Di Elena

Non c’è nulla di più ancestralmente distante della cultura occidentale e quella orientale in quello che è il mondo contemporaneo; mentre la prima dal XIX secolo in poi si è andata a legare sempre più al materialismo, la seconda non ha mai smesso di rafforzare il suo attaccamento al mondo spirituale ed esoterico.

Nel Vecchio Continente, le teorie liberali e la crescente industrializzazione portano allo sviluppo di una società capitalista, ma a rincarare la dose ci ha pensato l’atteggiamento della Chiesa. Quest’ultima infatti, volendo da sempre occuparsi anche del potere temporale, ha contribuito alla nascita di conflitti tra Stati per motivi razziali o politici distruggendo l’unità dei popoli europei che hanno perso l’unione spirituale.

L’Oriente invece ha continuato a rinnovare la propria devozione alla cura dello spirito in mille modi diversi, basti pensare ad esempio alle danze dei dervisci sufi (facenti parte del mondo dell’islam esoterico) che vorticando su stessi operano un particolare tipo di meditazione ritmica che gli permette di avvicinarsi alla contemplazione divina o al celeberrimo tantrismo indiano.

Tuttavia, c’è una nazione che ha cercato di unire questi due mondi agli antipodi: la Russia.

Questa infatti, è sempre stata priva di una vera e propria identità occidentale oppure orientale, a causa delle evidenze differenze etniche e del grande attaccamento della popolazione alle tradizioni strettamente locali.

Prima dell’avvento dello zar Pietro il Grande, a inizio settecento, per i russi il concetto di “Europa” era una parola vuota e insignificante, non rappresentava quindi né un nemico da cui proteggersi né tanto meno una fonte di ispirazione. Con Pietro invece, quanto meno l’ovest della Russia entra in un forte processo di europeizzazione. Lo zar infatti, aveva soggiornato per anni nel Vecchio Continente, dove ebbe la possibilità di apprendere quanto più possibile sulla cultura, sui costumi e sulle tattiche di combattimento degli europei.

Ad esempio fu proprio grazie a questo soggiorno che Pietro iniziò i preparativi per la costruzione della flotta russa, che si dimostrerà in grado di battere prima i turchi poi il tenace esercito svedese, dominatore indiscusso del baltico fino alla sconfitta nella Grande Guerra del Nord. Ma è infine con la fondazione di San Pietroburgo che lo zar sugella definitivamente il suo legame con l’Occidente, la città infatti fu progetta quasi interamente da architetti europei, in prevalenza italiani.

Questo sodalizio proseguirà poi con la sovrana illuminista Caterina II, che si impegnò a rinnovare il legame con l’Occidente, in particolar modo con gli enciclopedisti e con gli intellettuali dei lumi.

Sebbene gli zar fino alla prima metà del 1800 si dedicarono molto al far entrare la Russia nel contesto culturale europeo, non mancarono di certo gruppi di intellettuali dissidenti intenti a remare contro al progetto della famiglia imperiale. Questi, definiti successivamente slavofili, ebbero infatti l’obiettivo di affermare la distanza della Russia dall’Europa, sottolineando le origini della propria terra.

Secondo l’idea slavofila Mosca infatti, non sarebbe altro che la Terza Roma(dopo Roma e Costantinopoli), discendente diretta dell’Impero bizantino. Il progetto degli slavofili mirava infine a riportare la Russia al suo periodo medievale, quindi al ritorno di una realtà fortemente legata al patriarcato e al conservatorismo religioso.

Si arrivò poi al periodo dello zar Alessandro II, intorno alla prima metà del XIX secolo, che tentò invece di allontanare la prepotente influenza europea che si era venuta a creare nel paese. Per farlo decise di incrementare il potere della nobiltà di sangue a scapito del popolo contadino (non a caso la servitù della gleba fu abolita solo nel 1861), questa politica faziosa portò però alla nascita di numerosi gruppi insurrezionali che sfoceranno infine nelle rivoluzioni del 1905 e del 1917.

In ogni caso, eliminare del tutto gli influssi europei fu quasi impossibile. I rampolli delle famiglie aristocratiche continuarono incuranti a viaggiare in Europa e a parlare abitualmente il francese. Dall’altro lato però per equilibrare l’influsso europeo fecero il loro ingresso a San Pietroburgo e Mosca le mode esotiche riguardanti svariati tipi di meditazione, vennero infatti allestiti dei circoli dove persone molto diverse tra loro cercarono di sperimentare ogni tipo di contemplazione mistica. L’esempio più celebre potrebbe essere il gruppo di lavoro creato dal filosofo armeno Gurdjieff che istruiva giovani intellettuali al risveglio guidato che porta alla scoperta della propria intimità.

Un altro ottimo esempio storico di unione tra l’Oriente spirituale e l’Occidente materialista può essere rappresentato dalla vita e le gesta del Barone von Ungern Sternberg noto con l’epiteto di Barone Pazzo. Nato in Austria da una famiglia di tedeschi baltici di nobili origini, seguì la sua istruzione a San Pietroburgo. Fu fortemente occidentalizzato durante la prima parte della sua vita, fino a quando entrò in contatto con delle tribù mongole nomadi che lo affascinarono parlando di magia esoterica. Questa passione verso la contemplazione mistica lo obbligò poi a schierarsi come antibolscevico e combattere affiche il piattume materialista comunista non prevalesse perché nella sua visione si sarebbe rischiato l’annientamento dell’individualità della persona.

Si dimostrò essere anche a fatti, in quanto Signore della guerra, uno dei più agguerriti nemici del bolscevismo come da sua ambizione. Fu in grado di fare del suo credo una ragione di vita e di lotta. Per questo, dopo la conversione al buddismo e la conquista della Mongolia del 1921, decise di fondare una monarchia di cui essere contemporaneamente capo spirituale e politico. Unì il nazionalismo russo di stampo europeo alle tradizioni esoteriche orientali arrivando al punto definire sé stesso la reincarnazione di Gengis Khan. La sua convinzione girava attorno all’associazione degli occidentali con il materialismo, nemico giurato dello spirito e del popolo che soccombe sotto le decisioni che qualcun altro ha preso per i propri interessi.