Di Luca

Via con il cambio! Scende in campo con la nuova squadra di governo al novantesimo, ovviamente con un nuovo Ministro dell’istruzione che prenderà parte ad una partita che la scuola sta già perdendo almeno 8-0.

A questo punto è giusto chiedersi chi è il nuovo Ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi?

Classe 1952, si laurea in scienze politiche all’università di Bologna, dopodiché prosegue gli studi alla London School of Economics and Political Sciences, diventerà poi rettore dell’università di Ferrara nel 1997 e lo rimarrà fino al 2010. Beh, sembrerebbe un curriculum di tutto rispetto (quanto meno è decisamente migliore rispetto a quello dell’ex Ministro Fedeli)

A un occhio poco esperto potrebbe sembrare semplicemente uno dei vari tecnici scelti da Draghi per questo governo, tuttavia se si osserva meglio il suo orientamento politico risulta abbastanza evidente: in passato è stato assessore all’Istruzione per la regione Emilia Romagna per due mandati con il Partito Democratico, prima sotto la guida di Vasco Errani (oggi Liberi e Uguali) e poi con Stefano Bonaccini (PD).

Nell’università di Ferrara è titolare della cattedra in “Education growth and equality”, nulla di allarmante apparentemente, anzi il nostro nuovo ministro sarà una persona molto attenta alle discriminazioni, eppure dietro il progetto educativo ONU sembra nascondersi molto di più.

Tramite i suoi organi (OMS, UNESCO ecc…) fornisce delle linee guida per un’istruzione internazionale standardizzata in pura salsa globalista.

Un vero e proprio cavallo di troia in versione gender, che secondo l’OMS deve essere inculcata ai bambini gradualmente con un percorso educativo a partire dalla più tenera età, tutto ben nascosto dal velo della lotta alla discriminazione e della salute sessuale.

L’ONU poi ritiene fondamentale l’educazione a quella che chiamano “cittadinanza globale” (un ossimoro che fa già ridere così) poiché secondo loro “siamo prima cittadini del mondo e poi Italiani”, una bella trovata per indebolire ancor di più il concetto di identità.

Processi educativi globali standardizzati, gender ed ulteriori ore tolte alle materie fondamentali, se tutto ciò venisse patrocinato dal nuovo ministro sarebbe un fatale colpo inferto sulla schiena della già moribonda scuola italiana che si trasformerebbe definitivamente in una fabbrica di automi globalizzati prodotti in serie, privi di una qualsivoglia coscienza critica, consapevolezza delle proprie radici e del destino comune che hanno in comune con il proprio popolo.

Non ci sorprenderebbe che un tale disegno facesse gola a questo tecnico così “vicino” al partito padre della “Buona Scuola”. Sarà forse lui il fautore della definitiva aziendalizzazione scolastica?

È paradossale infine che alla guida di milioni di giovani ci sia un pensionato.

Dietro lo scudo di una maggiore esperienza i governanti giustificano la scelta di tecnocrati lontani anni luce dagli interessi e dalle reali problematiche degli studenti italiani.

Migliaia di giovani nel fiore dei loro anni, pieni di energie innovatrici vengono accantonati per mettere a loro capo ministri incompetenti incapaci di difenderli o cariatidi in malafede.

Sarà quindi Bianchi a cambiare le sorti di milioni di studenti? Mai dire mai, sinceramente però non ce lo aspettiamo.

Dubbi in merito purtroppo ne abbiamo pochi. A prescindere da chi sia il nuovo ministro e cosa voglia fare, non cambia ciò che ha lasciato il ministro uscente Azzolina, come ben sappiamo infatti tutti gli “sforzi” del ministero fin ora si sono concentrati a dotare gli istituti di inutili banchi a rotelle mai utilizzati e poi nella riapertura degli istituti (nelle stesse identiche condizioni di quando erano stati chiusi) così da poter utilizzare i tanto decantati banchi a rotelle. Va da sé che dovendo ripartire dal lavoro che ha lasciato in sospeso il precedente esecutivo sarebbe difficile per chiunque fare miracoli.

Insomma, vedendo le premesse non c’è nulla che si avvicini ad un piano di rifondazione totale della scuola, ciò che servirebbe realmente in questo momento, e con un primo ministro come Draghi non ci sono dubbi che i conti torneranno e se si dovrà procedere con i tagli per questo sicuramente gli studenti pagheranno molto.