di Bologna

Che l’attività fisica aiuti a preservarsi in buona salute non è certo una scoperta del nostro tempo. Fin dalle epoche più antiche infatti i benefici fisici e mentali dati dalla pratica di uno sport sono cosa nota a tutti. Basti pensare che Aristotele lo prescrive come parte fondamentale nella formazione di un giovane cittadino nella sua opera ‘La Costituzione degli Ateniesi’, sia in funzione di addestramento marziale, sia per ottenere una corretta ed efficace crescita corporea dei ragazzi in via di sviluppo.

Dal momento che tali benefici sono accertati e ben delineati dalla scienza, oltre che dalla storia, verrebbe da pensare che in una pandemia come quella a cui il nostro paese è sottoposto da oltre un anno, il Governo dovrebbe fare di tutto per promuovere quindi le attività sportive, incentivando sì gli sport individuali ma non meno quelli di gruppo tutelando gli atleti con serrati controlli e visite mediche.

Agendo in questo modo la condizione di salute media dei cittadini ne sarebbe uscita enormemente rafforzata rendendo, per quanto possibile, fisicamente in grado di combattere la battaglia con il covid-19.

Basti pensare che durante l’epidemia di Spagnola nel 1918 si riscontrò che chi praticava pilates, disciplina ideata dal signor Pilates al fine di rafforzare la propria tonicità muscolare e la salute, era molto meno incline ad ammalarsi o a contrarre sintomi gravi.

Da una classe politica impegnata a combattere il “machismo tossico”, che sembra fare dell’indebolimento fisico e morale dei cittadini il proprio cavallo di battaglia però non potevamo certo aspettarci tanta lungimiranza.

Oltre al danno fisico e per la salute del cittadino, aggravato con la limitazione della pratica di quasi tutti gli sport ai soli agonisti, si aggiunge poi anche il danno economico per il tessuto imprenditoriale del paese. Infatti, con una presa in giro, che fa sospettare un certo sadismo più che incompetenza, durante la scorsa estate le istituzioni hanno costretto le strutture sportive ad adeguarsi alle norme igieniche e di distanziamento, salvo poi, dopo aver gravato in questo modo sulle finanze di tutti gli imprenditori sportivi già in difficoltà, costringerli nuovamente alla chiusura. Spese di ristrutturazione quindi completamente vane e anzi dannose.

Alle urla degli imprenditori in rivolta si uniscono infine anche quelle dei giovani, per i quali lo sport è da sempre un veicolo di convivenza sociale non meno che di miglioramento fisico. Il fatto che nei dpcm sia stato diverse volte specificato che l’attività ginnica può essere effettuata individualmente solo nei pressi della propria abitazione (facciamo riferimento alla zona rossa)fa rabbrividire. Se a ciò aggiungiamo che non possiamo esercitarci con gli amici in un parco ma possiamo incanalarci in lunghissime file nei supermercati affollati, al brivido si aggiunge la rabbia.

Lo sport fa bene, è non serve certo ripeterlo ancora perché lo sanno anche i sassi. L’attività fisica è da sempre, come ci insegna la storia, un grosso aiuto contro le crisi pandemiche. I medici specialisti consigliano sempre più sport ben specifici per la cura delle più svariate patologie, non si limitano più alla frasetta: “Mi raccomando faccia sport!”. Nonostante tutto ciò il governo soffoca ogni possibilità di praticare sport!

Con la reclusione forzata l’impigrimento è dietro l’angolo, e la soluzione può essere solo una: fregarsene dei comitati tecnici, degli Speranza, dei Draghi, infilarsi le scarpe da ginnastica e farsi una bella corsa con gli amici per le strade semi-deserte delle nostre città.

E se questa dovesse essere ritenuta una condotta criminale, beh noi saremo sicuramente orgogliosi di stare dalla parte “sbagliata”.