Di Jen

Le olimpiadi di Tokyo 2020 saranno difficili da dimenticare per innumerevoli motivi: perché ci ricorderemo sempre che sono state rimandate di un anno a causa della pandemia da Covid-19, per i due ori storici conquistati nell’ Atletica da Tambeni e Jacobs ma anche perché nell’Acquatics Center di Tokyo la Divina del nuoto ha ballato la sua ultima danza.

Federica Pellegrini, 33 anni compiuti ieri, ha disputato quest’anno la sua quinta olimpiade entrando nella storia: è, infatti, l’unica atleta ad aver disputato cinque finali olimpiche consecutive nella stessa gara. Un risultato stupefacente ma non ci saremmo aspettati nulla di diverso da lei. L’ esordio olimpico è ad Atene 2004 quando appena sedicenne sale sul podio conquistando un argento meraviglioso; ad emozionarsi è anche Novella Calligaris, che prima di lei aveva disputato e vinto questa gara sotto le insegne azzurre e che con un grande pronostico riconosce che Federica avrebbe avuto una carriera piena di successi.

Regina della dell’acqua limpida, nel suo regno lungo 50 metri, la nuotatrice veneta ci ha dimostrato in ogni occasione tenacia, determinatezza e tanta competitività. Perdere non era contemplato. Giustificarsi davanti ad una sconfitta dando la colpa ad una forma fisica inadeguata è un atteggiamento da perdenti e Federica lo sa bene. Ma lei non si è mi arresa e anche quando a Londra e Rio ha toccato i punti più bassi della sua carriera non si è mai arresa conquistando la medagli d’oro ai successivi campionati mondiali.

Federica è un esempio per lo sport italiano il quale, in questa seconda metà del 2021, ha potuto riscattarsi iniziando dagli europei di calcio e finendo con queste olimpiadi ricche di medaglie. La squadra di nuoto con sei medaglie è quella più medagliata tra quelle partite dall’ Italia alla volta dei giochi olimpici e ha equiparato il record di Sydney 2000. Un bilancio non scontato visto che molte di queste medaglie sono arrivate da specialità dove non si era mai riusciti ad essere veramente competitivi e tenendo conto del periodo che stiamo vivendo.

Un periodo che mette in luce come sia necessario cambiare strategia da parte dello Stato nei confronti dello sport per non esaurire una generazione di giovani atleti. È fondamentale che vengano stanziati dei contributi che sostengano l’attività sportiva che negli ultimi mesi si è potuta mantenere solo grazie ai sacrifici delle società. È altrettanto importante però che si cambi atteggiamento nei confronti di chi pratica attività sportiva: troppo spesso troviamo giovani atleti smettere di impegnarsi nel loro sport perché costretti a scegliere tra questo e lo studio o il lavoro. Il monito deve essere mens sana in corpore sano: le istituzioni e le scuole hanno il dovere di tutelare chi decide di impegnarsi in una disciplina e deve agevolare chi vorrebbe ma non può per motivazioni economiche. Devono finire le battute d’arresto che stanno deteriorando le società e gli impianti ormai da troppo tempo soli in questa lotta alla sopravvivenza. L’Italia ha bisogno di nuove divine per continuare ad accumulare medaglie e gioie per non vivere nel ricordo di un passato che non tornerà. Rinnovarsi per non estinguersi è l’equazione fondamentale.