Di Marco

In Italia si stima che solo la metà dei bambini e ragazzi abbia letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi. Tra i minori di età compresa tra 6 e 18 anni, nel 2016 il 52,8% non aveva letto neanche un libro nell’anno precedente (senza contare ovviamente i testi scolastici). I dati Istat indicano come dall’inizio di questo decennio ci sia stato un calo dei bambini che leggono, comune – anche se in misura diversa – alle varie fasce d’età. 

Come è possibile che, proprio nel periodo storico in cui l’alfabetizzazione e la diffusione dei libri è molto elevata, ci sia una grandissima fetta di popolazione (soprattutto giovane) che non legge?

Prima di cercare di rispondere a questa domanda, è necessario fare una premessa. Perché è importante leggere? Che valore ha la lettura nel nostro XXI secolo?

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro” scriveva Umberto Eco. La lettura, dunque, consente all’uomo di uscire dal proprio presente per vivere in ciascuna delle realtà che vengono narrate in un libro. La lettura è bellezza, perché si impara ogni volta ad apprezzare i particolari di ogni descrizione che un autore ci fornisce; come, ad esempio, capita quando si viene trasportati dalla sublime penna di Yukio Mishima che con la delicatezza pungente della propria prosa, all’interno del suo “La voce delle onde”, riesce a trasmettere la sonora bellezza delle onde che bagnano un’isola giapponese a ridosso dell’Oceano Pacifico. La lettura, inoltre, implica una partecipazione attiva dell’individuo che deve immergersi nei fiumi di inchiostro per cogliere l’essenza di una storia che viene raccontata.  La lettura, infine, richiede tempo. I romani definivano otium il tempo libero dalle occupazioni della vita politica e dagli affari pubblici (cioè dai negotia), che poteva esser dedicato alle cure della casa, del podere, oppure agli studi (donde la parola passò a indicare gli studi stessi, l’attività letteraria). In un periodo storico in cui lo spazio per sé stessi è sempre minore, la lettura rappresenta uno strumento con il quale è possibile ritagliarsi momenti per la propria persona.

Dunque, tornado alla domanda da cui si è partiti: come mai i giovani non leggono?

La risposta la si può trovare nella prassi e nei metodi che addotta l’istituzione che dovrebbe educare i ragazzi al piacere della lettura: la scuola. Il “vizio” di fondo del sistema educativo italiano, qui nello specifico, sta nel non trasmettere ai giovani l’aspetto fondamentale della lettura: l’amore per la bellezza. Sì, quest’affermazione potrebbe sembrare banale, ma leggere e, soprattutto, capire quello che si legge è uno sforzo finalizzato a cogliere la bellezza contenuta in un’opera. Alle superiori gli studenti sono costretti a passare per i “due gironi infernali” della Divina Commedia e dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Due “must” della Letteratura italiana che, costantemente, vengono bollati dai giovani come opere “noiose e inutili”. I feedback negativi, che questi due colossi della nostra letteratura ricevono, si devono alla mancata sensibilizzazione della scuola alla bellezza racchiusa all’interno dell’opera di Dante e di Manzoni. L’obiettivo dei programmi scolastici è quello di fare nel minor tempo il più possibile, senza soffermarsi a cogliere i particolari e le sfumature degli argomenti trattati. Basterebbe concentrarsi sull’analisi di un solo canto della “Divina Commedia” per apprezzare e cogliere la profondità dell’opera del poeta fiorentino.

A questa “mancanza” al sistema scolastico italiano bisogna attribuire anche la carente attenzione nei confronti del tempo libero che gli studenti hanno dopo la scuola. Queste ore, il più delle volte, sono occupate dallo svolgimento dei compiti a casa che, in certi periodi, occupano pure intere giornate. Questo impegno giornaliero spesso limiti i giovani che si vedono costretti a ritagliarsi poco tempo per altre attività come: lo sport, la pratica di uno strumento o la lettura. Questi “svaghi” non sono sempre fini a sé stessi, ma vanno a completare la vita di un individuo, perché, come sostenuto dallo psicologo statunitense Howard Gardner, l’intelligenza che possediamo è multipla e riguarda molti altri contesti rispetto a quello strettamente scolastico, come quello musicale.

Dunque, se si vuole avvicinare i giovani alla lettura serve dedicare loro il tempo necessario per farlo e un’educazione che sappia sensibilizzare la loro attenzione per cogliere la bellezza contenuta nei libri, patrimonio eterno e immutabile della conoscenza umana.