Di Alessia
Quando pensiamo a pesticidi e sementi OGM è inevitabile fare riferimento a uno dei colossi agroalimentari più potenti del mondo, la Monsanto.
L’odierna multinazionale nasce come piccola società intorno al 1900. Fondata da John Queeny, dipendente di una casa farmaceutica, viene inizialmente battezzata col nome di Monsanto Chemical Works, debuttando nel mercato con la produzione di saccarina divenendone maggior fabbricante e così spianando la strada che l’avrebbe portata a intraprendere rapporti con produttori di composti chimici.
Nel 1964 Monsanto rinnova la sua politica aziendale portando sul mercato la miglior innovazione agricola da cui avrebbe tratto poi altissimo profitto, il glifosato.
Un diserbante sistemico, il cui brevetto venne commercializzato col nome di Roundup, erbicida efficiente e pratico per eliminare sistematicamente, tramite anche la contaminazione con una sua sola molecola, qualsiasi pianta, estremamente indicato per devitalizzare estesi ettari di piantagioni.
È però negli anni ’90 che la società si imporrà come multinazionale esercitando pressione nel settore agricolo a favore degli OGM. Sostenuta da nuove tecniche di avanguardia e scoperte biotecnologiche, Monsanto, progetta un seme geneticamente modificato che resiste al glifosato, le cui piante, incapaci di ricrescere a distanza di tempo e inoltre venduto ai contadini ad alto prezzo.
A distanza di anni, però, la persistenza del glifosato nell’ambiente evidenziò le prime tragiche conseguenze delle azioni di Monsanto nell’uso di glifosato, che si sarebbe rivelato essere altamente tossico. Incremento di aborti spontanei, malformazioni genetiche, linfomi, questi furono gli effetti cancerogeni sulle popolazioni abitanti nei pressi degli ettari di campi trattati col diserbante.
L’OMS dichiara apertamente gli effetti devastanti del contatto con la sostanza.
In Brasile sono 500 le morti infantili all’anno causate dall’inquinamento delle acque provenienti dalle regioni impiegate per la coltivazione di soia OGM.
In Argentina le terre coltivate con semi transgenici coprono il 60% del totale di coltivazioni, 22 milioni di ettari di piantagioni di soia OGM e un terzo della popolazione vittima dei danni da diserbante.
Conseguenze che gravano non soltanto sulla salute umana ma anche su quella dell’ecosistema e della biodiversità.
Dal 2002 il glifosato viene commercializzato in Europa, e conta ad oggi una cifra pari a 5 miliardi di dollari di fatturato dalla sua vendita, nel 2019 la corte di giustizia europea enuncia testualmente ‘non sussistono elementi per inficiare la legittimità sull’uso del glifosato‘, incentivando anzi, la sperimentazione di sementi OGM.
Oggi in Italia, nel 2021, è il prodotto fitosanitario più usato oltre che bestseller nelle liste di diserbanti venduti su Amazon.
Una verità, quella sul glifosato, taciuta e occultata da Monsanto anche grazie al rilevante supporto e alla recente fusione con il colosso farmaceutico Bayer, che ha comprato la multinazionale per 63 miliardi di dollari.
Bayer conta attualmente 11 mila cause legali di agricoltori e gente comune che hanno riportato danni irreversibili in seguito all’utilizzo di Roundup, casi che, se pur portati sui banchi dei tribunali, non sono sufficienti, chiaramente, ad abbattere la fama della società.
A contrastare questo modello di produzione, sono in parte, le piccole realtà agricole che appoggiano condizioni di lavoro sostenibili ed ecologiche, nel rispetto della conservazione e della salvaguardia dell’habitat e dello sviluppo della biodiversità locale, favorendo alternative ai diserbanti ad alto spettro, processo che, però, non è sempre applicabile su larga scala.
Un esempio tangibile in tal senso, è quello di una piccola società che produce e vende macchinari innovativi specializzati, fondata a Seattle nel 2018, la Carbon Robotics. La startup, grazie a un tipo di agricoltura di precisione supportata da apparecchi altamente tecnologici, ha determinato una reale rivoluzione in questo campo. Essa, infatti, sfrutta la robotica e impiega l’intelligenza artificiale nella realizzazione di un macchinario di 4 tonnellate a funzionalità autonoma che rileva ed elimina sistematicamente, tramite l’utilizzo di laser, le piante infestanti preservando le colture.
Il robot lavora su larga scala diserbando 16 acri al giorno eliminando 100.000 erbacce invasive all’ora potendo, inoltre, funzionare 24 ore su 24.
Si tratta, dunque, di un’incisiva soluzione sostenibile al problema degli agricoltori nell’eliminazione delle piante infestanti, oltre e soprattutto all’abuso di diserbanti cancerogeni legati ad essa, tutto, nella piena tutela della salute umana riducendo definitivamente il danno ambientale.
Oggi, l’uso di una tecnologia innovativa in campo agricolo si rivela essere una valente alternativa per osteggiare l’impiego di ausili chimici.
Lavorare in sinergia con il cliente, considerare le esigenze degli agricoltori per affinare le tecnologie adottate, questa è la chiave del successo della società, niente di più lontano dalle strategie di marketing e dai metodi adoperati da una società multinazionale come Monsanto, il cui unico noto interesse è aggiudicarsi il monopolio della vendita di pesticidi e sementi OGM, e il dominio sull’intero settore agricolo.
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