Di Andrea

Si è appena svolto l’ultimo vertice dell’organizzazione intergovernativa conosciuta come “Gruppo dei Sette” (G7), tenutosi per l’occasione in Regno Unito, a St. Ives in Cornovaglia.

Il gruppo è tutt’ora formato da quelle che al momento della fondazione erano le sette maggiori potenze economiche al mondo, in ordine troviamo: Usa, Regno Unito, Francia, Germania, Italia, Giappone e Canada (con la successiva aggiunta dei presidenti del Consiglio e della Commissione dell’Unione Europea).

Per l’occasione hanno sfilato, rappresentati dai propri capi di stato a loro volta capitanati da Biden, su una ridicola passerella tutta fatta di falsi sorrisi e abbracci.

L’incontro sembrerebbe aver avuto come unico scopo quello di ribadire gli ormai ben definiti rapporti di potere e le strategie economico-politiche tra i vari membri, i quali sono ormai, da molto tempo, sotto gli occhi di chiunque abbia un minimo di pensiero critico.

Sulla costa inglese, il vertice ha individuato poi nella Cina il nemico numero uno delle cosiddette avanzate democrazie d’Occidente, giudicando come pericolosa la sempre più invasiva dipendenza economica globale dalla potenza asiatica, che assieme alla Russia è ormai indubbiamente la maggiore minaccia per il “mondo occidentale” di cui questa organizzazione sarebbe baluardo.

In realtà però, con un minimo di riflessione, la vera natura dell’incontro parrebbe essere ben altra: gli Stati Uniti, ben consci che la loro supremazia economica e politica universale sia ormai un ricordo di fronte all’apparentemente inarrestabile scalata cinese, hanno voluto indirizzare sulla giusta strada i propri “sottoposti”, richiamandoli all’ordine, così da salvaguardare i propri interessi in pericolo. Lo schieramento delle democrazie occidentali, e così l’Europa, risulta quindi riconfermarsi al completo servizio degli Usa, per agire soltanto negli interessi di un atlantismo liberista americano-centrico e universalizzante che punta ad omologare i popoli in funzione degli interessi economici americani e delle élite economiche europee.

L’azione che invece dovrebbero intraprendere le nazioni europee più avanzate, sarebbe quella di slegarsi finalmente dal giogo americano, storicamente spaventato da una possibile rinascita dell’Europa come soggetto politico stabile oltre che forte e cercare un sistema economico alternativo al neoliberismo sfrenato che in questo momento detta le linee del mercato e sul quale si sviluppa la forza degli Stai Uniti. L’Italia in tutto questo, forte della sua millenaria tradizione, dovrebbe ambire ad essere la guida di questo “rinascimento europeo”, opposto alle attuali logiche di Bruxelles, il quale si fondi sullo spirito dei popoli europei e così facendo tornare davvero potenza.