopo mesi lunghissimi ed estenuanti di chiusura forzata, dove i periodi di riapertura non erano che brevissimi spiragli e dovendo rispettare regole assurde, pare che il governo “offra” nuovamente la possibilità di restare aperti, garantendo quindi un po’ di quelle entrate che sono andate perse in un anno e mezzo.

Molta o poca la fiducia nello Stato, in prospettiva di questa minima garanzia di guadagno e di continuità lavorativa, il ristoratore è costretto ad adeguarsi alle disposizioni del governo, non avendo, di fatto, altra scelta; ringraziando, inoltre, di poter ancora aprire i battenti.

Una scelta quindi più o meno condivisibile, ma che è necessario comprendere per capire come riconquistare quell’unità di popolo necessaria perché si pongano le basi per cambiare radicalmente la condizione della nostra Nazione. Un’impresa impossibile per chi attacca direttamente i gestori dei locali, fra accuse, epiteti vari come “schiavi del governo” o “servi della polizia”, arrivando addirittura a boicottare chi si è “piegato” al green pass, esattamente come, dall’altra parte, si voleva boicottare chi non faceva rispettare tutte le regole di sicurezza nel suo locale.

Come se la decisione di richiedere il green pass fosse dettata da una cieca fiducia della sua efficacia e della sua giusta applicazione, e non dal fatto che, essenzialmente, non c’è molto margine di scelta.

Rimangono, ovviamente, i gestori dei locali che si ribellano e affermano liberamente di non aderire a questa imposizione, andando incontro non solo a sanzioni pesanti ma anche ai cittadini bacchettoni paladini della sicurezza, che portano avanti un boicottaggio del tutto opposto. Sta di fatto che a questo mondo non esistono solo il bianco ed il nero ma tutta una gamma di sfumature, ritorna quindi la necessità di comprendere chi si deve realmente combattere, altrimenti tutta la rabbia del popolo verrà come sempre sprecata nello sputarsi allo specchio.