Di Enrico
Quante volte sentiamo questa affermazione, mentre parliamo di certi argomenti? Quante volte parlando di personaggi come Stalin, Mao, Pol Pot, Ho Chi Minh (e dei crimini da essi perpetrati) riceviamo come risposta “non era vero comunismo” oppure “queste persone non avevano compreso Marx fino in fondo” oppure “Marx non voleva Stalin”?
Ebbene, molte volte. Spesso affermazioni di questo tipo vengono da chi, o non ha mai letto neanche una pagina di Marx o è in malafede. Adesso quindi cerchiamo di capire perché, malgrado i luoghi comuni di chi vuole dipingere il comunismo come il paradiso della libertà e della democrazia, tutti i personaggi sopracitati altro non sono che una conseguenza diretta delle teorie di Karl Marx (per quanto Marx in prima persona non abbia teorizzato direttamente certe cose).
Per vedere che il pensiero di Marx ha degli evidenti problemi (oltre a delle falle logiche mostruose, anche se l’argomento non è questo), basterebbe guardare il corso della storia e “applicare la teoria delle probabilità”: su circa quindici esperimenti di governo di stampo marxista, ognuno di essi ha devastato l’economia del paese e prodotto laghi di sangue.
Innanzitutto, secondo queste persone, cosa non è vero comunismo? Facciamo qualche esempio: la confisca delle terre e dei mezzi di produzione ai contadini, i gulag, l’incarcerazione (e spesso l’eliminazione) dei dissidenti. Ecco, nonostante il “luogo comune facile” di queste persone e nonostante Karl Marx non abbia mai teorizzato i gulag, questi eventi storici sono la conseguenza inevitabile degli scritti di Marx. E ora vediamo perché.
La menzogna più scontata è senz’altro quella della confisca delle terre e dei mezzi di produzione (e le conseguenti carestie): come tutte le persone sane di mente sanno, questo è tranquillamente teorizzato negli scritti di Karl Marx. L’esempio più eclatante è quello della holodomor, ovvero la carestia che tra il 1929 e il 1933, conseguentemente alle scellerate politiche agricole ed economiche dell’Unione Sovietica, trasformò l’Ucraina da granaio d’Europa a landa desolata, causando tra i 2 e i 5 milioni di morti. Non era vero comunismo?
Le politiche economiche non sono però l’unica causa del fallimento dell’ideologia marxista. Perché oltre ad un marxismo economico c’è anche un marxismo filosofico. E quest’ultimo è stato la causa di montagne di cadaveri (che però, secondo quelli del “ma non era vero comunismo”, non è una conseguenza della filosofia di Karl Marx).
Se davvero, come sostengono queste persone, il comunismo è una sorta di paradiso terrestre, come mai dovunque è andato al potere ha creato dei veri e propri laghi di sangue?
Ebbene, è sempre il frutto delle teorie di Karl Marx, in particolare la teoria sociale e la concezione della storia (anche se certi soggetti, o non l’hanno capito o fanno finta di non capire pur di non ammettere). Questa teoria, Marx la riprende dalla filosofia politica di Hegel reinterpretandola alla luce delle sue convinzioni.
Questa teoria si basa fondamentalmente su questi due principi cardine:
- L’individuo è un’astrazione, una fantasia. Le uniche entità reali sono le classi (Hegel non parlava di classi, ma di stati e gruppi sociali) e la storia è il frutto dell’interazione tra queste, non dell’azione individuale. Ne consegue che il destino di uno più individui non vale quanto quello dello stato
- Una legge può essere capita solamente se prima si va ad analizzare il contesto sociale in cui essa va a crearsi. Il legislatore deve esulare da ogni forma di giusnaturalismo e dall’idea che esistano dei diritti inviolabili o dei limiti oltre i quali la legge non può spingersi, poiché le uniche leggi valide sono quelle emanate dallo stato, non dalla natura. Insomma, il giuspositivismo duro e puro.
Partendo da questi presupposti, in parte ampiamente condivisibili, come si arriva però ai gulag? Questo deriva dal fatto che, mentre Hegel per esempio a questi due principi affianca una solida teoria dello stato (lo Stato Etico), Marx non accenna neppure lontanamente ad una forma di stato ideale. A questo punto, se si combinano questi principi (l’individuo è un’entità sacrificabile in quanto astrazione sull’altare del bene del popolo e la legge non ha nessun limite oltre il quale non può spingersi) con l’assenza quasi totale di una teoria dello stato, sostanzialmente vale tutto, si vive in balia dell’arbitrio di chi detiene il potere. E questo, i vari Stalin, Ho Chi Minh, Pol Pot, Mao Tse Tung ecc… lo sapevano molto bene; sapevano perfettamente che in questo modo avrebbero potuto fare quello che meglio credevano ed eliminare chiunque si opponesse, bollandolo come “nemico del popolo”. Quindi, verissimo che Karl Marx “non voleva Stalin”, ma ciò non solleva Karl Marx da responsabilità come queste.
Inoltre, questo passaggio della filosofia marxista non è escludibile, perché rimuovendolo andrebbe a cadere tutto lo schema di pensiero che è fondamento del pensiero di Marx.
Il punto ora però, non è tanto capire se questi principi sono corretti o meno; il punto è capire se quello di Stalin, Mao Tse Tung ecc… era “vero comunismo” e, di conseguenza, se chi dice che non lo era mente spudoratamente o meno. Ebbene, alla luce di quanto abbiamo detto fino ad ora, possiamo dire che quello era “vero comunismo”, che lo è sempre stato e che ogni volta che qualcuno vorrà costruire un sistema basato sulle teorie di Karl Marx, prima o poi i gulag verranno fuori inevitabilmente. E chi tenta di autogiustificare sé stesso e la propria ideologia (e i crimini perpetrati in nome di essa) dicendo che quello “non era vero comunismo”, o non ha mai aperto un libro di Marx neanche per sbaglio oppure mente spudoratamente a sé stesso e al proprio interlocutore, cercando di dipingere il comunismo come il paradiso sulla terra.
Questo non esclude però che uno possa dire di essere comunista e di apprezzare un sistema totalitario come quello di Stalin o di Mao, sarebbe se non altro coerente. Chi invece si reputa liberale e democratico definendosi comunista fa, oltre ad un errore logico clamoroso, una figura barbina. Che egli sia ignorante o in malafede. Ma del resto, in questa epoca senza più imperatori (l’equivalente tedesco del nostro mala tempora currunt) come direbbe Friedrich Schiller, la coerenza sembra essere diventata un prodotto raro e ricercato quanto l’oro.
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