Di Cippa

Dopo aver introdotto nell’articolo precedente la figura del mercenario come lo conosciamo ora e quale fu l’impiego bellico di queste figure a partire dal secolo scorso, parliamo oggi di due esponenti che hanno segnato il mercenariato del ‘900 e sono passate alla storia contemporanea come dei veri e propri pilastri. Parleremo di Bob Denard e Tullio Moneta, probabilmente i più famosi mercenari del tempo recente e di tutti i tempi, impegnati in guerre e rovesciamenti di potere impressionanti: uomini che hanno letteralmente lottato contro il mondo. 

Bob Denard, detto Il Vecchio tra i suoi commilitoni, nacque e Parigi nel 1929 e si arruolò nella marina francese durante la prima guerra d’Indocina come sottufficiale. Rientrato in Francia continuò la sua carriera bellica servendo in Marocco nell’antiterrorismo e successivamente per i servizi segreti francesi in Algeria. Qui si aprì anche la parentesi del coinvolgimento nell’attentato all’allora Primo Ministro francese, a seguito del quale si può entrare nel vivo della sua storia mercenaria. 

Inizia la sua esperienza nella carriera di Mercenario nel Katanga, questi fu uno stato esistente durante la crisi del Congo nella prima metà degli anni 60 nell’attuale provincia omonima, caratterizzato dall’essere il territorio più ricco di risorse minerali. Fu una delle guerre più sanguinose dell’Africa, e Denard, naturalmente si schierò dalla parte di Ciombe per la creazione di uno Stato Federale indipendente ma fu costretto a ripiegare in Angola assieme ad altri bianchi per le pressioni dell’ONU e degli eserciti nemici. Tornò successivamente in Congo dopo il rientro di Ciombe e prese il comando di un battaglione di mercenari che presto divennero i famosi ribelli cacciati dal governo congolese, in questa campagna Denard fu ferito alla testa. Radunò infine in Angola 110 mercenari europei con i quali combatte l’ultima grande battaglia prima di ritornare in Europa. 

Fu presente in Gabon, Angola, Yemen, Kurdistan, Nigeria, Libia e nel 1976 a seguito del fallito colpo di stato nel Benin il suo lavoro di capo mercenario divenne di dominio pubblico, fattore che lo costrinse a continui spostamenti tra i vari stati africani. Durante questo periodo fu persino contattato da Clint Eastwood per un film autobiografico ma dopo pochi incontri il progetto fallì. 

Si convertì all’Islam durante il soggiorno nelle Isole Comore, cambiando il suo nome in Said Mustapha M’hadjou, anche se questa permanenza divenne più famosa per l’Operazione Atlantide con la quale divenne personaggio chiave nella deposizione del presidente in carica e l’instaurazione di un nuovo regime. Qui divenne poi fondatore della Guardia Presidenziale Camoriana, impegnata nella protezione del presidente e nella creazione di infrastrutture per lo sviluppo del turismo e della nazione. Per questa sua opera venne soprannominato “Baku”, ossia “Il Saggio”.

Al termine della Guerra Fredda, però, con il conseguente termine della sua funzione in chiave anticomunista, fu assurdamente ritenuto responsabile dell’attentato che portò alla morte del presidente ma riuscì a fuggire in Kenya assieme ai suoi commilitoni. Farà ritorno poi nella Camore alla notevole età di 66 anni per una missione, che se pur portata a termine con successo lo condurrà alla reclusione in carcere per 10 mesi.

Per parlare approfonditamente di questo personaggio sarebbe necessario un intero libro, purtroppo però per questioni di spazio salteremo le sue ultime spedizioni per arrivare infine alla sua morte avvenuta nel 2007. Ormai da molto malato di Alzheimer, fu accompagnato al campo santo da due ali di mercenari e veterani che lo salutarono intonando “Les oies sauvages. Muore così il leggendario Bob Denard, per gli amici Il Vecchio.

Come anticipato poi, è impossibile non parlare di Tullio Moneta se si parla dei mercenari del secolo scorso: combattente nella guerra del Congo e organizzatore del tentato golpe delle isole Seychelles. Fu uomo di cultura, di guerra, attore e avventuriero.

Nato in Istria nel 1937, si trasferì in seguito Macerata, una volta terminati gli studi finì in Africa per una ditta di import-export, dove lavorò fino a quando decise di arruolarsi come mercenario nel Quinto Commando dove servì e combatté fino a quando non subì una grave ferita al ventre a causa di una mina. Da qui deciderà di spostarsi per un periodo in Sudafrica dove iniziò la carriera da attore. 

Bisognerà attendere il 1981 per un suo ritorno nel campo di battaglia, quando partecipò al golpe delle Seychelles ma venne scoperto e incarcerato insieme ai suoi commilitoni, di cui era vicecomandante. Dopo un breve periodo di carcere fu rilasciato e continuò la sua attività nel mondo dello spettacolo, portando parallelamente aiuti umanitari e armi a varie fazioni secessioniste africane. La sua carriera proseguì inoltre in attività di intelligence in Africa, Europa, Balcani, Iraq e Afghanistan fino all’età di 60 anni.

Tutt’ora vivo, alla bella età di 84 anni, il mercenario de “I quattro dell’oca selvaggia” si è stabilito per gli ultimi anni di vita in Sudafrica.

Sicuramente un articolo non può essere abbastanza per rappresentare e narrare due figure di questo calibro, come d’altronde furono molti altri avventurieri d’Africa. L’invito è quello di approfondire ulteriormente la storia dei mercenari del secolo passato per poterne capire a pieno i sogni, le passioni e i sentimenti che li spinsero a scegliere una vita così dura e senza pietà.