Di Alessia
Il 14 agosto, a ormai 3 anni dal fatto, si ricorda un omicidio di stato che travolse il paese nell’importante tratto autostradale A10 a Genova, il drammatico crollo del Ponte Morandi, che costò la vita a 43 persone.
Come già noto, Benetton gestisce in concessione da Autostrade per l’Italia alcune delle autostrade nel territorio. La concessione, e gli atti che la precedono, permettono di accentrare la direzione di un servizio pubblico a una società privata. Atti che, definiscono inoltre, la responsabilità di investimento per la manutenzione.
Sappiamo oggi che gli ultimi interventi massivi di manutenzione del viadotto, vennero applicati 25 anni prima del suo cedimento. A tal proposito le perizie fecero emergere il degrado in cui versava lo stato dell’infrastruttura,confermando che la causa del disastro fu la totale assenza di manutenzione.
Questo è ciò che scaturisce dall’applicazione di una politica di svendita dei beni pubblici ai privati, in questo caso la gestione di Benetton di Autostrade, mancando di spese per la manutenzione provocando enormi lacune in materia di miglioramento dei servizi della rete autostradale.
Secondo quanto dichiara la Costituzione, la titolarità dei beni pubblici appartiene alla proprietà pubblica, alla comunità con potere deliberativo, anche se la realtà delle cose, si cela come sempre, in seguito ai fatti.
Facendo un breve passo indietro, più precisamente nel 1992, i fatti ci dicono che l’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi, al tempo direttore generale del Tesoro, millantando e parlando di ‘benefici indiretti delle privatizzazioni’, svendeva la Nazione ai capitali privati appoggiando il piano di privatizzazioni italiane.
Fortuitamente, nello stesso anno, entrava in vigore il trattato di Maastricht che segnò l’istituzione di una garanzia per le privatizzazioni a cui seguì inevitabilmente la ricapitalizzazione del settore siderurgico italiano a patto che venisse svenduto ai capitali privati, stabilendo poi in Italia negli anni successivi, il record di privatizzazioni.
Dall’inizio di quella regressione ci troviamo oggi nella deviazione neoliberista, dove è ordinario svendere una società statale a un’azienda privata che per negligenza causa il crollo di un ponte e fredda vite umane e dove è per di più tollerato che l’azienda in questione ne esca linda per non dire con le tasche piene.
Sotto questo riguardo, abbiamo di recente assistito al ritorno di autostrade sotto monopolio dello stato, in mano al pubblico, o almeno, all’apparente tentativo di riappropriarsi di una società che, nel mezzo del marasma economico-sociale, comunque non potrà mai essere nazionalizzata perché nessuna nazionalizzazione è possibile senza gestione diretta da parte dello stato.
Il dramma del Ponte Morandi reitera nuovamente quanto sia indispensabile l’intervento dello stato nell’economia, e quale destino invece abbiano assegnato gli speculatori privati a quest’ultimo.
Oggi come allora sappiamo che i colpevoli di queste tragedie e del meccanismo di tagli nel pubblico, siedono in parlamento a Bruxelles.
Dare un’identità al potere significa avere una posizione per non lasciarsi confondere dal sistema sconclusionato, e dimostrarsi servili all’attuale dispotico ordinamento economico, auspicando che un giorno, queste, possano diventare tensioni che animano azioni.
L’Italia necessita di uno stato basato sulla ri-statalizzazione, la spesa per il pubblico e sulle politiche sociali, nel quale cessi di regnare eminente la logica del profitto che sacrifica vite umane, sotto l’imposta ira neoliberista che travolge il nostro tempo, e traccia già oggi una linea definita del destino che ci attende.
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