Di Elena

Gli Stati Uniti hanno, da poco, detto addio alla First Lady probabilmente più commentata degli ultimi anni: Melania Trump. Indubbiamente un’icona di stile, conscia del suo ruolo, formale e impeccabile in ogni situazione. Non si è contraddistinta per essere stata particolarmente estroversa, ma questo non le ha impedito di compiere azioni meritevoli che sono passate volutamente inosservate ai mezzi di comunicazione mondiali.

Prima ancora che mettesse piede alla Casabianca i media mainstream avevano già delineato un profilo poco cortese della futura Prima Donna degli USA. Da lei ci si aspettava niente più di qualche sorriso rubato o accenno di saluto alle spalle del tycoon. Insomma, tutto ciò che non era stata Michelle Obama, che più volte aveva rubato la scena al marito improvvisandosi giardiniera, ballerina, tennista e chi più ne ha più ne metta. Ma nonostante le innumerevoli critiche poco garbate o superficiali, l’ex First Lady non si è mai abbassata al livello dei cialtroni, ha sempre preferito mantenere un profilo basso e silenzioso dimostrando superiorità.

In molti la considerano tuttora un bel soprammobile che ha fatto carriera accalappiando una vecchia miniera d’oro, ma lady Trump da ragazza di provincia a modella a moglie dell’ex Presidente, durante i suoi quattro anni alla Casabianca, si è dedicata alla beneficenza come tante altre prima di lei che, che però a differenza sua, non mancato di propagandare e ostentare il loro buon cuore. Molti non sanno, infatti, che Melania si è occupata di beneficenza a favore dei bambini meno fortunati (ivi incluso malattie e salute pubblica) scegliendo però di non venir meno nello stile.

Si potrebbe supporre che, in assenza del suo matrimonio con Trump, sarebbe stata applaudita ed eletta ad eroina nazionale, ma la sua imperdonabile colpa è ovviamente troppo grande per riconoscerle dei meriti.

Sui diritti delle donne e sul modo in cui trattarle secondo il pensiero politically correct si dovrebbe scrivere un libro (o meglio un atlante così da saperci orientare), perché il fatto che vengano usati due pesi e due misure sta veramente sfuggendo di mano a tanti giornalisti nostrani e non. Qualche mese fa, ad esempio,  Michelle Hunziker fu quasi crocifissa in sala mensa per un servizio di Striscia la Notizia dove ironizzava sui maglioncini in serie della signora Giovanna Botteri, la conduttrice ha dovuto imparare che scherzare con il regime non è conveniente, molto meglio ciarlare delle Louboutin di Melania o sulla quantità di alberi di Natale allestiti alla Casabianca nel 2020. Per fare un altro esempio, non molto tempo dopo la stessa lezione ha dovuto impararla anche Bianca Guaccero, la grave colpa? Un siparietto comico sulla capacità seduttiva di una donna al supermercato in cui la Guaccero ha avuto addirittura l’ardire di mettersi a ridere, inaccettabile. Il programma incriminato, “Detto Fatto”, fu messo in panchina per qualche tempo, tempo che il cast della popolare trasmissione di Rai2 ha dovuto passare chiedendo scusa all’Italia e agli Italiani. 

Insomma, dopo questi esempi esplicativi torniamo quindi alla protagonista dell’articolo. Melania non rappresentando lo stereotipo della donna ossessionata dalla lotta all’uomo bianco etero o dalla difesa di finte minoranze si può tranquillamente sospendere il protocollo del politicamente corretto lasciandosi liberamente andare in battute di dubbio gusto. È il caso dello sfortunatamente noto giornalista americano Alan Friedman, che può quindi permettersi di bollare l’ex First Lady come ‘’escort’’. Alle sterili scuse che ne sono seguite ovviamente non crede nessuno, ma è fuori discussione come schiere di giornalisti si genufletteranno per salvargli la poltrona invece di puntare il dito contro un maschilista bianco e per giunta etero.

Normalmente avremmo quasi potuto credere ad uno “scivolone” del caro Friedman preso dalla foga, ma risulterebbe essere addirittura recidivo. Aveva infatti, già descritto il ruolo di Melania Trump con lo stesso appellativo in passato su Twitter senza nemmeno sentire la necessità di chiedere perdono.

Ora, potremmo giustamente auspicare in una campagna di sabotaggio o censura contro questo soggetto, dopotutto sembrerebbe essere di moda in questo periodo, ma non lo faremo. Perché non siamo dei frignoni come voi e nemmeno degli spioni. I cortocircuiti del vostro malato sistema ci fanno solamente ridere, oltre che pietà.